Storia di Matilde, una studentessa molto particolare

Storia curiosa quella di Matilde Scarpati, classe ’83, che ha cambiato totalmente percorso di studi, rimettendo i sogni nel cassetto e imparando ad affrontare la realtà, che si è rivelata migliore del sogno. Mossa da una
passione sconfinata per la letteratura inglese e spagnola, nel 2001 si iscrive al Corso di Laurea di Lingue e Letterature Straniere de L’Orientale. Nel 2005 si laurea con 102 e la tesi “Da Mrs. Dalloway a The Hours: assonanze e dissonanze”. Esattamente il giorno dopo, si iscrive al Corso di Laurea Triennale in Ingegneria delle Telecomunicazioni della Parthenope. “La scelta è stata dettata dalle pressioni di mio padre, ingegnere. Mi diceva sempre che la situazione lavorativa per gli umanisti era precaria e ne ho poi avuto conferma nelle esperienze delle mie colleghe, laureate dopo il Triennio (io ci ho impiegato un anno in più) che avevano accettato di fare le commesse pur di lavorare. A 18 anni si sogna, ma poi l’epoca dei sogni passa, ed è impossibile restare sognatori a vita. Dopo il liceo Classico di Pomigliano ero convinta che la mia strada fosse protesa verso le lingue, ma poi, a 22 anni, mi sono accorta che l’Ingegneria mi piaceva. Mi sono detta: perché non iniziare un nuovo percorso? Sono giovane, quanto ci potrò mai impiegare? Sbagliavo, perché il percorso è stato lungo, visto che dovevo costruire dal nulla un bagaglio culturale mai avuto”. Durante questo complicato Corso di studi, fatto di prove intercorso,
esami scritti, discussioni orali e tirocini curriculari, ha anche trovato il tempo di sposarsi nel 2014 e costruirsi una famiglia composta da suo marito, il piccolo Jacopo, di due anni e mezzo, e Samuele, di cinque mesi. “A 26 anni ho perso mia madre, e mio padre era spesso fuori per lavoro, quindi a casa ero sola, in quanto figlia unica. Ho deciso di andare a convivere con il mio attuale marito. A 29 anni mi sono sposata e ho avuto il primo figlio, poi è venuto il secondo, senza programmi. Ho pensato, però, che fosse meglio non aspettare troppo prima di avere figli, poiché
avrei avuto problemi in maternità dal punto di vista aziendale. Nel frattempo ho lavorato sia come impiegata amministrativa in una società farmaceutica, sia seguendo un Master sulla sicurezza ambientale”. Ora Matilde ha 33 anni ed è impegnata nella stesura della tesi sull’elettromagnetismo “Applicazioni della polarimetria” con il prof. Maurizio Migliaccio: “se tutto va bene mi laureo il 19 dicembre. Dopo mi piacerebbe fare qualcosa di specifico del mio settore”. Le differenze tra L’Orientale e la Parthenope? Tantissime: “mi sono laureata con la prof.ssa Rossella Ciocca all’Orientale. Lì studiavo per il 30, infatti mi presentai con una media del 27 alla discussione. Alla Parthenope tutto è cambiato. Per quanto tu possa studiare ed essere preparato, grazie a gruppi di studio importantissimi per il confronto nelle nostre materie, non è detto che l’esame lo passi. I docenti non concepiscono il voto basso, anche se il 18 lo mettono, e lo puoi prendere pur avendo studiato molto. C’è una bella scrematura qui, vogliono il massimo. Lo scopo è formare ingegneri preparatissimi, un esempio ne è l’esame di Teoria dei segnali,
tra i più ostici”. Se tornasse indietro: “mi iscriverei da subito ad Ingegneria, ma sono felice del lavoro fatto su me stessa in questi anni. Non è da tutti un percorso come il mio. Sceglierei l’Ingegneria perché ha anche superato ‛la
prova colleghi impiegati’. Quelli che si sono laureati l’anno scorso, oggi lavorano. Sono certa di fermarmi alla Triennale perché ho due figli e il tempo di studiare è finito. Samuele viene con me tutti i giorni all’Università, ne è diventato la mascotte. Vorrei dare un consiglio spassionato a chi deve ancora scegliere il suo percorso: non pensate solo a seguire il cuore. Non siamo in un Paese che ce lo permette. La scelta deve essere ponderata. Ai miei figli sconsiglierei le Facoltà umanistiche perché con pochi sbocchi occupazionali, così come ha fatto mio padre con me”.
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