I traguardi che lasciano intravedere un segnale positivo di continuità della vita universitaria: più di 80 studenti hanno conseguito la laurea a L’Orientale in fase lockdown, discutendo la propria tesi direttamente da casa. Nulla, però, è cambiato in quella giornata: lo stesso entusiasmo, per altri la stessa ansia e, per alcuni di loro intervistati, risultati ugualmente eccellenti. Ma com’è stato laurearsi online? “Atipico, tutto molto strano. Quando si è studenti, si pensa sempre al momento della laurea e ai festeggiamenti che seguiranno. Per noi non è stato così, ma ugualmente speciale, perché ho potuto cogliere l’autentico valore del momento e viverlo con la mia famiglia”, le parole di Giacomo Caporrino, neolaureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. “Nei momenti difficili, è importante guardare sempre il lato positivo delle cose”, malgrado gli imprevisti. Per esempio, “la mia linea internet che si è bloccata nel momento in cui sono stato proclamato dottore”. La tesi di Giacomo nei mesi precedenti la laurea ha seguito una particolare trafila: prendendo spunto da ciò che stava accadendo, ha scelto di occuparsi di ‘Emergenza Sanitaria Globale: pandemie ed epidemie nella storia delle relazioni internazionali’, questo l’oggetto della tesi. “Durante la discussione, il mio relatore, prof. Paolo Wulzer, con una battuta divertente mi ha dato dell’untore. Scherzi a parte, la mia tesi in partenza verteva su un’altra materia, dopodiché per varie problematiche sono stato costretto a cambiare i miei piani e a inizio febbraio ho optato per Storia delle Relazioni Internazionali”. Alla luce di quello che stava succedendo in Cina nel mese di febbraio, “mi è venuta l’idea di affrontare l’argomento pandemie ed epidemie e le conseguenti ricadute internazionali di questi fenomeni”. Ciononostante, a inizio febbraio “il Covid-19 era ancora circoscritto alla Cina, mai avrei immaginato di studiare l’argomento proprio in quarantena”. Quali le conclusioni tratte? “Sicuramente, non sottovalutare mai il problema delle emergenze sanitarie globali, perché come le guerre possono avere risvolti importantissimi e dolorosi per l’umanità a livello internazionale. Basti pensare alla più grande e spaventosa pandemia della storia, l’influenza spagnola del 1918-1920, che ha velocizzato la fine della Grande guerra ed è stata, in un certo senso, una delle concause indirette del Secondo conflitto mondiale, poiché tra le altre ragioni storiche essa ha gradualmente contribuito all’ascesa del nazismo in Germania”. Tra le altre emergenze sanitarie esaminate da Giacomo sul piano dei rapporti globali, “ho dedicato un capitolo alle epidemie sorte nel tempo della globalizzazione: insieme al Covid, la Sars del 2001 e l’Ebola del 2014. Nell’ultimo capitolo, infine, ho analizzato il nuovo pericolo incombente nel mondo, la guerra batteriologica”. Intanto, “mi attendono altri due anni, spero, di studi universitari. Proseguirò il mio percorso a L’Orientale, sempre in Relazioni Internazionali. Il mio sogno è lavorare nell’ambito diplomatico, ma allo stesso tempo continuerò a coltivare i miei interessi per la politica e il giornalismo”.
Neolaureata del Corso di Laurea Triennale in Lingue e Culture Orientali e Africane è Simona De Sio che, al termine dell’esperienza, dice: “sono davvero contenta di averlo scelto perché questo Corso mi ha dato modo, oltre che di imparare due lingue orientali, anche di conoscere più nello specifico la cultura e la storia di Cina e Giappone”. La sua tesi si intitola ‘Italia e Cina: l’antica e la nuova Via della Seta’. Una scelta, quella di un elaborato in Storia e Istituzioni della Cina contemporanea con relatrice la prof.ssa Paola Paderni, dettata anche dall’intenzione di approfondire i legami tra i due Paesi “dal punto di vista culturale, politico ed economico per tracciare una linea comune d’azione che si è rivelata e si rivela ancora fondamentale per gli scambi e i flussi di merci”. Anche se “devo dire che mai mi sarei aspettata, dopo tre anni di sacrifici, di sedermi a una scrivania e illustrare il mio lavoro tramite una piattaforma di videochat”. Tuttavia, “la laurea, seppure online, è stata una grande emozione, anzi, forse la distanza fisica dalla Commissione e il fatto di trovarsi in un luogo accogliente come la propria casa mi ha fatto vivere la situazione con un po’ più di tranquillità”. A proposito del recentissimo discorso su quello che è stato definito da certi media ‘il virus cinese’, Simona commenta: “purtroppo, si sentono tante cose in giro, la maggior parte delle volte dette per ignoranza. Il mio percorso di studio mi ha dato la possibilità di approfondire l’antichissima cultura cinese e pensare con cognizione di causa a tutto ciò che stava accadendo”. All’inizio, “nessuno si aspettava che il virus si potesse espandere in tutto il mondo con una tale velocità, ma quando si sono ritrovati i primi casi positivi al di fuori della Cina si è diffuso il panico”. Il punto di vista della neolaureata: “Siamo bravi a puntare il dito contro gli altri e a discriminare il prossimo, ma alla fine ci siamo ritrovati tutti coinvolti in questa emergenza: è il risultato di un mondo globalizzato così come lo abbiamo voluto”. In realtà, continua, “il modo in cui la Cina ha affrontato l’emergenza è da ammirare e, nonostante fossero stati i primi a esserne colpiti, appena hanno potuto, hanno cercato di aiutare gli altri”. E dopo la laurea? L’obiettivo a breve termine è quello di “continuare gli studi con la Magistrale. Se dovessi pensare sul lungo periodo, direi che mi piacerebbe trasferirmi in Cina per qualche mese, studiare sul posto la lingua ed entrare in contatto con ciò che ho sempre letto nei libri”.
Tra i laureati della Magistrale, Viviana Russo. Ha conseguito il titolo in Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea: “Ho deciso di iscrivermi a questo Corso dopo avere terminato la Triennale in Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe, mossa dal desiderio di proseguire lo studio delle lingue a L’Orientale ma, allo stesso tempo, di non seguire corsi simili a quelli già affrontati in precedenza”. Perciò, sbirciando l’offerta formativa attiva sul secondo livello, “sin da subito sono stata colpita dal Corso per la possibilità di sviluppare competenze generali, non limitate allo studio di lingua, letteratura e linguistica, ma volte alla comunicazione in un contesto interdisciplinare e interculturale”. Oggi, da neo laureata, è convinta di aver fatto “una buona scelta, dal punto di vista didattico, culturale e soprattutto umano”. Questo Corso, “focalizzandosi sull’incontro, sul confronto e l’intreccio tra linguaggi e culture, mi ha permesso di avvicinarmi a nuove prospettive”. Anche per lei, il giorno della laurea, “nonostante tutto, è stato emozionante e, sicuramente, indimenticabile. Nessuno avrebbe mai immaginato di discutere la tesi tra le mura di casa”. In particolare, Viviana ha scelto una tesi in Geografia urbana e delle migrazioni internazionali, seguita dal relatore Fabio Amato e con correlatrice la prof.ssa Luigia Annunziata, dal titolo ‘Un viaggio nel cinema italiano: immigrazione, discriminazione e islamofobia’. Tre temi caldi della nostra contemporaneità, che il linguaggio dei media però non sempre racconta con il necessario approfondimento culturale, sociale e antropologico che l’argomento richiede per un approccio multiculturale. Talvolta, spiega Viviana, a proposito dell’islamofobia, “i media potrebbero contribuire alla diffusione di questa nuova forma di razzismo, veicolando giudizi negativi sull’Islam, accostandolo all’idea del fondamentalismo islamico o ancora mettendo in evidenza gli ostacoli all’integrazione posti dalle differenze culturali tra Occidente e mondo musulmano”. Dall’analisi di una vasta filmografia, che va dal cinema d’autore alle pellicole di Totò, sino a produzioni recenti, “è emerso che nel cinema italiano è comune rappresentare gli immigrati, soprattutto quelli di fede islamica, come i nemici, pericolosi o clandestini, come coloro che vogliono privare gli italiani del lavoro o che maltrattano le donne”. Queste modalità di rappresentazione dell’altro “incitano gli spettatori alla propagazione di luoghi comuni”. Inoltre, “con l’intento di contrastare l’avversione nei confronti della religione islamica, ma anche l’ostilità verso i suoi fedeli, alcune commedie italiane degli ultimi anni stanno affrontando il tema deridendo gli italiani medi che si lasciano trasportare dai cliché”. Questi film, come ‘Bangla’ (premiato quest’anno ai David di Donatello) e i successi di Checco Zalone, di cui l’ultimissimo ‘Tolo Tolo’, “mostrano al pubblico quanto gli italiani siano vittime degli stereotipi e dimostrano che per combatterli basterebbe semplicemente allargare gli orizzonti e rispettare le culture altrui”. Una tesi che parte dalla discriminazione nei confronti dei musulmani “per poi allacciarsi e opporsi a tutti i tipi di razzismo, passati, presenti e futuri. Ho esteso, difatti, la ricerca anche ai film sul tema dell’immigrazione e delle seconde generazioni, perché il meccanismo che permette l’associazione della diversità a una minaccia può essere applicato all’analisi di ogni qualsivoglia fenomeno di xenofobia”. Un’affermazione che incrocia il dibattito attuale sulla regolarizzazione degli immigrati in Italia, “fondamentale, a mio parere, anche se – prosegue Viviana – doveva essere proposta a prescindere e non in un momento d’emergenza dovuto al Covid-19”. Quanto al futuro, conclude: “le mie due passioni sono il turismo e l’insegnamento delle lingue. Laurearsi in questo periodo è alquanto sconfortante, ma farò di tutto per portare avanti i miei obiettivi”.
Neolaureata del Corso di Laurea Triennale in Lingue e Culture Orientali e Africane è Simona De Sio che, al termine dell’esperienza, dice: “sono davvero contenta di averlo scelto perché questo Corso mi ha dato modo, oltre che di imparare due lingue orientali, anche di conoscere più nello specifico la cultura e la storia di Cina e Giappone”. La sua tesi si intitola ‘Italia e Cina: l’antica e la nuova Via della Seta’. Una scelta, quella di un elaborato in Storia e Istituzioni della Cina contemporanea con relatrice la prof.ssa Paola Paderni, dettata anche dall’intenzione di approfondire i legami tra i due Paesi “dal punto di vista culturale, politico ed economico per tracciare una linea comune d’azione che si è rivelata e si rivela ancora fondamentale per gli scambi e i flussi di merci”. Anche se “devo dire che mai mi sarei aspettata, dopo tre anni di sacrifici, di sedermi a una scrivania e illustrare il mio lavoro tramite una piattaforma di videochat”. Tuttavia, “la laurea, seppure online, è stata una grande emozione, anzi, forse la distanza fisica dalla Commissione e il fatto di trovarsi in un luogo accogliente come la propria casa mi ha fatto vivere la situazione con un po’ più di tranquillità”. A proposito del recentissimo discorso su quello che è stato definito da certi media ‘il virus cinese’, Simona commenta: “purtroppo, si sentono tante cose in giro, la maggior parte delle volte dette per ignoranza. Il mio percorso di studio mi ha dato la possibilità di approfondire l’antichissima cultura cinese e pensare con cognizione di causa a tutto ciò che stava accadendo”. All’inizio, “nessuno si aspettava che il virus si potesse espandere in tutto il mondo con una tale velocità, ma quando si sono ritrovati i primi casi positivi al di fuori della Cina si è diffuso il panico”. Il punto di vista della neolaureata: “Siamo bravi a puntare il dito contro gli altri e a discriminare il prossimo, ma alla fine ci siamo ritrovati tutti coinvolti in questa emergenza: è il risultato di un mondo globalizzato così come lo abbiamo voluto”. In realtà, continua, “il modo in cui la Cina ha affrontato l’emergenza è da ammirare e, nonostante fossero stati i primi a esserne colpiti, appena hanno potuto, hanno cercato di aiutare gli altri”. E dopo la laurea? L’obiettivo a breve termine è quello di “continuare gli studi con la Magistrale. Se dovessi pensare sul lungo periodo, direi che mi piacerebbe trasferirmi in Cina per qualche mese, studiare sul posto la lingua ed entrare in contatto con ciò che ho sempre letto nei libri”.
Tra i laureati della Magistrale, Viviana Russo. Ha conseguito il titolo in Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea: “Ho deciso di iscrivermi a questo Corso dopo avere terminato la Triennale in Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe, mossa dal desiderio di proseguire lo studio delle lingue a L’Orientale ma, allo stesso tempo, di non seguire corsi simili a quelli già affrontati in precedenza”. Perciò, sbirciando l’offerta formativa attiva sul secondo livello, “sin da subito sono stata colpita dal Corso per la possibilità di sviluppare competenze generali, non limitate allo studio di lingua, letteratura e linguistica, ma volte alla comunicazione in un contesto interdisciplinare e interculturale”. Oggi, da neo laureata, è convinta di aver fatto “una buona scelta, dal punto di vista didattico, culturale e soprattutto umano”. Questo Corso, “focalizzandosi sull’incontro, sul confronto e l’intreccio tra linguaggi e culture, mi ha permesso di avvicinarmi a nuove prospettive”. Anche per lei, il giorno della laurea, “nonostante tutto, è stato emozionante e, sicuramente, indimenticabile. Nessuno avrebbe mai immaginato di discutere la tesi tra le mura di casa”. In particolare, Viviana ha scelto una tesi in Geografia urbana e delle migrazioni internazionali, seguita dal relatore Fabio Amato e con correlatrice la prof.ssa Luigia Annunziata, dal titolo ‘Un viaggio nel cinema italiano: immigrazione, discriminazione e islamofobia’. Tre temi caldi della nostra contemporaneità, che il linguaggio dei media però non sempre racconta con il necessario approfondimento culturale, sociale e antropologico che l’argomento richiede per un approccio multiculturale. Talvolta, spiega Viviana, a proposito dell’islamofobia, “i media potrebbero contribuire alla diffusione di questa nuova forma di razzismo, veicolando giudizi negativi sull’Islam, accostandolo all’idea del fondamentalismo islamico o ancora mettendo in evidenza gli ostacoli all’integrazione posti dalle differenze culturali tra Occidente e mondo musulmano”. Dall’analisi di una vasta filmografia, che va dal cinema d’autore alle pellicole di Totò, sino a produzioni recenti, “è emerso che nel cinema italiano è comune rappresentare gli immigrati, soprattutto quelli di fede islamica, come i nemici, pericolosi o clandestini, come coloro che vogliono privare gli italiani del lavoro o che maltrattano le donne”. Queste modalità di rappresentazione dell’altro “incitano gli spettatori alla propagazione di luoghi comuni”. Inoltre, “con l’intento di contrastare l’avversione nei confronti della religione islamica, ma anche l’ostilità verso i suoi fedeli, alcune commedie italiane degli ultimi anni stanno affrontando il tema deridendo gli italiani medi che si lasciano trasportare dai cliché”. Questi film, come ‘Bangla’ (premiato quest’anno ai David di Donatello) e i successi di Checco Zalone, di cui l’ultimissimo ‘Tolo Tolo’, “mostrano al pubblico quanto gli italiani siano vittime degli stereotipi e dimostrano che per combatterli basterebbe semplicemente allargare gli orizzonti e rispettare le culture altrui”. Una tesi che parte dalla discriminazione nei confronti dei musulmani “per poi allacciarsi e opporsi a tutti i tipi di razzismo, passati, presenti e futuri. Ho esteso, difatti, la ricerca anche ai film sul tema dell’immigrazione e delle seconde generazioni, perché il meccanismo che permette l’associazione della diversità a una minaccia può essere applicato all’analisi di ogni qualsivoglia fenomeno di xenofobia”. Un’affermazione che incrocia il dibattito attuale sulla regolarizzazione degli immigrati in Italia, “fondamentale, a mio parere, anche se – prosegue Viviana – doveva essere proposta a prescindere e non in un momento d’emergenza dovuto al Covid-19”. Quanto al futuro, conclude: “le mie due passioni sono il turismo e l’insegnamento delle lingue. Laurearsi in questo periodo è alquanto sconfortante, ma farò di tutto per portare avanti i miei obiettivi”.
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