Un robot pizzaiolo: tra cinque anni sarà realtà

Vi immaginate un robot pizzaiolo che impasta, fa volteggiare con destrezza e inforna la pizza? Non è una scena di “Io, Robot” o “Wall-E”, ma una realtà tra cinque anni. La simpatica trovata del professore di Automatica presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell’Informazione della Federico II Bruno Siciliano e del suo team di ricerca PRISMA mira a dimostrare che per un robot è possibile replicare le capacità umane. Questo, dunque, l’obiettivo del progetto quinquennale RoDyMan (Robotic Dynamic Manipulation) finanziato con 2,5 milioni di euro dall’European Research Council, unico scelto nel campo della robotica tra i 4500 presentati in tutta Europa. “I robot industriali, allo stato attuale, prendono oggetti e li spostano utilizzando semplici pinze. Esistono però mani artificiali con tre o cinque dita ed un palmo. Nel precedente progetto DEXMART, abbiamo studiato proprio il problema della manipolazione bimanuale, cioè con l’utilizzo di robot provvisti di mani e braccia, capaci di manipolare oggetti di peso, forma e dimensioni diverse. Questa è la base da cui parte RoDyMan”, spiega il docente. Il progetto, che parte il primo giugno di quest’anno e terminerà il 31 maggio 2018, si colloca nella blue sky research, “ovvero ricerca con contenuti fortemente avveniristici ed innovativi. Il mio team è composto da docenti, assegnisti, borsisti e dottorandi, in particolare: dal prof. Luigi Villani ed i ricercatori Vincenzo Lippiello e Fabio Ruggiero, che ha lavorato alla Northwestern University di Chicago con Kevin Lynch, famoso studioso di manipolazione dinamica”. Mani artificiali con pollici opponibili sono già in commercio, “ma hanno prezzi proibitivi, basti pensare che un robot intero costa dai 20mila ai 60mila euro, mentre solo una mano robotica dai 60mila euro in su”. Le semplici pinze aiutano a prendere un cubetto di metallo, “ma se vuoi manipolare una penna, un uovo o un CD con queste non riesci. La ricerca che io ed il mio team portiamo avanti realizza manipolazione di oggetti deformabili in maniera non semplicemente prensile, ma che sfrutta l’abilità del dorso e del palmo avvalendosi di tutte le capacità tattili”. Oggi i sensori di vista e tatto, grazie alla tecnologia, sono molto più avanti rispetto alle capacità umane, ma manca loro l’aspetto meccanico e l’intelligenza. “Un giocoliere, ad esempio, riesce a far roteare i birilli con destrezza sensoriale visiva e tattile, è quindi in grado di esercitare un controllo attraverso la manipolazione dinamica con due braccia e due mani, proprio quello che ci proponiamo di fare”. Per questo motivo il robot pizzaiolo: “Ho pensato ad un Enzo Coccia versione meccanica, che ha abilità simili a quelle del giocoliere. L’arte del fare la pizza, infatti, coinvolge il palmo ed il dorso della mano, in più la pasta cambia forma ed il pizzaiolo può farla roteare a suo piacimento. Quando la cuoce deve stare attento a girarla in modo che ogni parte sia rivolta verso la fonte di calore, questo è un perfetto gioco di polso”. La scelta del pizzaiolo ha anche un’altra motivazione, che si rifà al concetto di heritage, “inteso come insieme di tradizioni, patrimonio culturale di un paese che deve essere conservato. Così hanno fatto i giapponesi, scegliendo di realizzare un umanoide che riproducesse passi di danza popolare legati alla loro tradizione, in modo da poterli tramandare alle generazioni future”. Come trascurare quindi la tradizione della pizza napoletana? “Quando partirà il progetto avremo, infatti, bisogno di studiare da vicino l’arte del fare la pizza, per poter riprodurre alla perfezione i gesti del pizzaiolo”. L’obiettivo non è quello di sostituirlo, “ma poter sperimentare il vantaggio della tecnologia con l’elevata affidabilità del sistema robotico”. La macchina è, infatti, più affidabile e ripetitiva dell’essere vivente, lo dimostrano i progressi nel campo della riabilitazione: “Alcuni bambini affetti da autismo, messi a contatto con un cucciolo robotico di foca, sono riusciti a familiarizzare più facilmente che con un cucciolo vero, proprio per la sua incapacità di fare movimenti inconsulti”. Una tale vicinanza del robot all’uomo genera a volte, nell’immaginario collettivo, scenari di apocalisse, degni dei più famosi film di fantascienza. Per il prof. Siciliano, invece, non bisogna temere il robot, “che è solo un sistema reattivo intelligente, con cui si deve imparare ad interagire. La nostra cultura, a differenza di quella giapponese, non è avvezza a simpatizzare con le macchine, anche se ciò che ieri sembrava assurdo, oggi è reale: abbiamo tutti un computer in casa. Nel 2050 si dice che sarà possibile una partita di calcio tra umanoidi ed umani, quindi dobbiamo abituarci”. Il docente tranquillizza riguardo il possibile cattivo utilizzo dell’elevata abilità manuale del suo robot: “Ogni scoperta scientifica può essere mal utilizzata, ma in Europa abbiamo norme che ci tutelano. Negli Stati Uniti la ricerca robotica prevede scopi prevalentemente bellici, mentre noi progettisti di robot europei dobbiamo sottoscrivere una dichiarazione che specifica le finalità etiche e non belliche della macchina”.
Allegra Taglialatela
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