Mariana Carbone, trentaduenne, laureata in Architettura il 25 gennaio del 2005, tesi dal titolo “Restauro e valorizzazione della Villa dei marchesi Venusio a Mugnano di Napoli”, ha vinto il Premio per le migliori tesi in Restauro Statico ideato e finanziato dal prof. Alberto Defez, docente di Consolidamento ed Adattamento degli Edifici, in memoria dello studente di Architettura Adolfo Pansini, caduto durante le Quattro Giornate di Napoli.
Il lavoro di tesi di Mariana -che l’ha proclamata vincitrice del premio dall’importo di 1032 euro circa- è stato molto impegnativo. L’architetto, da grande osservatrice, racconta di essersi accorta della struttura, risalente alla seconda metà del Settecento, semplicemente passando per la zona. “La villa dei marchesi, ancora oggi di proprietà privata e non interessata da alcun lavoro di restauro, si trova nel centro del paese, in una posizione che definirei particolare: nel mezzo di un crocevia e di fronte al santuario del Sacro Cuore, posto solitamente intasato dal traffico cittadino e dai fedeli che si dirigono al santuario, soprattutto in occasione delle feste religiose. Inoltre, non essendo protetta da alcun tipo di vigilanza, è periodicamente aggredita da vandali”, racconta Mariana. Veniamo al lavoro. “Prima di tutto, ho analizzato il degrado della struttura, facendo vari rilievi. Ho, poi, dato inizio ad una ricerca storica”. La villa, appartenuta in precedenza ai principi Capece Minutolo, comprende anche una cappella di famiglia, aperta anche al pubblico per le celebrazioni, e una cripta interna. “In vari sopralluoghi, ho annotato le iscrizioni, i nominativi dei defunti. Da qui, ha preso avvio il progetto che ho svolto in collaborazione con il prof. Aldo Aveta, titolare del corso di Laboratorio di Restauro architettonico”. L’architetto non si è fermata ad una semplice analisi della struttura, ma ne ha programmato il restauro rendendosi disponibile a collaborare con la Soprintendenza, magari per lavori da avviare a breve. “Vista la posizione della villa, ho pensato ad una biblioteca comunale e ad una fonoteca come possibile destinazione d’uso dei locali. La cappella potrebbe diventare una sala per concerti, riunioni e convegni e, a seconda dei periodi dell’anno, si potrebbero organizzare attività in laboratorio per bambini. La zona esterna diventerebbe una piazza verde, ideale per la sosta dei passanti”.
La premiazione, che doveva essere l’occasione per dare la giusta visibilità al progetto, si è trasformata in una cerimonia tra pochi docenti e senza neanche la premiata!. “L’Ateneo e la Presidenza mi hanno avvertito dopo mesi. Nel dicembre scorso, mi è stato riferito che i vincitori sono stati proclamati nel Consiglio di Facoltà del mese di giugno. E, quando ho chiesto spiegazioni in Presidenza, mi hanno semplicemente risposto che, siccome gli altri anni erano state comunicate date sbagliate perfino a neo-laureati residenti fuori dalla Campania, quest’anno hanno pensato bene di non avvertire nessuno, neanche il mio relatore ne era al corrente. Una cosa che mi meraviglia allo stesso modo è che non è previsto, per i vincitori, alcun certificato o attestato. Per questo, ho chiesto all’Ufficio Affari Generali e la risposta, ancora più assurda, è che il certificato, se così si può chiamare, è compreso nella lettera di comunicazione speditami a gennaio”.
L’architetto, da sempre appassionata all’ambito del restauro, a circa due anni dalla laurea è consulente presso il Tribunale di Napoli e collaboratrice presso uno studio di architettura. “Avviare una libera professione a Napoli non è facile, per ora ho gli occhi ben aperti su tutto ciò che mi viene proposto”.
Maddalena Esposito
Il lavoro di tesi di Mariana -che l’ha proclamata vincitrice del premio dall’importo di 1032 euro circa- è stato molto impegnativo. L’architetto, da grande osservatrice, racconta di essersi accorta della struttura, risalente alla seconda metà del Settecento, semplicemente passando per la zona. “La villa dei marchesi, ancora oggi di proprietà privata e non interessata da alcun lavoro di restauro, si trova nel centro del paese, in una posizione che definirei particolare: nel mezzo di un crocevia e di fronte al santuario del Sacro Cuore, posto solitamente intasato dal traffico cittadino e dai fedeli che si dirigono al santuario, soprattutto in occasione delle feste religiose. Inoltre, non essendo protetta da alcun tipo di vigilanza, è periodicamente aggredita da vandali”, racconta Mariana. Veniamo al lavoro. “Prima di tutto, ho analizzato il degrado della struttura, facendo vari rilievi. Ho, poi, dato inizio ad una ricerca storica”. La villa, appartenuta in precedenza ai principi Capece Minutolo, comprende anche una cappella di famiglia, aperta anche al pubblico per le celebrazioni, e una cripta interna. “In vari sopralluoghi, ho annotato le iscrizioni, i nominativi dei defunti. Da qui, ha preso avvio il progetto che ho svolto in collaborazione con il prof. Aldo Aveta, titolare del corso di Laboratorio di Restauro architettonico”. L’architetto non si è fermata ad una semplice analisi della struttura, ma ne ha programmato il restauro rendendosi disponibile a collaborare con la Soprintendenza, magari per lavori da avviare a breve. “Vista la posizione della villa, ho pensato ad una biblioteca comunale e ad una fonoteca come possibile destinazione d’uso dei locali. La cappella potrebbe diventare una sala per concerti, riunioni e convegni e, a seconda dei periodi dell’anno, si potrebbero organizzare attività in laboratorio per bambini. La zona esterna diventerebbe una piazza verde, ideale per la sosta dei passanti”.
La premiazione, che doveva essere l’occasione per dare la giusta visibilità al progetto, si è trasformata in una cerimonia tra pochi docenti e senza neanche la premiata!. “L’Ateneo e la Presidenza mi hanno avvertito dopo mesi. Nel dicembre scorso, mi è stato riferito che i vincitori sono stati proclamati nel Consiglio di Facoltà del mese di giugno. E, quando ho chiesto spiegazioni in Presidenza, mi hanno semplicemente risposto che, siccome gli altri anni erano state comunicate date sbagliate perfino a neo-laureati residenti fuori dalla Campania, quest’anno hanno pensato bene di non avvertire nessuno, neanche il mio relatore ne era al corrente. Una cosa che mi meraviglia allo stesso modo è che non è previsto, per i vincitori, alcun certificato o attestato. Per questo, ho chiesto all’Ufficio Affari Generali e la risposta, ancora più assurda, è che il certificato, se così si può chiamare, è compreso nella lettera di comunicazione speditami a gennaio”.
L’architetto, da sempre appassionata all’ambito del restauro, a circa due anni dalla laurea è consulente presso il Tribunale di Napoli e collaboratrice presso uno studio di architettura. “Avviare una libera professione a Napoli non è facile, per ora ho gli occhi ben aperti su tutto ciò che mi viene proposto”.
Maddalena Esposito