La prof.ssa Gambardella eletta alla guida del Dipartimento di Scienze Sociali

La prof.ssa Dora Gambardella è il nuovo Direttore del Dipartimento di Scienze Sociali. Unica candidata, è stata eletta il 30 marzo nel corso di una votazione che si è svolta da remoto. Subentra al prof. Stefano Consiglio,  dimessosi perché eletto alla presidenza della Scuola delle Scienze Umane e Sociali. Professore ordinario in Sociologia generale, Gambardella è stata Vicedirettore del Dipartimento durante il mandato di Consiglio. “Inizio questa nuova avventura – commenta – in un Dipartimento coeso, che esprime una  posizione ampiamente condivisa. Ho scelto di candidarmi perché credo di avere un grande senso della istituzione e ritengo che lavorare per le Istituzioni con competenza sia la migliore delle combinazioni possibili. So bene che è un impegno gravoso, ma non arrivo impreparata. Il mio lavoro di vicedirettore è stato una ottima palestra di allenamento”. All’inizio del nuovo percorso Gambardella volge lo sguardo a chi l’ha preceduta: “Entro in carica dopo una lunga direzione di Enrica Amaturo e una meno lunga, ma significativa, di Stefano Consiglio e questo mi mette un po’ in una situazione simile all’oratore ad una tavola rotonda che segua autorevoli relatori”. Invita tutti a collaborare. “L’accademia è per me lavoro di squadra, non solo tra i docenti – come sappiamo tutti bene per esperienza della professione – ma anche e soprattutto tra docenti, personale amministrativo e, per la loro parte, gli studenti. La macchina funziona se ogni singolo ingranaggio sa quale è la sua parte, sa che ogni altra parte svolgerà il suo compito e il risultato potrà essere sentito e considerato di tutti. Non è una premessa banale in tempi di Covid: la pandemia ci ha forzato a forme di lavoro – sicuramente necessarie e per alcuni versi innovative – in cui il gioco di squadra ha perso energie, in cui ognuno di noi è oggi più provato, più preoccupato, e sicuramente meno capace di praticare lavoro di squadra perché la maggior parte del nostro impegno continua ad avvenire in solitaria e con ritmi decisamente più intensi e faticosi del passato, come noi tutti sappiamo bene”. Aggiunge: “Credo che oggi più che mai abbiamo bisogno di ritrovare la squadra, recuperando le nostre energie residue e indirizzandole a un progetto collettivo che possa rinvigorire e ridare entusiasmo alle nostre pratiche di lavoro. Il mio auspicio è che la fase pandemica abbia presto fine e, anche grazie alla campagna vaccinale, possiamo tornare presto ad un ritmo di lavoro più ‘normale’ e meno solitario, in sicurezza, nei tempi e nei modi giusti e senza smettere di essere prudenti. Questo vale per il personale, per i docenti e per gli studenti. Dobbiamo ritrovare il nostro spirito di squadra per far funzionare la nostra organizzazione e su questo chiedo l’aiuto di tutti”. 
Obiettivi del suo mandato? “Cercherò con il contributo di tutti di raccogliere i successi del momento, perché ci sono, e di farli diventare duraturi. Sociologia negli anni più recenti è cresciuta molto da vari punti di vista: offerta didattica, immatricolazioni studentesche, volumi di ricerca. Va compiuto uno sforzo di consolidamento e di messa a regime. È importante che si stabilizzino i successi nel medio periodo affinché non restino semplici eventi e fenomeni congiunturali”. 
Gli spazi, una criticità
La criticità in questo momento è certamente legata all’insufficienza degli spazi. Che servono “per docenti e studenti e per le attività laboratoriali”. Dove ricavarli? “Il centro storico resta il cuore dove si colloca la nostra sede. Da tempo abbiamo il progetto condiviso con l’Ateneo di nuovi spazi a San Marcellino. Su un altro versante, non è escluso che San Giovanni a Teduccio possa essere un polo di espansione. Lì già c’è la sede del Corso di Laurea di Innovazione Sociale e quella potrebbe diventare una direzione verso la quale andare. D’altronde, quello del polo universitario a Napoli est è un progetto che cambia fisionomia a vista d’occhio e sta diventando di grande interesse. Ovviamente, San Marcellino e San Giovanni sono ipotesi che vanno tenute insieme e per realizzarle il Dipartimento conta sull’appoggio dell’Ateneo. Dobbiamo esplorare tutte le nostre possibilità, garantendo per noi stessi e per i nostri studenti ambienti di studio e di lavoro adeguati e confortevoli”. 
I numeri della crescita delle immatricolazioni, dice la prof.ssa Gambardella, “vanno contenuti e gestiti, se vogliamo salvaguardare la sostenibilità della nostra offerta, la qualità della didattica ed il benessere dei docenti, che ad oggi sono mediamente responsabili di carichi didattici talvolta elevati o elevatissimi. Alcune decisioni già prese sul finire del mandato di Consiglio hanno anticipato la strategia del consolidamento (reintroduzione del numero programmato locale, richiesta di un budget aggiuntivo per la didattica, per la didattica integrativa e per attività di tutorato), che è anche strategia per prevenire il rischio di abbassamento degli indicatori relativi alla regolarità delle carriere degli studenti”. Nel programma di Gambardella c’è il potenziamento dell’organico docente: “Va riconosciuto il lavoro svolto da tutti i colleghi che nel frattempo hanno maturato le condizioni per un passaggio di carriera, va premiato il merito e dobbiamo impegnarci in una accorta selezione di nuove risorse di docenza che garantiscano la sostenibilità e la qualità della didattica”. Su questo punto, dice, “mi impegno a fare il massimo sforzo possibile perché le nostre richieste arrivino all’Ateneo”. Un Dipartimento che cresce “fa aumentare i carichi di lavoro complessivi anche per il personale amministrativo: più attività da rendicontare, bilanci più complessi, più lavoro dell’ufficio ricerca, ma anche più front office con gli studenti, più attività di tutorato e potrei continuare a lungo. La pandemia ci costringe poi ad un più intenso e assiduo lavoro organizzativo: rende necessario controllare presenze e seguire norme di sicurezza più stringenti, con un aumento del lavoro di coordinamento che è stato essenziale nel corso dell’ultimo anno. Le unità di personale di nuovo ingresso sono risorse importanti su cui fare affidamento, ma abbiamo bisogno di una riflessione complessiva sulle risorse del Dipartimento che valorizzi le competenze e le esperienze preesistenti e insieme collochi adeguatamente le risorse in ingresso, in una logica di equa distribuzione dei carichi di lavoro, di garanzia dell’efficacia dello smart working e di valorizzazione del lavoro di tutti”. Invita su questo punto ad un lavoro di riflessione che “coinvolga i responsabili dei nostri uffici e, se utile, anche i docenti capaci di facilitare la sistematizzazione dell’esistente guardando al futuro. Non mi aspetto che sia tutto facile, ma per far funzionare al meglio la nostra istituzione credo non si possa evitare di lavorare sul buon funzionamento della macchina organizzativa e amministrativa, perché da questa ne discende anche un beneficio per tutti”. Sottolinea: “Se vogliamo aspirare a gestire più progetti e più progetti europei e a lavorare con più studenti dobbiamo essere certi che la nostra macchina amministrativa funzioni al meglio e individuare con chiarezza le esigenze attuali e di medio-lungo periodo, cui rispondere con ulteriori potenziamenti di organico e con qualsiasi altro strumento ci permetta di potenziare le competenze interne”. In questa prospettiva, prosegue la prof.ssa Gambardella, “intendo riflettere su qualche strumento che possa riconoscere al personale amministrativo che dà di più una qualche forma di riconoscimento dello sforzo fatto e credo anche che questo strumento vada pensato trasversalmente ai diversi uffici, agendo in maniera trasparente ed evitando accuratamente di premiare tutti per non far dispiacere nessuno”. Quanto alla ricerca, sostiene la prof.ssa Gambardella, “ben vengano le occasioni che ci investono dall’esterno ma non possiamo soddisfare tutte le richieste che ci arrivano, immaginando ottimisticamente che le nostre capacità di adattamento siano infinite, né ancorare il nostro profilo di ricerca alle richieste di terzi perdendo di vista la nostra identità, la nostra storia ed esperienza pregressa o quello che vogliamo sia la nostra identità futura. Credo, insomma, che dobbiamo essere in grado di selezionare ragionevolmente le occasioni di ricerca scientifica, di terza missione e di attività in conto terzi – tenendo conto delle nostre possibilità, delle nostre capacità non solo di fare, ma anche di fare bene”. 
Tra gli obiettivi del nuovo mandato c’è poi l’adeguamento tecnologico degli spazi: “Le nostre aule devono essere attrezzate. Non possiamo pensare di continuare a fare streaming della lezione in aula rimanendo bloccati davanti alla piccola telecamera di un PC poggiato sulla cattedra. Dobbiamo guardare avanti e attrezzarci per il futuro”. Il cambio della presidenza al CSI “favorisce queste esplorazioni, ma dobbiamo anche pensare strategie alternative che ci consentano di raggiungere questo obiettivo; un gruppo di lavoro che guardi alle innovazioni didattiche – passate e future – unitamente alla infrastrutturazione digitale delle nostre aule penso sarà necessario e molto utile per il nostro futuro. Lo smart working ha costituito un’occasione per semplificare il lavoro amministrativo e digitalizzare le procedure preesistenti. Questa è una direzione su cui credo vada fatto un ulteriore investimento. Capire cosa ha funzionato meglio nel lavoro a distanza e con meno risorse (di tempo, umane, di carte, di moduli) può diventare il punto di partenza per un ammodernamento della macchina amministrativa in linea con i tempi e con la vocazione di un Dipartimento come il nostro. Anche su questo aspetto credo che un gruppo di lavoro misto possa essere utile”.
 
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