Buon esordio per il Corso di Laurea Triennale in Design per la Comunità, la novità didattica proposta dal Dipartimento di Architettura. Sono pervenute 210 richieste su un numero programmato di 120 immatricolati. Novanta ragazze e ragazzi resteranno fuori, dunque, e poiché per quest’anno è stato abolito il test finalizzato a decidere chi sarebbe entrato – si sarebbe dovuto svolgere nelle scorse settimane, ma complici le problematiche del Covid si è preferito soprassedere – sarà il voto di maturità a selezionare gli ammessi. “Un sistema – riflette il prof. Massimo Perriccioli, Coordinatore del Corso di Laurea, che è stato nei mesi scorsi tra coloro i quali più hanno lavorato per varare la nuova proposta formativa – certamente non ottimale. Dovremo in futuro ripensare, forse, al numero di posti messi a concorso. Sicuramente ci affideremo al test. Questo è un anno un po’ particolare”. Il docente confessa di essere rimasto piacevolmente stupito e sorpreso dalla forte richiesta di immatricolazioni. “Onestamente – dice – avrei considerato un buon risultato il raggiungimento di un centinaio di domande, sia perché è un Corso nuovo, sia perché in primavera, quando avremmo voluto organizzare vari eventi di presentazione in Dipartimento e magari nelle scuole, siamo stati bloccati dalla chiusura determinata dall’epidemia di Covid. Mi fa piacere che avevo sbagliato le previsioni e mi carica di responsabilità e determinazione. Significa che c’è una domanda non soddisfatta di formazione in questo settore emergente. I ragazzi intravedono nel Design una forma più breve e rapida per entrare nel mondo del progetto. Credo che molte famiglie, inoltre, con questo clima di incertezza abbiano anche deciso di fare studiare a Napoli e non fuori i propri figli. Girano meno soldi nelle famiglie e mantenere un ragazzo agli studi in un’altra città, per esempio a Milano, costa molto”. In ogni caso, questa forte richiesta per il Corso “rappresenta una opportunità. Se saremo bravi a fare una buona didattica e ad essere attrattivi e credibili, può essere un anno importante per consolidare l’offerta formativa. Per la prima volta alla Federico II abbiamo una filiera completa sul Design: Triennale e poi il più due in Design per l’ambiente costruito, che è in inglese. Dobbiamo prenderci questa dote anche perché siamo stati bravi a costruire una offerta formativa credibile. Sto invitando i colleghi del primo anno a tenere il miglior corso della loro vita. I ragazzi devono affezionarsi e devono essere coinvolti. Stiamo immaginando una serie di attività extra curriculari per cominciare a far interagire gli allievi con il territorio ed i contesti produttivi. Spero, per esempio, di trovare sinergie con il sistema museale napoletano per provare ad utilizzare i loro spazi – penso al Madre, al Museo archeologico nazionale, a Capodimente – per realizzare workshop produttivi che vedano il concorso anche di giovani artisti, artigiani, registi. Insomma, di quella bella gioventù che è a Napoli e fatica a venire fuori ed essere valorizzata. Vorrei sin dal primo anno mettere i ragazzi in contatto con esperienze che partano dal basso e facciano comprendere cosa significa lavorare in comunità e per la comunità su progetti da costruire in maniera condivisa”. Le lezioni, prosegue il docente, si terranno per l’ottanta per cento del monte ore in presenza. Per il resto su piattaforma Teams. Iniziano il 28 settembre. “Partiamo con un gruppo di docenti bravi ed esperti: Pietro Nunziante ed Alfonso Morone nel Design; Daniela Palomba e Mara Capone nel Disegno e nella Rappresentazione; nel Progetto degli interni Paolo Giardiello e Gioconda Cafiero. Nel campo delle Tecnologie dei materiali e delle strutture, oltre a me, Antonella Falotico, Caputo, Francesco Portioli. L’ottimo Alessandro Castagnaro insegnerà Storia del design. Mi riferisco al primo semestre, poi ci sono altri colleghi altrettanto bravi per il secondo semestre”. Il primo anno sarà dedicato ad insegnamenti di base: tecniche di disegno e basic design. “Sarà per gli studenti come immergersi in un mondo tecnico, comunicativo e rappresentativo formale nuovo. Nel secondo anno introduciamo le metodologie di progetto basate sull’utente. Il terzo anno è dedicato al caso studio, che per noi sono le realtà, le collettività, le comunità. La città diventa lo sfondo di applicazioni didattiche sperimentali. Ci saranno perciò insegnamenti di sociologia, di studi urbani, di valutazione dei progetti di innovazione. Gli studenti imparano a dare un valore sociale prima ancora che economico a ciò che producono, progettano e creano”.
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it