Udienze in Tribunale: un’esperienza stimolante per gli studenti di Procedura Penale

Spronare gli studenti, stimolando passione e impegno attraverso esperienze pratiche.  Non solo seminari con magistrati, incontri con scrittori, cineforum, ma anche visite ai Tribunali. Sono gli ingredienti del corso della prof.ssa Clelia Iasevoli, docente di Procedura Penale (IV cattedra D-K). L’esperienza  di sedersi in udienza guardare negli occhi il Pubblico Ministero, è quella che ha colpito maggiormente gli studenti. “Questi appuntamenti – sottolinea la docente- non sostituiscono la lezione teorica, ma rappresentano un valore aggiunto. In questo modo si ha la possibilità di interpretare in modo critico tutti gli Istituti spiegati in aula, misurandosi con un ragionamento concreto, che stimola la creatività del diritto”. Perché fra conoscenza e semplice memoria ne passa di acqua sotto i ponti. “Il corso immette i ragazzi in un programma impegnativo, volto a conoscere – e non a memorizzare – la procedura penale. Chi segue le lezioni non ha sconti, ma solo del lavoro in più perché, con le udienze in tribunale, gli spunti su cui riflettere si moltiplicano. Nasce così l’interesse spontaneo, la passione”. Vivere il diritto come stimolo e non come obbligo: “L’insegnante deve accendere l’entusiasmo e, quando in Tribunale ho visto la scintilla negli occhi degli studenti, ho capito di aver colto nel segno”. Solo in questo modo: “gli studenti iniziano a valutare il diritto come strumento al servizio della collettività”. Le visite in Tribunale non rappresentano una gita fuori porta: “se perdiamo ore di lezione, le recuperiamo successivamente. E quindi si richiede uno sforzo ulteriore ai ragazzi”. 
Cinque le udienze fissate fra aprile e maggio. La prima, giovedì 16 aprile. “Quando sono entrato nell’aula di tribunale – racconta Giuseppe Esposito, studente all’ultimo anno – mi tremavano le gambe. L’impatto è stato fortissimo. L’imputato era un ragazzo rumeno accusato di aver ucciso la nonna. Ho visto finalmente come si esplica la procedura della testimonianza, cosa che non dimenticherò mai. La pratica del tribunale mi ha aiutato tantissimo per definire la teoria”. Durante la fase del contraddittorio, spiega Manuel Fabozzo, “ho capito che quello che studiamo a livello assiologico è invece reale. I nostri studi si applicano ai casi concreti, difficile pensarlo quando si ha solo il manuale con cui confrontarsi. Quando il giudice ha sospeso l’udienza perché si erano riscaldati gli animi, ho compreso che l’idea del Tribunale che avevo prima di andare era completamente diversa. Abbiamo bisogno di maggiore concretezza, rischiamo di laurearci e sembrare tanti incompetenti, non per formazione, ma per assenza di praticità”. Tanto stupore per Carmen Di Costanzo: “Il Pubblico Ministero era per me una figura astratta, non riuscivo ad identificarlo, a sviluppare il suo ambito lavorativo. Conoscevo sì la definizione del testo, ma concretamente ignoravo l’umanità dietro la terminologia. Più che accusatore, durante il dibattito, ho percepito il PM come garante dell’accusa, una persona intenta a capire la veridicità dei fatti. Questa scoperta ha cambiato la mia prospettiva futura, definendo meglio il ruolo che mi piacerebbe intraprendere dopo la laurea”. Il 4 maggio ci sarà la seconda parte del processo: “Sono curiosa di sapere come andrà a finire – commenta Martina Fabriani – Quando è intervenuto l’avvocato della difesa, mi sono immedesimata così tanto che ho iniziato a pensare ad un’arringa tutta mia. Ho capito che l’avrei impostata diversamente. Sarei scesa giù, per difendere quel ragazzo a modo mio. Non avevo mai provato nulla di simile, prima di allora. Ecco perché queste iniziative sono lodevoli, indirizzano quando si è ancora studenti”. “Occorre un modello all’americana anche da noi – dice Vincenzo De Liso, rappresentante degli studenti – proprio come quello ci sta offrendo la prof.ssa Iasevoli, pratica e teoria in un tutt’uno. Al Tribunale ci siamo detti tutti la stessa cosa, in teoria sapevamo cosa fosse un contraddittorio, la pratica però ci ha spiazzato. Durante l’esame, non saremmo mai stati in grado di essere così precisi nell’esposizione dell’argomento. Per questo, ben vengano le iniziative pratiche”. 
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