Scienze Politiche vota il Preside

Scienze Politiche al voto il 19 aprile per eleggere il Preside, con due anomalie. La prima: mentre le altre Facoltà voteranno, come hanno sempre fatto, a giugno o anche oltre, qui il Preside uscente non ce la fa a stare sulla graticola, e di fatto fa anticipare il voto. La seconda anomalia: non si era mai visto, a Scienze Politiche, e forse anche altrove, che un Preside fosse messo in discussione, non da una parte della sua Facoltà, ma che addirittura la contrapposizione, fino a giungere ad una candidatura alternativa, nascesse dal suo stesso Dipartimento.
Personaggi ed interpreti. L’uscente Preside, prof Raffaele Feola che vuole essere rieletto, sostenendo, in sintesi: se non ho disastrosamente operato, perché negarmi un secondo mandato? O c’è qualcosa di personale? Il prof. Francesco Riccobono, nei panni del candidato alternativo: occorre cambiare rotta, una discontinuità dal recente passato, maggiore collegialità specie in periodi di forti sacrifici, e un ripensamento a seguito della riforma. Il prof. Tullio D’Aponte ex Preside: “non sono disponibile a vestire i panni del ‘Salvatore della Patria’. Anche se alle patrie ci credo. Difatti, due mesi fa, ho coordinato la commissione che ha insediato una Giunta di Presidenza, a garanzia di tutti e di tutte le istanze della Facoltà, organo di cogestione e di scelte discusse e condivise”. Di certo, c’è un clima teso, frutto delle due anomalie che dicevamo prima, di comportamenti caratteriali mal sopportati, di un consenso forse mai ricercato (secondo chi lo critica) dal Preside in carica, durante il primo triennio di mandato, fino a giungere a spaccature nel proprio dipartimento, con lo stesso direttore Riccobono, studioso stimato, tre anni fa suo compagno di cordata per la corsa alla presidenza che lo vide prevalere per soli 2 – 3 voti sul rivale prof. Domenico Piccolo.
A sentire il prof. Riccobono, “non è assolutamente scontato, che il 19 aprile venga eletto il Preside per il prossimo triennio, sono ancora molti gli incerti e probabilmente le schede bianche. E al primo turno necessita una maggioranza qualificata di 32 voti su 62 elettori”. I motivi del dissenso? “Tutti di politica accademica: dalla riforma universitaria, e modi di attuarla, anche nei Corsi di Laurea, alle strategie di Facoltà, al come gestire le poche risorse che abbiamo. Su quest’ultimo punto, ritengo, necessiti, soprattutto in momenti di grande difficoltà economica, che gli obiettivi siano chiari, e la gestione collegiale”.
Poi D’Aponte, non disponibile, anche se sollecitato, a fare il “padre nobile”, che sfruttando l’aria di spaccatura, “si adopera per prendere il posto dei candidati in corsa”. “Piuttosto – afferma – il mio adoperarmi, che c’è stato, – per senso dell’istituzione, (precisa, n.d.r.) – è stato indirizzato a spingere i contendenti a lavorare per l’unità della Facoltà, a proporre un tempo più lungo, di quello del 19 aprile, in modo da smussare le differenze, e creare il necessario consenso. In tale direzione, va letto lo sforzo della Commissione che ha redatto la nascita della Giunta di Presidenza; in tal senso la candidatura di Facoltà, unitaria, ed infatti eletta quasi all’unanimità, al Polo delle Scienze umane e Sociali (prof. Cristofaro).I padri nobili, sono tali, se lavorano per l’unità, non per dividere” conclude. Elezioni troppo ravvicinate, non aiutano, occorreva una maggiore ricerca del dialogo, è infatti, parere diffuso in Facoltà. Ammette, infine D’Aponte, qualche responsabilità: “da Preside ho fatto crescere troppo i professori ordinari, e meno le altre fondamentali categorie. Me ne assumo la responsabilità”. (P.I.)
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