Chissà cosa avranno pensato i professori della Commissione di laurea, al Politecnico di Torino, quando è giunto il momento di conferire il titolo di dottore magistrale in Progettazione di giardini, parchi e paesaggio ad un professore ordinario di Floricoltura. La prof.ssa Stefania De Pascale, 42 anni ad aprile, docente di ruolo presso la Facoltà di Agraria Federico II, fresca di seconda laurea, racconta che, durante quella seduta (l’8 febbraio), qualcuno era effettivamente stupito. “E’ stato un po’ imbarazzante: ormai lo sapevano tutti. Qualche commissario chiedeva: ‘E’ vero che oggi si laurea un professore ordinario?’. Io sentivo su di me un carico doppio, dovevo fare bella figura anche perché in quel momento rappresentavo la Scuola di Napoli”.
Nella Facoltà di Agraria di Portici la prof.ssa De Pascale ha svolto la maggior parte del suo percorso scientifico. Subito dopo la laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie nel 1990 con 110 e lode, ha seguito un corso di perfezionamento a Torino su Parchi e giardini, poi un Master biennale sulla progettazione del verde. Ha lavorato per un periodo al Consiglio Nazionale delle Ricerche, e successivamente si è trasferita in Olanda, dove per tutto il 1993 ha prestato servizio alla Free University di Amsterdam. Tornata a Portici è diventata ricercatore ed a marzo dell’anno scorso ha vinto il concorso per professore ordinario. Al Corso di Laurea in Produzioni vegetali è titolare di due insegnamenti: Floricoltura e Parchi e giardini. Insegna inoltre Ecofisiologie e tecnologie vegetali al Corso di Laurea in Biotecnologie per le produzioni agricole ed alimentari. E ancora, è promotrice e coordinatrice, assieme alla prof.ssa Rosa Rao, del Master annuale in Cooperazione allo sviluppo nelle aree rurali e forestali. Coordina anche una decina di progetti di ricerca, tra cui uno decisamente futuristico: studio delle serre per colonie spaziali sul pianeta Marte. Insomma, ha di che tenere occupato il proprio tempo, eppure sceglie di iscriversi a un Corso di laurea specialistica che porta regolarmente a termine in due anni giungendo alla seduta finale con la media del 109,5 e uscendone con un bel 110 e lode. “Chi mi conosce non se ne è meravigliato, sono sempre stata intellettualmente irrequieta. Dopo la laurea in Scienze Agrarie, ad esempio, cominciai a studiare lo spagnolo perché avevo voglia di imparare un’altra lingua”. Perché una seconda laurea al Politecnico di Torino? “Volevo conoscere un approccio diverso a tematiche che già tratto come agronomo. Il corso di laurea che ho scelto è interateneo tra Architettura al Politecnico e Agraria all’Università di Torino, ed è unico in Italia. Con questa laurea, dopo aver superato l’esame di stato, ci si può iscrivere all’Albo degli Architetti”. Facciamo un bilancio di quest’esperienza? “E’ stata molto interessante, mi ha aperto la mente soprattutto sul problema della necessità di un approccio interdisciplinare alle materie che studiamo, al di là delle etichette. Chi può rivendicare le competenze sul paesaggio, l’agronomo o l’architetto? Secondo me c’è bisogno di una figura educata ad hoc, che riassuma le conoscenze di entrambi. Infatti, non saprei dire oggi dove finisce il paesaggio agrario e dove inizia quello architettonico per la fruizione del pubblico”. Cosa c’è da fare, dunque? “Stiamo lavorando sul fronte dell’interdisciplinarietà con i presidenti dei corsi di laurea di Agraria e l’Ordine degli Agronomi, intendiamo coinvolgere anche i colleghi di Architettura. La nostra Facoltà di Agraria non deve rimanere ai margini dei grossi cambiamenti, ed è un messaggio che cerco di trasmettere anche agli studenti. Chi vuole occuparsi di pianificazione del paesaggio e del territorio deve farlo in linea con le nuove tendenze, che richiedono competenze moderne. La Federico II queste competenze ce le ha tutte”. Quale sarà la prossima impresa di Stefania De Pascale? “Rimboccarsi le maniche per portare Agraria al meglio verso il futuro. Sono ancora giovane e ho energia, in più oggi ho la forza del ruolo che mi consentirà di fare di più”. Riesce difficile pensare che una persona così “irrequieta” non voglia cimentarsi in qualcos’altro ancora. Proviamo a indovinare: non diventerà per caso architetto? “L’idea di sostenere l’esame di Stato c’è. C’è anche un gruppo di amici architetti con cui si pensa di portare avanti determinati progetti. Ma l’obiettivo finale è sempre quello di riuscire a trasferire queste competenze nella Facoltà di Agraria”.
Sara Pepe
Nella Facoltà di Agraria di Portici la prof.ssa De Pascale ha svolto la maggior parte del suo percorso scientifico. Subito dopo la laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie nel 1990 con 110 e lode, ha seguito un corso di perfezionamento a Torino su Parchi e giardini, poi un Master biennale sulla progettazione del verde. Ha lavorato per un periodo al Consiglio Nazionale delle Ricerche, e successivamente si è trasferita in Olanda, dove per tutto il 1993 ha prestato servizio alla Free University di Amsterdam. Tornata a Portici è diventata ricercatore ed a marzo dell’anno scorso ha vinto il concorso per professore ordinario. Al Corso di Laurea in Produzioni vegetali è titolare di due insegnamenti: Floricoltura e Parchi e giardini. Insegna inoltre Ecofisiologie e tecnologie vegetali al Corso di Laurea in Biotecnologie per le produzioni agricole ed alimentari. E ancora, è promotrice e coordinatrice, assieme alla prof.ssa Rosa Rao, del Master annuale in Cooperazione allo sviluppo nelle aree rurali e forestali. Coordina anche una decina di progetti di ricerca, tra cui uno decisamente futuristico: studio delle serre per colonie spaziali sul pianeta Marte. Insomma, ha di che tenere occupato il proprio tempo, eppure sceglie di iscriversi a un Corso di laurea specialistica che porta regolarmente a termine in due anni giungendo alla seduta finale con la media del 109,5 e uscendone con un bel 110 e lode. “Chi mi conosce non se ne è meravigliato, sono sempre stata intellettualmente irrequieta. Dopo la laurea in Scienze Agrarie, ad esempio, cominciai a studiare lo spagnolo perché avevo voglia di imparare un’altra lingua”. Perché una seconda laurea al Politecnico di Torino? “Volevo conoscere un approccio diverso a tematiche che già tratto come agronomo. Il corso di laurea che ho scelto è interateneo tra Architettura al Politecnico e Agraria all’Università di Torino, ed è unico in Italia. Con questa laurea, dopo aver superato l’esame di stato, ci si può iscrivere all’Albo degli Architetti”. Facciamo un bilancio di quest’esperienza? “E’ stata molto interessante, mi ha aperto la mente soprattutto sul problema della necessità di un approccio interdisciplinare alle materie che studiamo, al di là delle etichette. Chi può rivendicare le competenze sul paesaggio, l’agronomo o l’architetto? Secondo me c’è bisogno di una figura educata ad hoc, che riassuma le conoscenze di entrambi. Infatti, non saprei dire oggi dove finisce il paesaggio agrario e dove inizia quello architettonico per la fruizione del pubblico”. Cosa c’è da fare, dunque? “Stiamo lavorando sul fronte dell’interdisciplinarietà con i presidenti dei corsi di laurea di Agraria e l’Ordine degli Agronomi, intendiamo coinvolgere anche i colleghi di Architettura. La nostra Facoltà di Agraria non deve rimanere ai margini dei grossi cambiamenti, ed è un messaggio che cerco di trasmettere anche agli studenti. Chi vuole occuparsi di pianificazione del paesaggio e del territorio deve farlo in linea con le nuove tendenze, che richiedono competenze moderne. La Federico II queste competenze ce le ha tutte”. Quale sarà la prossima impresa di Stefania De Pascale? “Rimboccarsi le maniche per portare Agraria al meglio verso il futuro. Sono ancora giovane e ho energia, in più oggi ho la forza del ruolo che mi consentirà di fare di più”. Riesce difficile pensare che una persona così “irrequieta” non voglia cimentarsi in qualcos’altro ancora. Proviamo a indovinare: non diventerà per caso architetto? “L’idea di sostenere l’esame di Stato c’è. C’è anche un gruppo di amici architetti con cui si pensa di portare avanti determinati progetti. Ma l’obiettivo finale è sempre quello di riuscire a trasferire queste competenze nella Facoltà di Agraria”.
Sara Pepe