“Una riapertura difficile”: è così che si annunciava già dai primi di settembre la ripresa delle attività didattiche a L’Orientale. “È stato necessario, però, attendere fino al 18 settembre perché l’Ateneo potesse comunicarci le nuove istruzioni sull’apertura – afferma Marialuisa Perrella, iscritta al secondo anno di Mediazione Linguistica e Culturale – Era evidente che il perdurare dell’emergenza sanitaria avrebbe imposto nuove misure di sicurezza anche in Campania, tuttavia non abbiamo ancora chiaro il programma dei corsi del primo semestre”. Un dato è certo: si comincerà il prossimo 5 ottobre. “Non conosciamo, però, ancora l’orario delle lezioni né l’organizzazione con la quale sono stati predisposti ad esempio i corsi interdipartimentali, seguiti da un numero maggiore di studenti e che richiedono dunque uno smistamento capillare dei frequentanti. Per il momento è stata fatta un’unica distinzione tra corsisti delle Triennali e di Magistrale. Chiaramente, per i primi, con le aule che abbiamo a disposizione, sarebbe stato impossibile pensare a una ripartenza in sicurezza. Insomma, ci è voluto tempo per comunicare la notizia, ma ce l’aspettavamo già: ci toccheranno altri tre mesi davanti al computer”.
Le gravi carenze strutturali e l’assenza di spazi adeguati, di cui gli studenti lamentano le ristrettezze già da molti anni prima dell’emergenza Covid, “hanno evidentemente condizionato le decisioni degli organi collegiali. Se i corsi però dovessero continuare a oltranza online, sarebbe giusto da parte nostra richiedere almeno una riduzione ulteriore sulle tasse”. È la replica di Gianluigi Gallo, studente di Lingue e Culture Comparate. I corsi delle Triennali proseguiranno infatti a distanza fino al 15 gennaio nelle aule virtuali di Microsoft Teams.
Le gravi carenze strutturali e l’assenza di spazi adeguati, di cui gli studenti lamentano le ristrettezze già da molti anni prima dell’emergenza Covid, “hanno evidentemente condizionato le decisioni degli organi collegiali. Se i corsi però dovessero continuare a oltranza online, sarebbe giusto da parte nostra richiedere almeno una riduzione ulteriore sulle tasse”. È la replica di Gianluigi Gallo, studente di Lingue e Culture Comparate. I corsi delle Triennali proseguiranno infatti a distanza fino al 15 gennaio nelle aule virtuali di Microsoft Teams.
Alla Magistrale sarà il docente a scegliere…
Per gli insegnamenti della Magistrale “si prevede una modalità mista fatta di incontri a distanza e dal 19 ottobre anche incontri in presenza con ingressi contingentati e obbligo di mascherina al chiuso. Tuttavia, non è stata in alcun modo specificata né in che modo avverrà l’organizzazione didattica integrata né tantomeno sono state divulgate le precauzioni che dovremmo adoperare per evitare assembramenti. Quante persone potranno realmente tornare in aule che hanno la capienza massima di 120 posti a sedere? Non tutti i corsi della Magistrale sono seguiti da dieci persone. A Lingua Inglese siamo, ad esempio, anche sulla Magistrale, oltre cinquanta sul solo Corso di Traduzione Specialistica”, spiega Cinzia Lepore. Un dettaglio non trascurabile emerso in margine alle comunicazioni ufficiali: “abbiamo appreso finalmente, dopo i chiarimenti intercorsi con i docenti, la logica con cui si determinerà quale corso trasferire anche in presenza. Sarà praticamente il singolo professore che, a sua discrezione, deciderà se tenere il corso in aula oppure online”. Quindi, non c’è una regola valida per tutti. “Non vogliamo però assolutamente giudicare questo criterio, occorre valutare caso per caso il numero di frequentanti che seguono il singolo corso, sia la fragilità stessa del docente. Molti potrebbero decidere di continuare così come fatto finora ed è frustrante che, dopo mesi e mesi davanti allo schermo di un computer, nessuno abbia pensato di escogitare una soluzione univoca per questo nuovo semestre”. Per esempio, “avrebbero potuto mettere a punto una piattaforma dove prenotarsi per seguire i corsi e così monitorare il numero dei presenti”, propone Marta Gallo, di Lingue e Culture Orientali e Africane. Lo stesso dicasi per gli esami. “Siamo una delle poche Università che resteranno ancora non pienamente operative – continua – mentre altrove l’anno accademico ripartirà in presenza e anche gli esami si stanno tenendo de visu”. Anche dopo novembre gli esami si svolgeranno online? Quando riapriranno la segreteria e le biblioteche? Sono le domande ricorrenti, mentre la notizia della didattica integrata rende scettici gli studenti delle Magistrali. “Ipotizziamo che su cinque corsi a semestre soltanto uno avvenga in presenza. Quale studente penserebbe di recarsi in sede per sole due ore quando in teoria dovrebbe seguire altre due lezioni su Teams? Tra l’altro, la connessione Wifi Unior è carente, tutti decideranno di restare a casa propria e utilizzare la propria per non rischiare”. Le preoccupazioni investono, in particolar modo, i soggetti a rischio. Ciononostante, i corsi in presenza verranno registrati ed erogati online per coloro che non potranno seguire, come richiesto e ottenuto dalle rappresentanze studentesche. “L’Ateneo dovrebbe aver cura di progettare una didattica agevole per gli studenti più vulnerabili, con patologie pregresse o immunodepressi, e dunque richiedere certificati di salute e valutare ogni singolo caso con le dovute cautele. Sappiamo, tuttavia, che la comunità studentesca de L’Orientale conta migliaia di iscritti e tutto ciò non sarebbe possibile”, afferma Eliana Ambrosio, della Magistrale in Letterature e Culture Comparate. Molti interrogativi, dunque, permangono. “Ci saranno limitazioni per l’accesso alle aule? In che modo verranno assegnati i posti? Come facilitare il flusso separato di ingressi e uscite? Personalmente, mi preoccupa molto la gestione dell’emergenza, so che tutto dipenderà dai nostri comportamenti ma non me la sento ancora di andare a seguire i corsi tutti i giorni e viaggiare in mezzi pubblici affollatissimi dove ormai sembra tutto tornato come prima”. E aggiunge: “dubito, inoltre, che l’Università finalmente si sia decisa a programmare con cadenza regolare le varie operazioni di sanificazione, dal momento che come sappiamo bene fino all’anno scorso seguivamo alcuni corsi seduti addirittura sul pavimento, tra rotolini di polvere e sporcizia”. Un aspetto, invece, ribadito a più riprese: “nell’Università non si potrà più circolare liberamente, né entrare in aula studio o incontrarsi nei cortili. I corsi online si seguiranno da casa: resta la cosa più sicura”.
Intanto, prosegue il dibattito con i rappresentanti degli studenti in Senato Accademico e nel Consiglio di Amministrazione che hanno chiesto invece di attrezzare gli spazi vuoti ad aule studio. “Dobbiamo renderci conto che tra gli studenti vige un digital divide – sottolinea Antonio Iovane di Mediazione – Non tutti hanno un computer personale. E, in altri casi, il computer serve a un genitore che deve lavorare in smart working. Non tutti hanno possibilità di uno spazio in casa dove poter seguire le lezioni con tranquillità. Immaginiamo cosa sarà per uno studente del primo anno seguire una lezione di cinese e provare a trascrivere gli ideogrammi dallo schermo del cellulare… Gli studenti che non possiedono risorse adeguate dovrebbero poter contare sull’Università, magari prenotare l’utilizzo di una postazione informatica a Palazzo Giusso o anche un posto in aula studio. Abbiamo, peraltro, pochissime aule informatiche. Forse è venuto il momento di investire finalmente nelle nostre strutture: creare internet point in cui poter fare ricerca, diventare più tecnologici e superare questi computer antidiluviani”. All’interno delle sedi, alle scrivanie nei corridoi o in biblioteca, “si potrebbero applicare adesivi segnaposti come sui treni, mettere a disposizione sapone e disinfettante mani, segnalare con attenzione i percorsi guidati e fare in modo che il personale possa vigilare sulla sicurezza di tutti”. Sono alcune delle misure fattibili proposte dagli studenti per interventi mirati alla ripresa graduale delle attività in presenza. Difficile è prevedere l’evoluzione degli indici di contagio nei mesi a venire, dove “si prospetta a partire dal mese di novembre un aggravarsi della situazione a causa dell’ondata influenzale. Non riusciamo a essere sereni”, le parole della studentessa Angela Panico. C’è chi propende per introdurre maggiori filtri all’ingresso, anche se “sarebbe assurdo impostare il numero chiuso sui corsi più affollati perché, eccetto Inglese, tutti gli insegnamenti di lingua partono da un livello elementare. Vero anche che un numero inferiore di iscritti ci darebbe più possibilità di accedere alle borse di studio e svolgere una didattica agevole e funzionale. Non capisco perché per le scuole si sia deciso di aprire in maniera indiscriminata, mentre per l’Università non si riesca a trovare un accordo per garantire un’organizzazione degna del nome che il nostro Ateneo porta. Manca nei fatti un piano d’azione coeso”. Arriva presto la replica: “nessuna scuola ha i nostri numeri. Continuare con le videolezioni è stata una scelta saggia”.
Per gli insegnamenti della Magistrale “si prevede una modalità mista fatta di incontri a distanza e dal 19 ottobre anche incontri in presenza con ingressi contingentati e obbligo di mascherina al chiuso. Tuttavia, non è stata in alcun modo specificata né in che modo avverrà l’organizzazione didattica integrata né tantomeno sono state divulgate le precauzioni che dovremmo adoperare per evitare assembramenti. Quante persone potranno realmente tornare in aule che hanno la capienza massima di 120 posti a sedere? Non tutti i corsi della Magistrale sono seguiti da dieci persone. A Lingua Inglese siamo, ad esempio, anche sulla Magistrale, oltre cinquanta sul solo Corso di Traduzione Specialistica”, spiega Cinzia Lepore. Un dettaglio non trascurabile emerso in margine alle comunicazioni ufficiali: “abbiamo appreso finalmente, dopo i chiarimenti intercorsi con i docenti, la logica con cui si determinerà quale corso trasferire anche in presenza. Sarà praticamente il singolo professore che, a sua discrezione, deciderà se tenere il corso in aula oppure online”. Quindi, non c’è una regola valida per tutti. “Non vogliamo però assolutamente giudicare questo criterio, occorre valutare caso per caso il numero di frequentanti che seguono il singolo corso, sia la fragilità stessa del docente. Molti potrebbero decidere di continuare così come fatto finora ed è frustrante che, dopo mesi e mesi davanti allo schermo di un computer, nessuno abbia pensato di escogitare una soluzione univoca per questo nuovo semestre”. Per esempio, “avrebbero potuto mettere a punto una piattaforma dove prenotarsi per seguire i corsi e così monitorare il numero dei presenti”, propone Marta Gallo, di Lingue e Culture Orientali e Africane. Lo stesso dicasi per gli esami. “Siamo una delle poche Università che resteranno ancora non pienamente operative – continua – mentre altrove l’anno accademico ripartirà in presenza e anche gli esami si stanno tenendo de visu”. Anche dopo novembre gli esami si svolgeranno online? Quando riapriranno la segreteria e le biblioteche? Sono le domande ricorrenti, mentre la notizia della didattica integrata rende scettici gli studenti delle Magistrali. “Ipotizziamo che su cinque corsi a semestre soltanto uno avvenga in presenza. Quale studente penserebbe di recarsi in sede per sole due ore quando in teoria dovrebbe seguire altre due lezioni su Teams? Tra l’altro, la connessione Wifi Unior è carente, tutti decideranno di restare a casa propria e utilizzare la propria per non rischiare”. Le preoccupazioni investono, in particolar modo, i soggetti a rischio. Ciononostante, i corsi in presenza verranno registrati ed erogati online per coloro che non potranno seguire, come richiesto e ottenuto dalle rappresentanze studentesche. “L’Ateneo dovrebbe aver cura di progettare una didattica agevole per gli studenti più vulnerabili, con patologie pregresse o immunodepressi, e dunque richiedere certificati di salute e valutare ogni singolo caso con le dovute cautele. Sappiamo, tuttavia, che la comunità studentesca de L’Orientale conta migliaia di iscritti e tutto ciò non sarebbe possibile”, afferma Eliana Ambrosio, della Magistrale in Letterature e Culture Comparate. Molti interrogativi, dunque, permangono. “Ci saranno limitazioni per l’accesso alle aule? In che modo verranno assegnati i posti? Come facilitare il flusso separato di ingressi e uscite? Personalmente, mi preoccupa molto la gestione dell’emergenza, so che tutto dipenderà dai nostri comportamenti ma non me la sento ancora di andare a seguire i corsi tutti i giorni e viaggiare in mezzi pubblici affollatissimi dove ormai sembra tutto tornato come prima”. E aggiunge: “dubito, inoltre, che l’Università finalmente si sia decisa a programmare con cadenza regolare le varie operazioni di sanificazione, dal momento che come sappiamo bene fino all’anno scorso seguivamo alcuni corsi seduti addirittura sul pavimento, tra rotolini di polvere e sporcizia”. Un aspetto, invece, ribadito a più riprese: “nell’Università non si potrà più circolare liberamente, né entrare in aula studio o incontrarsi nei cortili. I corsi online si seguiranno da casa: resta la cosa più sicura”.
Intanto, prosegue il dibattito con i rappresentanti degli studenti in Senato Accademico e nel Consiglio di Amministrazione che hanno chiesto invece di attrezzare gli spazi vuoti ad aule studio. “Dobbiamo renderci conto che tra gli studenti vige un digital divide – sottolinea Antonio Iovane di Mediazione – Non tutti hanno un computer personale. E, in altri casi, il computer serve a un genitore che deve lavorare in smart working. Non tutti hanno possibilità di uno spazio in casa dove poter seguire le lezioni con tranquillità. Immaginiamo cosa sarà per uno studente del primo anno seguire una lezione di cinese e provare a trascrivere gli ideogrammi dallo schermo del cellulare… Gli studenti che non possiedono risorse adeguate dovrebbero poter contare sull’Università, magari prenotare l’utilizzo di una postazione informatica a Palazzo Giusso o anche un posto in aula studio. Abbiamo, peraltro, pochissime aule informatiche. Forse è venuto il momento di investire finalmente nelle nostre strutture: creare internet point in cui poter fare ricerca, diventare più tecnologici e superare questi computer antidiluviani”. All’interno delle sedi, alle scrivanie nei corridoi o in biblioteca, “si potrebbero applicare adesivi segnaposti come sui treni, mettere a disposizione sapone e disinfettante mani, segnalare con attenzione i percorsi guidati e fare in modo che il personale possa vigilare sulla sicurezza di tutti”. Sono alcune delle misure fattibili proposte dagli studenti per interventi mirati alla ripresa graduale delle attività in presenza. Difficile è prevedere l’evoluzione degli indici di contagio nei mesi a venire, dove “si prospetta a partire dal mese di novembre un aggravarsi della situazione a causa dell’ondata influenzale. Non riusciamo a essere sereni”, le parole della studentessa Angela Panico. C’è chi propende per introdurre maggiori filtri all’ingresso, anche se “sarebbe assurdo impostare il numero chiuso sui corsi più affollati perché, eccetto Inglese, tutti gli insegnamenti di lingua partono da un livello elementare. Vero anche che un numero inferiore di iscritti ci darebbe più possibilità di accedere alle borse di studio e svolgere una didattica agevole e funzionale. Non capisco perché per le scuole si sia deciso di aprire in maniera indiscriminata, mentre per l’Università non si riesca a trovare un accordo per garantire un’organizzazione degna del nome che il nostro Ateneo porta. Manca nei fatti un piano d’azione coeso”. Arriva presto la replica: “nessuna scuola ha i nostri numeri. Continuare con le videolezioni è stata una scelta saggia”.
Il test d’Inglese
Sono appena cominciate, sempre online, le prime attività di orientamento per le matricole, che dallo scorso 14 settembre hanno iniziato a seguire lezioni introduttive ai Corsi di Studio per il Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo e a confrontarsi con i docenti dei singoli Corsi incardinati negli altri due Dipartimenti. Una guida fondamentale verso l’immatricolazione “in vista della compilazione del piano di studio a partire dalla metà di ottobre, perché ci aiuta a fare un primo screening tra le lingue e filtrare la nostra scelta step by step”. Appena superato anche l’appuntamento con il Test di Inglese, che ha visto centinaia di partecipanti alle sessioni del 16 e del 17 settembre. “Abbiamo svolto il giorno prima un test di collaudo senza nessun tipo di intoppo e abbiamo già ricevuto i risultati”, afferma Benedetta Siano, matricola. Nessuna flessione significativa sul numero di candidati. “C’erano oltre 100 persone collegate nel mio turno, adesso finalmente potremo procedere con le immatricolazioni”, che restano aperte fino al 10 novembre.
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