Il commento della prof.ssa Anna Maria Rao: invece di indignarsi sarebbe preferibile leggere un libro di Storia

La puntata su Napoli della trasmissione “Città segrete” di Corrado Augias ha scatenato una sommossa partenopea. Soprattutto sui social, dito puntato contro il famoso giornalista e conduttore della Rai che, secondo moltissimi napoletani, avrebbe fatto uso e abuso di luoghi comuni nel raccontare la città: troppa camorra e rifiuti, ancora Cutolo e i rapporti tra Maradona e il boss Giuliano, affermazioni negative su Masaniello, ricostruzione storica poco gradita rispetto alla Repubblica di Napoli e ai fatti del 1799, risalto non adeguato alla cultura e ai grandi personaggi partenopei. Augias ha difeso le sue ragioni con un intervento pubblicato sul quotidiano la Repubblica. La prof.ssa Anna Maria Rao, docente Emerito di Storia moderna alla Federico II, sollecitata da Ateneapoli, commenta la vicenda. Premette: “non ho visto l’intera trasmissione. Ho dato una occhiata e sono caduta su una delle cose che ha suscitato più scalpore, la parte nella quale alcune persone parlavano di Raffaele Cutolo come di un benefattore. La cosa mi ha un poco impressionato e mi è parsa del tutto fuori contesto. Ho visto poi gli ultimi tre quarti d’ora della puntata e mi è sembrata fatta abbastanza bene. Certamente quella di Augias è una visione parziale, un punto di vista, e non è la verità storica. D’altronde, però, non credo fosse quello l’intento. L’equivoco in questi casi è di chi pretenderebbe da una trasmissione televisiva la fedele ricostruzione storica di una città”. Argomenta: “Napoli  è una realtà complicata, lo abbiamo sentito dire tante volte da cantanti, scrittori, musicisti. È una città piena di contraddizioni e non è tutto bianco o nero. Credo che, al di là dei limiti che potrebbe avere avuto la trasmissione di Augias, sarebbe bello se chi si è sentito offeso, si è indignato, ne traesse spunto per uno sforzo di approfondimento storico, di conoscenza”. Spiega: “La storia è spesso trascurata o ignorata anche da quelli che si arrabbiano per i giudizi critici su Napoli. Quelli che vantano la grande civiltà napoletana cosa intendono e cosa sanno? Tutti sono capaci di ripetere i luoghi comuni. Sia quelli negativi, sia quelli positivi su questa città. Non è che tutti possano fare gli storici, ma conoscere la storia di questa città che non sta su Marte o su una isola sperduta sarebbe già un passo importante. Sarebbe importante che tutti fossero dotati di capacità critica per rendersi conto che una trasmissione o un film ricostruiscono parzialmente ed in maniera soggettiva. Servirebbe conoscere, però, e la Storia è trascurata. Se invece di indignarsi ci si andasse a leggere un libro di Storia sarebbe meglio”. Un esempio classico di dibattito falsato da luoghi comuni è quello – argomenta la prof.ssa Rao – sulla dinastia dei Borbone. “L’atteggiamento è sempre quello di denigrare o celebrare, ma bisognerebbe conoscere, capire, spiegare. Quella dei Borbone fu una dinastia europea e non ci sono stati solo a Napoli. Nel caso di Napoli c’è certamente una leggenda nera legata alla reazione particolarmente brutale ai fatti del 1799, ma non è che ad essa va sostituta una leggenda rosa. Furono sovrani del loro tempo e si sono comportati come sovrani assoluti dell’epoca nella quale vissero e regnarono”. 
Ritorna all’attualità: “È abbastanza ricorrente il fatto che ci siano reazioni negative quando si mostrano i problemi di Napoli, in maniera più o meno equilibrata ed approfondita. È un po’ come se si dovesse nascondere la polvere sotto il tappeto, come se ci si sentisse messi sotto accusa. Noi napoletani a volte sembra che oscilliamo tra senso di superiorità e senso di inferiorità. Entrambi negativi, ovviamente”. Se Augias non l’ha convinta fino in fondo, ma non ha neanche provocato indignazione, Rao promuove, tra le trasmissioni che spesso si sono occupate di Italia meridionale, quelle di Domenico Iannacone. “Sono di straordinaria sensibilità emotiva – commenta – e di straordinaria razionalità. Fanno conoscere aspetti concreti che vengono ignorati nel bene e nel male”. 
 
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