La riorganizzazione complessiva di Bagnoli e soprattutto il nuovo “Parco dello sport” previsto in quell’area: il prof. Elio Cosentino ha diverse cose da dire sui nuovi progetti di strutture e infrastrutture legate alle attività sportive a Napoli, nella sua veste doppiamente competente di Presidente del Cus cittadino e docente universitario di Urbanistica, membro del Laboratorio di Urbanistica e Pianificazione Territoriale della Federico II.
Dopo una prima versione di progetto “naturalistico” a basso costo, che prevedeva praticamente soltanto campi sportivi contornati da aree verdi, per il Parco dello Sport è già in opera in questi giorni una seconda versione che ipotizza una serie di aree completamente cementificate, una discutibile pista di pattinaggio e hockey su ghiaccio ed un campeggio proprio sotto la punta della collina. “Quel territorio è vincolato tre volte: dal provvedimento urbanistico, dalle decisioni della Soprintendenza (che prevedeva che non si potesse fare nulla che non fosse area verde) e dal regolamento che tutela l’area dei Campi Flegrei – afferma il professore- Tutti questi vincoli sono saltati all’improvviso, per un progetto che deve giustificare la spesa di ben 40 milioni di euro complessivi prevedendo queste strutture in cemento – tra l’altro pericolose per il tipo di terreno che non permette il naturale drenaggio- una pista di pattinaggio artistico e hockey su ghiaccio che non si sa da chi verrà mai utilizzata – in Campania non c’è neanche una federazione per questi sport -, un camping alla punta dell’area, proprio sotto la collina pericolante di Coroglio: chi gestirà questa struttura sbagliata?”. Tanto più che l’area era stata originariamente destinata all’ampliamento degli impianti sportivi universitari. Ma il Cus, unica struttura sul territorio in grado di determinare anche il tipo di pubblico e la richiesta effettiva sulla quale basare queste nuove strutture sportive, non è stato più chiamato in causa con l’approvazione di quest’ultima versione esecutiva del Parco. “E’ stata applicata anche qui la famosa legge del granducato della Toscana – commenta amaro Cosentino- per cui la legge vigente è stata completamente ignorata dagli stessi enti che fino a poco prima se ne erano fatti promotori”.
La storia della riqualificazione dell’area che da Cavalleggeri sbuca a Coroglio correndo sotto la collina di Posillipo era iniziata nel ‘98-’99, quando il comune chiese al Cus di presentare un progetto per nuovi campi sportivi – che avrebbe poi gestito- in quell’area. Un progetto “informale”, spiega Cosentino, redatto da un architetto incaricato dal Cus con tanto di plastico che per molto tempo è stato in bella mostra nella sede del Centro, e che fu poi fatto proprio dal Comune, dando forma a quella prima versione più “naturalistica” del Parco. L’unica parte del progetto presentato dal Cus che non fu approvata riguardava la realizzazione di una struttura ad anfiteatro da realizzare sfruttando delle cubature già esistenti che messe insieme formavano un’area di ampiezza considerevole; ma questi materiali furono poi spostati in area non residenziale. In ogni caso, il progetto approvato prevedeva un numero molto ristretto di strutture edificabili sull’area, praticamente solo per servizi tecnici. Una quantità che, secondo Cosentino, “già si esaurisce con i soli servizi previsti per il camping, per cui le altre strutture edificate saranno tutte abusive”. In sostanza, “il Cus dichiara che quello che si va a realizzare è ingestibile, nessuno ha i soldi per amministrare opere che non servono a nessuno e che saranno lasciate in stato di abbandono dopo un mese, come è accaduto con il caso disastroso del centro polifunzionale di Pianura”, aggiunge il professore.
Oltre alla necessità di avere strutture realmente rispondenti alla domanda, l’allarme in questo caso riguarda anche e soprattutto i costi energetici: “è della settimana scorsa il decreto del governo che invita le pubbliche amministrazioni al risparmio energetico, è prevista anche la possibilità di chiudere delle piscine in quanto rientrano nei consumi superflui”, sottolinea Cosentino. Un contesto nel quale, in effetti, una pista di ghiaccio con poche probabilità di essere usata non stenta ad apparire fuori luogo.
Il piano regolatore prevedeva anche la realizzazione di una Casa dello studente nell’ex arsenale militare vicino alla sede del Centro sportivo, un’area enorme scavata nella collina di Posillipo, già passata dall’Esercito nelle mani del Comune, che avrebbe potuto ospitare comodamente uno studentato con servizi, laboratori e accessori vari. Una realizzazione che si inseriva nel progetto di un grande campus universitario, presentato nella sede del Cus a dicembre 2005 alla presenza di tutte le autorità cittadine e degli organi di informazione. Un campus con residenze per studenti e docenti, con aule didattiche e club a Nisida, per master e campi estivi aperti al Mediterraneo e all’Oriente. Un’area che, secondo Cosentino, “non avrebbe avuto nulla da invidiare ai grandi campus inglesi o americani”, e che sarebbe stato anche un grande elemento di richiamo sul piano economico. Mentre, lasciando le cose così come sono, “gli alberghi previsti non saranno mai riempiti, i turisti non verranno mai qui: l’area è isolata e mal frequentata, ed è scomodo arrivare al centro”, taglia corto Cosentino. L’ipotesi dello studentato sfuma definitivamente quando a dicembre il Comune delibera la spesa di una cifra di circa 600/700 mila euro per trasformare l’ex arsenale in un deposito per i motorini sequestrati. Questo nonostante fosse già partita dalla Regione la delibera che stanzia in quella sede la Residenza degli studenti.
“Degli studenti non interessa a nessuno – conclude Cosentino- in proporzione ci sono meno posti letti ora che dopo la guerra”. La ristrutturazione dell’arsenale avrebbe dovuto già essere terminata a fine gennaio; è iniziata invece soltanto a fine marzo, ma i lavori comunque procedono – per quanto sia difficile capire anche in questo caso la spesa di circa 700mila euro per ristrutturare un’area che dovrà diventare un deposito. Così com’è difficile confrontare i progetti del campus, dello studentato e del parco dello sport con quelle che saranno le realizzazioni effettive – un deposito e agglomerati di cemento poco utile in un quartiere per il quale non si riesce ancora a trovare una vera riqualificazione – senza pensare che forse è stata sprecata una grande possibilità.
Viola Sarnelli
Dopo una prima versione di progetto “naturalistico” a basso costo, che prevedeva praticamente soltanto campi sportivi contornati da aree verdi, per il Parco dello Sport è già in opera in questi giorni una seconda versione che ipotizza una serie di aree completamente cementificate, una discutibile pista di pattinaggio e hockey su ghiaccio ed un campeggio proprio sotto la punta della collina. “Quel territorio è vincolato tre volte: dal provvedimento urbanistico, dalle decisioni della Soprintendenza (che prevedeva che non si potesse fare nulla che non fosse area verde) e dal regolamento che tutela l’area dei Campi Flegrei – afferma il professore- Tutti questi vincoli sono saltati all’improvviso, per un progetto che deve giustificare la spesa di ben 40 milioni di euro complessivi prevedendo queste strutture in cemento – tra l’altro pericolose per il tipo di terreno che non permette il naturale drenaggio- una pista di pattinaggio artistico e hockey su ghiaccio che non si sa da chi verrà mai utilizzata – in Campania non c’è neanche una federazione per questi sport -, un camping alla punta dell’area, proprio sotto la collina pericolante di Coroglio: chi gestirà questa struttura sbagliata?”. Tanto più che l’area era stata originariamente destinata all’ampliamento degli impianti sportivi universitari. Ma il Cus, unica struttura sul territorio in grado di determinare anche il tipo di pubblico e la richiesta effettiva sulla quale basare queste nuove strutture sportive, non è stato più chiamato in causa con l’approvazione di quest’ultima versione esecutiva del Parco. “E’ stata applicata anche qui la famosa legge del granducato della Toscana – commenta amaro Cosentino- per cui la legge vigente è stata completamente ignorata dagli stessi enti che fino a poco prima se ne erano fatti promotori”.
La storia della riqualificazione dell’area che da Cavalleggeri sbuca a Coroglio correndo sotto la collina di Posillipo era iniziata nel ‘98-’99, quando il comune chiese al Cus di presentare un progetto per nuovi campi sportivi – che avrebbe poi gestito- in quell’area. Un progetto “informale”, spiega Cosentino, redatto da un architetto incaricato dal Cus con tanto di plastico che per molto tempo è stato in bella mostra nella sede del Centro, e che fu poi fatto proprio dal Comune, dando forma a quella prima versione più “naturalistica” del Parco. L’unica parte del progetto presentato dal Cus che non fu approvata riguardava la realizzazione di una struttura ad anfiteatro da realizzare sfruttando delle cubature già esistenti che messe insieme formavano un’area di ampiezza considerevole; ma questi materiali furono poi spostati in area non residenziale. In ogni caso, il progetto approvato prevedeva un numero molto ristretto di strutture edificabili sull’area, praticamente solo per servizi tecnici. Una quantità che, secondo Cosentino, “già si esaurisce con i soli servizi previsti per il camping, per cui le altre strutture edificate saranno tutte abusive”. In sostanza, “il Cus dichiara che quello che si va a realizzare è ingestibile, nessuno ha i soldi per amministrare opere che non servono a nessuno e che saranno lasciate in stato di abbandono dopo un mese, come è accaduto con il caso disastroso del centro polifunzionale di Pianura”, aggiunge il professore.
Oltre alla necessità di avere strutture realmente rispondenti alla domanda, l’allarme in questo caso riguarda anche e soprattutto i costi energetici: “è della settimana scorsa il decreto del governo che invita le pubbliche amministrazioni al risparmio energetico, è prevista anche la possibilità di chiudere delle piscine in quanto rientrano nei consumi superflui”, sottolinea Cosentino. Un contesto nel quale, in effetti, una pista di ghiaccio con poche probabilità di essere usata non stenta ad apparire fuori luogo.
Il piano regolatore prevedeva anche la realizzazione di una Casa dello studente nell’ex arsenale militare vicino alla sede del Centro sportivo, un’area enorme scavata nella collina di Posillipo, già passata dall’Esercito nelle mani del Comune, che avrebbe potuto ospitare comodamente uno studentato con servizi, laboratori e accessori vari. Una realizzazione che si inseriva nel progetto di un grande campus universitario, presentato nella sede del Cus a dicembre 2005 alla presenza di tutte le autorità cittadine e degli organi di informazione. Un campus con residenze per studenti e docenti, con aule didattiche e club a Nisida, per master e campi estivi aperti al Mediterraneo e all’Oriente. Un’area che, secondo Cosentino, “non avrebbe avuto nulla da invidiare ai grandi campus inglesi o americani”, e che sarebbe stato anche un grande elemento di richiamo sul piano economico. Mentre, lasciando le cose così come sono, “gli alberghi previsti non saranno mai riempiti, i turisti non verranno mai qui: l’area è isolata e mal frequentata, ed è scomodo arrivare al centro”, taglia corto Cosentino. L’ipotesi dello studentato sfuma definitivamente quando a dicembre il Comune delibera la spesa di una cifra di circa 600/700 mila euro per trasformare l’ex arsenale in un deposito per i motorini sequestrati. Questo nonostante fosse già partita dalla Regione la delibera che stanzia in quella sede la Residenza degli studenti.
“Degli studenti non interessa a nessuno – conclude Cosentino- in proporzione ci sono meno posti letti ora che dopo la guerra”. La ristrutturazione dell’arsenale avrebbe dovuto già essere terminata a fine gennaio; è iniziata invece soltanto a fine marzo, ma i lavori comunque procedono – per quanto sia difficile capire anche in questo caso la spesa di circa 700mila euro per ristrutturare un’area che dovrà diventare un deposito. Così com’è difficile confrontare i progetti del campus, dello studentato e del parco dello sport con quelle che saranno le realizzazioni effettive – un deposito e agglomerati di cemento poco utile in un quartiere per il quale non si riesce ancora a trovare una vera riqualificazione – senza pensare che forse è stata sprecata una grande possibilità.
Viola Sarnelli