Ricercatori e pensionamenti, una situazione difficile da gestire

Università in ginocchio per la protesta contro la riforma Gelmini. A L’Orientale riprende con difficoltà l’attività didattica, soprattutto per quelle Facoltà con un alto numero di ricercatori e dove ancora non si conoscono le disponibilità di questi ultimi alla docenza per il secondo semestre. Ad oggi si sono astenuti dalla didattica 24 ricercatori della Facoltà di Lingue, pari ad un terzo degli insegnamenti; 20 le indisponibilità da Lettere, quindi un quarto degli insegnamenti;  migliore la situazione a Studi Arabo Islamici dove sono in organico solo quattro ricercatori, di cui due con l’idoneità ad associato e in attesa di chiamata, mentre diversi insegnamenti sono scoperti anche a Scienze Politiche.
Il primo semestre, dopo aver lavorato sugli incastri come in un puzzle con tessere mancanti, è partito il 18 ottobre senza creare difficoltà agli studenti: l’impegno che arriva da parte delle Presidenze è, infatti, di non far risentire della situazione, anche se non è sempre facile. “Siamo partiti con una programmazione completa, per non lasciare buchi negli orari, ma stilare un calendario avendo a disposizione solo i docenti ordinari e associati risulta un’operazione un po’ artificiosa – denuncia il Preside di Lingue Augusto Guarino – Abbiamo spostato sul secondo semestre tutti i corsi per cui non abbiamo avuto disponibilità, ma è un po’ strano iniziare le lingue con i lettori”.
La situazione peggiore è per insegnamenti come Arabo e Russo, coperti solamente da ricercatori e che, quindi, sono a rischio anche per il secondo semestre; per Inglese, Francese e Spagnolo, cattedre con docenti di diverse fasce e ricercatori, si può rischiare solo il sovraffollamento. La stessa problematica si ripete a Lettere dove i ricercatori tengono corsi anche di insegnamenti fondamentali. L’invito dei Presidi, quindi, è di rendere note le intenzioni per i corsi del prossimo inverno: “Ho invitato i colleghi ricercatori a comunicare le loro disponibilità sul secondo semestre entro il 12 novembre, perché, anche se i corsi inizieranno a marzo, noi dobbiamo dare ai ragazzi che stanno preparando i piani di studi la certezza sugli insegnamenti che inseriranno, con chi e se potranno tenere quegli esami”. 
“Condivido la protesta dei ricercatori, ma – commenta la Preside di Lettere Amneris Roselli – la situazione attuale crea non pochi squilibri e preoccupazioni”. Anche il Preside uscente di Scienze Politiche Amedeo Di Maio sottolinea come “l’astensione porterà non pochi problemi per l’attivazione dei corsi”. “Spero che possano tornare sui loro passi – si augura Guarino, ricordando come – quella dei ricercatori è una rivendicazione giusta, ma il problema della riforma è molto più ampio e interessa tutti. Non dimentichiamo che a seguito dai tagli, prima dell’11% e quest’anno del 7-8%, l’Università sta attraversando un momento critico”.
La riflessione si collega anche al problema dei pensionamenti: solo a Lingue ci saranno 13 messe a riposo entro l’anno e si tratta di docenti che non verranno sostituiti con concorso. “Naturalmente sono tutti colleghi che ci mancheranno per il loro apporto scientifico ma che verranno sostituti nella didattica da altri professori già in organico, purtroppo con un sovraccarico ulteriore di lavoro”, afferma Guarino.
La questione sollevata dal Preside di Studi Arabo Islamici Agostino Cilardo interessa, invece, quella parte del Decreto Ministeriale riguardante i requisiti minimi di docenza, in particolare per l’attivazione dei curricula e la copertura dei settori scientifico disciplinari. “E’ previsto l’aumento del numero minimo di docenti per curriculum, e questo provocherà probabilmente la chiusura di quelli presenti nei nostri Corsi di Laurea Triennale e Magistrale. Naturalmente – rassicura il Preside – i nostri studenti saranno guidati alla scelta del percorso di studi che intendono seguire attraverso piani di studi ragionati”. Per la questione riguardante i requisiti minimi per settori scientifico-disciplinari, con il 60% di docenti di ruolo per classi attivate, il prof. Cilardo spiega come “è un obiettivo difficile da raggiungere per noi, soprattutto per Islamistica o per le Lingue africane, che non si possono racchiudere in un unico settore. Insomma, come numero di docenti ci siamo, ma siamo in sovraffollamento. Credo che il Ministero dovrebbe concederci una deroga, tenendo conto delle specificità di questo Ateneo. E’ auspicabile, in tal senso, che L’Orientale avanzi con maggiore incisività una tal proposta, anche perché credo che da parte del Ministero ci sia una certa sensibilità rispetto alle nostre problematiche”. 
Valentina Orellana
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