I 150 anni di Agraria, Dipartimento “punto di riferimento per la didattica e la ricerca a livello nazionale e internazionale”

Intervista al Direttore del Dipartimento prof. Danilo Ercolini

Ieri Scuola Superiore di Agricoltura, oggi Dipartimento di Agraria. Nel mezzo, tra il 1872 – l’anno di fondazione – e il 2022, un secolo e mezzo di storia. Che racconta di una simbiosi sempre intensa con il territorio, alimentata da personalità di spicco e studi che hanno contribuito e contribuiscono in maniera decisiva a trasformare l’approccio al mondo agricolo, nelle sue varie diramazioni: entomologia, mineralogia, botanica, agricoltura di precisione, innovazione alimentare, sostenibilità ambientale, biotecnologie, biorisanamento. Agraria compie 150 anni. Dai primi 19 iscritti, nell’anno 1873, agli attuali 2mila e rotti; dal primo e unico percorso della durata di tre anni, agli attuali nove Corsi di Laurea offerti, sette Centri di ricerca, sette Musei, dieci Sezioni. Segni della vivacità culturale e scientifica di un Polo punto di riferimento per il Meridione e per l’intero Paese, coinvolto attualmente in 180 progetti con la propria squadra di docenti, supportata da 150 ricercatori, 90 tecnici e 85 dottorandi. Tutto questo, allora come oggi, prende vita ogni giorno senza pause nella storica Reggia di Portici, eretta nel 1742 per essere la dimora estiva del Re Carlo di Borbone. Solo nel 1871 l’Amministrazione Provinciale partenopea l’acquistava per destinarla allo studio dell’agricoltura e i suoi processi. Il 9 gennaio scorso, si è provato a fare il punto di questi 150 anni in una celebrazione al Galoppatoio Reale. Presenti vertici dell’Ateneo, il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il Sindaco di Portici Vincenzo Cuomo e alcuni rappresentanti nazionali e regionali. A proposito del passato, e soprattutto del futuro, il Direttore del Dipartimento, prof. Danilo Ercolini, ha rilasciato una lunga intervista ad Ateneapoli. I fondi del Pnrr e dei Dipartimenti di Eccellenza, il nuovo Corso di Laurea che partirà il prossimo anno accademico, il valore del secolo e mezzo di storia di Agraria, i temi trattati.

Direttore, un commento sui 150 anni del Dipartimento. Che valore hanno?

“È molto emozionante, per tutta la comunità di Agraria. Quindi per i docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, studenti, personale non strutturato. Soprattutto, è stato bello ricostruire tutta la nostra storia: dove e perché siamo nati, chi siamo oggi. Agraria è stata fondata per un’esigenza specifica: formare tecnici di un settore, l’agricoltura, trainante per economia e politica del Paese dell’epoca. Oggi parliamo di tutt’altro ovviamente. Ci siamo evoluti, siamo diventati un punto di riferimento per la didattica e la ricerca a livello nazionale e internazionale. Oltretutto abbiamo raggiunto i 150 anni in un anno ricco di riconoscimenti. È come se avessimo capitalizzato tutto quello che avevamo accumulato”.

Una nuova Magistrale, prima “del genere in Italia”

Quali sono le iniziative che state preparando per celebrare questa ricorrenza, nell’arco di tutto il 2023?

“Ora abbiamo un evento che riguarda la presentazione di un libro sulle bonifiche della Piana del Sele, a cura del Professore Emerito Alessandro Santini. Ne stiamo programmando molti altri, alcuni dei quali organizzati dagli stessi studenti. Tra l’altro è uscito anche un volume sulla storia degli studi in genetica, considerando che in tal senso abbiamo una grossa tradizione in una specifica area del Dipartimento. Ad ogni modo il maxi evento è stato quello del 9 gennaio”.

Verso quali orizzonti si sta muovendo il Dipartimento per il futuro prossimo?

“Abbiamo sempre guardato al futuro e alle esigenze di formazione di nuovi profili professionali sul fronte didattico, ed è fondamentale per un istituto che eroga formazione, bisogna adeguarsi costantemente ai cambiamenti. Ci tengo a dire che a partire dal prossimo anno accademico introdurremo, una volta approvato dal Mur, un nuovo Corso di Laurea Magistrale internazionale: Sustainable Food Systems. È classe di Laurea LM70, incentrato sulla sostenibilità della filiera agroalimentare: è il primo nel suo genere in Italia. Formeremo manager della sostenibilità per le imprese agroalimentari”.

Sarà a numero chiuso?

“No, ad accesso libero”.

La scelta di introdurre questo nuovo Corso di Laurea implica che quello della sostenibilità agroalimentare è un settore fertile. È corretto?

“È fertilissimo. Per l’attivazione di un Corso di Laurea c’è bisogno di confrontarsi con gli stakeholder. Noi lo abbiamo fatto con aziende del calibro di Caffè Borbone, Kaftan. Si sono rammaricate perché i primi laureati ci saranno solo tra tre anni. Formeremo laureati dei quali hanno assoluta necessità. Attualmente le imprese si affidano a consulenti non specializzati. Questo nuovo manager, invece, padroneggerà la sostenibilità a 360gradi: dal disegno di prodotti alimentari nuovi senza spreco, alla consapevolezza dell’importanza delle energie alternative fino alla gestione del rifiuto all’interno delle aziende stesse”.

L’Eccellenza e Agritech

Agraria si è confermato un Dipartimento di Eccellenza, ricevendo dall’Anvur il primato nazionale per l’area delle scienze agrarie e veterinarie (primo su 35 Dipartimenti). A quanto ammontano i finanziamenti? Ci racconta del progetto che ha permesso al suo Dipartimento di ottenere un risultato così importante?

Riceveremo 9,3 milioni di euro. Il nostro è un progetto di sviluppo, cioè non incentrato su un tema in particolare. Vogliamo diventare un hub di riferimento, nazionale e internazionale, per la sostenibilità nel settore agroalimentare. In questo contenitore ci sono il già citato Corso di Laurea, la creazione di un laboratorio interdisciplinare che prevede apparecchiature sofisticate come gli ecotroni, che consentono di fare studi su piccola scala di interazioni delle colture su agenti esterni. Sarà il nostro fiore all’occhiello. In generale, il riconoscimento dell’Anvur ci ha fatto molto piacere, per le attività che facciamo tutti giorni. E arriva nello stesso anno in cui siamo stati capitani di Agritech.

Uno dei progetti più importanti che vi riguardano è sicuramente Agritech, un centro nazionale per lo sviluppo delle nuove tecnologie in agricoltura che coinvolge numerose università italiane e centri di ricerca e del quale la Federico II è l’ente promotore. Il finanziamento è senza precedenti: 350 milioni di euro di cui 320 milioni a carico del Pnrr. Ce lo racconta, essendo lei il responsabile scientifico? A quali risultati punta?

“Lo scopo è quello di applicare le tecnologie abilitanti nel settore dell’agricoltura. Napoli è la proponente, ma l’amministratore del progetto è la Fondazione Agritech, nata come da avviso pubblico. Ha 47 partners al suo interno, tra cui enti vigilanti e non dal Mur e imprese. Realizzeremo cinque macro-obiettivi: adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici, riduzione degli sprechi, tracciabilità della filiera agroalimentare, tutela e valorizzazione delle aree interne, sviluppo di nuovi modelli per un’agricoltura sostenibile. Per svilupparli abbiamo 9 macro progetti, capitanati da vari enti sparsi sul territorio nazionale. Si tratta di un finanziamento epocale senza precedenti per il nostro settore. La deadline è il 28 febbraio del 2026, i soldi vanno spesi entro quella data. Agritech, però, vorrà vivere anche dopo, abbiamo studiato per questo”.

In gioco, ancora grazie ai fondi del Pnrr, ci sono altri due progetti: il partenariato esteso su ‘Modelli di alimentazione sostenibile’ e l’infrastruttura di ricerca Metrofood-it. Di che si tratta?

“Al primo, il cui hub è l’Università di Parma, noi partecipiamo con una grossa quota, circa 14 milioni di euro. Il progetto guarda al trasformato, cioè all’impatto dell’alimento sulla salute e alla sua trasformazione. Anche in questo caso sono il responsabile d’Ateneo. Metrofood, invece, è un’infrastruttura di ricerca più incentrata su tematiche di tracciabilità. In questo caso l’hub è l’Enea”.

Qual è lo stato di salute attuale del Dipartimento?

“I numeri sono veramente incoraggianti. È chiaro, non è tutto rose e fiori. Facciamo i conti con tutti i limiti della Pubblica amministrazione, cioè siamo ingessati alla normativa attuale, non abbiamo così tanto margine per intervenire nel riammodernamento della struttura, perché è competenza della Sovrintendenza. Ciononostante si apriranno opportunità importanti per chi vorrà formarsi qui. La nostra attività formativa mira ad avere studenti e laureati assolutamente sul pezzo, nel miglior Dipartimento d‘Italia nel settore.

Il suo augurio per gli anni a venire.

“Forza Agraria e che questo livello raggiunto venga mantenuto. Io sono una persona molto entusiasta e non risparmio una sola chilocaloria per il Dipartimento. Continueremo così”.

Claudio Tranchino

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