Tantissime ore di pratica, unite a lezioni frontali, attendono le future matricole. “Il numero degli accessi anche quest’anno sarà basso, sebbene al momento siamo ancora in attesa dei decreti ministeriali, e la graduatoria resta nazionale. Ciò mi lascia molto perplesso, perché non tiene conto di diversi problemi, quali lo scorrimento – ci sono infatti ragazzi che ancora oggi devono rientrare in un Ateneo – e la disponibilità economica dello studente medio, che, con ogni probabilità, se vince a Milano, non potrà mantenersi e studiare”, afferma il prof. Luigi Zicarelli, Direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria che ha sede in via Delpino a Napoli. Per le attività pratiche ci si sposta all’Ospedale Frullone. “Il nostro è un percorso di formazione solido, che ci ha permesso l’approvazione della Commissione Europea EAEVE. Dai primi anni gli studenti sono impegnati in venti ore di handling al maneggio, duecento al Frullone ed in aziende zootecniche, e dal secondo potranno passare la notte in Facoltà per turni ospedalieri”. L’attività dei primi semestri prevede 2000 ore d’insegnamento ed altrettante di pratica “con oltre 50 di clinica mobile (camper ad otto posti che arriva in aziende o allevamenti) perché si comprendano meglio gli argomenti illustrati in aula”. Questo è un ottimo modo per ridurre il tempo di laurea. “In quattro anni ne abbiamo guadagnati due, perché prima in media gli studenti si laureavano in 7 anni, dal 2011 ad oggi ne impiegano cinque”. All’ultimo anno le ore di attività pratiche sul territorio sono 750: “settanta delle quali a contatto con veterinari che lavorano con bovini e bufale nell’azienda agricola IMPROSTA, dove si alzeranno di notte per accudire i vitelli. Due settimane le trascorrono alla Cirio, quattro giorni insieme ad un veterinario ippiatra, due solo con suini, ed altri due in un allevamento di polli. Ancora 14 giorni al CReMoPAR (Centro regionale Monitoraggio Parassiti) di Eboli e sette al macello”. Opportunità unica, offerta solo dalle città di mare come Napoli: “è quella di passare un giorno al mercato ittico del porto, dove arrivano merci da altri continenti e bisogna certificarle e controllarle”.