“Il chirurgo, per sua natura, pensa di essere inattaccabile. Incredibile a credersi, ritiene di riuscire a non sporcarsi e a non infettarsi mai, forse per quell’istinto esercitato negli anni a saper rispettare i tessuti e la sterilità. Un atteggiamento coraggioso, che non conosce paure, esitazioni, arretramenti, sempre pronto alla sfida, sempre in prima linea”. Sono le parole del prof. Ludovico Docimo, ordinario di Chirurgia Generale e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate della Vanvitelli. Tra marzo e aprile, il docente ha fatto parte della purtroppo numerosissima schiera dei pazienti colpiti dal Covid-19: “Dopo un primo tampone negativo nel sospetto di essere stato infettato, ne ho eseguito un secondo che è risultato positivo”. È seguita “una degenza in Terapia subintensiva, una sfida durata 12 giorni, presso l’Ospedale Cotugno, assistito da ottimi professionisti tra cui anche giovani medici laureati presso la nostra Università e che ricordavano di aver sostenuto con me l’esame di Chirurgia. Mi hanno magnificamente rimesso in forma e sono tornato al mio lavoro e alla mia sala operatoria dopo circa un mese dai primi sintomi, con più impegno e passione!”.
Quale eredità ha lasciato questa esperienza al prof. Docimo? “L’intensa solidarietà di familiari, amici, collaboratori, colleghi da Napoli e da tutta Italia. È stata un’esperienza particolare poiché da medico sono diventato paziente. E la possibilità di donare il plasma per guarire altri pazienti mi ha offerto, infine, l’opportunità di assumere un nuovo ruolo di altruistico aiuto verso chi soffre”. Un pensiero il docente lo rivolge anche “a quanti hanno combattuto o stanno sostenendo una battaglia difficile e soprattutto alla Sanità Campana che ha dimostrato, ancora una volta, di essere un’eccellenza. Il livello socioculturale di una regione si valuta sulla qualità dell’assistenza che è in grado di erogare e stavolta posso affermare che non siamo secondi a nessuno”. Che cosa ci aspetta ora? “Io penserei con le giuste precauzioni che è arrivato il momento dell’immunità di gregge, di fatto i casi sono rari, il virus è affievolito. I vaccini sono ancora lontani, ma, prima dell’autunno, la temperatura estiva ci potrebbe aiutare. Di fatto, ormai, tutte le attività sono riprese e, soprattutto, i protocolli terapeutici sono assolutamente efficaci”.
Quale eredità ha lasciato questa esperienza al prof. Docimo? “L’intensa solidarietà di familiari, amici, collaboratori, colleghi da Napoli e da tutta Italia. È stata un’esperienza particolare poiché da medico sono diventato paziente. E la possibilità di donare il plasma per guarire altri pazienti mi ha offerto, infine, l’opportunità di assumere un nuovo ruolo di altruistico aiuto verso chi soffre”. Un pensiero il docente lo rivolge anche “a quanti hanno combattuto o stanno sostenendo una battaglia difficile e soprattutto alla Sanità Campana che ha dimostrato, ancora una volta, di essere un’eccellenza. Il livello socioculturale di una regione si valuta sulla qualità dell’assistenza che è in grado di erogare e stavolta posso affermare che non siamo secondi a nessuno”. Che cosa ci aspetta ora? “Io penserei con le giuste precauzioni che è arrivato il momento dell’immunità di gregge, di fatto i casi sono rari, il virus è affievolito. I vaccini sono ancora lontani, ma, prima dell’autunno, la temperatura estiva ci potrebbe aiutare. Di fatto, ormai, tutte le attività sono riprese e, soprattutto, i protocolli terapeutici sono assolutamente efficaci”.
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