Congelato, per il momento, l’appuntamento per la scelta dei grandi elettori. Avrebbe dovuto svolgersi nel mese di aprile: un primo passo per iniziare a prospettare le elezioni del futuro Rettore de L’Orientale, che subentrerà alla germanista prof.ssa Elda Morlicchio dopo sei anni di mandato (in scadenza il prossimo 31 ottobre). “Il decreto stabilito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri blocca fino a fine luglio tutte le attività. Dunque, non si potrà procedere con la convocazione dei corpi elettorali prima di settembre o ottobre”, spiega il prof. Roberto Tottoli, docente di Islamistica, incardinato presso il Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo, per ora unico candidato alla successione. “Ad agosto, sicuramente, potremo capire qualcosa in più e iniziare a progettare gradualmente gli step che precedono il passaggio alla carica: oltre agli aspetti procedurali inerenti all’indizione delle elezioni (previste inizialmente a giugno), in merito alle quali è difficile immaginare una data a causa dell’emergenza, bisognerà avviare una cooperazione con tutti i colleghi e decani”. In ogni caso, la nomina ufficiale dovrebbe avvenire nel mese di novembre. In circostanze normali, a quest’ora, “avremmo già svolto metà di queste operazioni: in fondo, L’Orientale non è un Ateneo immenso. Siamo circa 200 docenti e, prima della chiusura totale, avevo espresso la mia volontà di candidarmi a metà dei colleghi. Avrei voluto naturalmente che, a questo momento, facesse seguito una visita agli altri due Dipartimenti (Scienze Umane e Sociali e Studi Letterari, Linguistici e Comparati). Non credo che il virus ci impedisca di avviare il dibattito preelettorale, se sarà necessario, in altre forme”. Tuttavia, “terrei molto a partecipare dal vivo all’assemblea generale, che si è sempre svolta in presenza e rappresenta un momento davvero unico, dove abbiamo l’occasione di incontrare tutta la filiera universitaria, ivi compresi i rappresentanti degli studenti e il personale tecnico-amministrativo”.
Assemblea generale on-line se non sarà possibile il confronto in presenza
Assemblea generale on-line se non sarà possibile il confronto in presenza
Nessuno di questi passaggi verrà a mancare: “siamo solo in stand-by. Non ci vedrei nulla di male, per esempio, a trasferire i momenti di confronto in una modalità online se a settembre, sentite le autorità nazionali, dovessimo constatare l’impossibilità di un ritorno nelle sedi”. Anche in questo caso, bisognerà valutare più fattori: “la didattica e anche i Consigli dipartimentali o altre riunioni e colloqui avvengono a distanza, parliamo però di numeri contenuti. Se non fosse possibile avviare il dibattito in presenza, parallelamente si dovrebbe individuare una modalità che consenta a 200-300 persone di collegarsi a una piattaforma. La situazione evolve, però, di settimana in settimana e i dati lasciano ben sperare. L’auspicio è che si possa quanto prima tornare a lavorare insieme: sarebbe un segnale di ripartenza decisivo per il territorio”. Centrale, però, deve essere la prudenza: “in un modo o nell’altro si farà. Sono fiducioso perché, in genere, quando c’è un solo candidato il confronto, anche con i Dipartimenti (momento preliminare all’assemblea generale), risulta più semplice e immediato. Non si sono, oltre alla mia, palesate altre candidature, ma non è detto che nel corso della campagna elettorale non possano profilarsi ulteriori ipotesi”.
Quali sono, quindi, le sfide che l’Università dovrà cogliere all’indomani del lockdown? “Il virus segna, inevitabilmente, un prima e un dopo, anche nella storia dell’Università. Una cesura storica che è di gran lunga più impattante rispetto a quello che fu all’epoca il passaggio dalle Facoltà ai Dipartimenti. Però, il nostro Ateneo possiede un incontestabile punto di forza: la capacità di adeguarsi al cambiamento”. Pochi giorni dopo la chiusura, “a differenza di altri Atenei, ci eravamo già attrezzati per riconvertire il sistema didattico sul digitale: certo, la didattica in presenza è insostituibile e nessuno di noi vorrebbe mai rinunciarvi. Però, questa è una grande lezione per riflettere sull’esperienza a cui siamo stati obbligati. Dobbiamo far tesoro delle competenze messe a frutto in questi mesi e lavorare in direzione di una crescente digitalizzazione: che avvenga, da un lato, a sostegno di un’utenza che ha meno possibilità di frequentare – gli studenti lavoratori, per esempio – e, dall’altro, per rinforzare grazie alla nostra expertise i materiali supplementari su cui non sempre un corso, già molto ricco, può concentrarsi”. Una didattica che ha, tra l’altro, “scompigliato le forme di partecipazione, registrando in numerosi casi frequenze più alte rispetto a quelle in aula”.
In merito ai suggerimenti espressi da altri docenti e coordinatori sulle future linee di intervento suggerite al candidato, “ringrazio innanzitutto i colleghi per la fiducia e la stima che hanno avuto modo di manifestare e sono disponibile al dialogo con tutti gli altri”. Giudizi che sono pervenuti in contemporanea alla valutazione positiva giunta dall’Anvur, dopo l’ispezione ministeriale dei Cev avvenuta nel novembre scorso: “una notizia che ci ha gratificato, segnalando i nostri punti di eccellenza e allo stesso tempo le linee da perfezionare a partire dal prossimo anno”. In cima all’agenda, l’attenzione rivolta agli spazi universitari. “Da circa vent’anni a L’Orientale siamo tutti d’accordo: gli spazi sono un grosso problema, non sempre sufficienti ad accogliere la massa di studenti. Mi auguro che si possa lavorare su questo punto, ma c’è da dire anche che si tratta di una questione multiforme: condivido la scelta di un’Università come la nostra di situarsi nel centro storico di Napoli. Non sostituirei mai L’Orientale, come l’abbiamo oggi, con un campus. Ma questa scelta implica non pochi problemi, tra cui innanzitutto la necessità di finanziamenti per l’edilizia”. L’obiettivo: “spero che, tra gli altri, la Regione sia un ente con cui avviare un dialogo proficuo inteso a sottolineare anche il ruolo significativo della presenza e del prestigio storico-culturale de L’Orientale per la città metropolitana di Napoli”. Molte, quindi, le discussioni che andranno affrontate in virtù dell’acquisizione (tuttora in corso) di un’altra sede. “Sia con Palazzo del Mediterraneo, che molto prima con l’acquisto di Palazzo Corigliano, l’Università dovette avviare una trattativa lunga e complessa. Ecco, per esempio, mi sono sempre chiesto perché allora i palazzi di proprietà pubblica non possano servire a tal scopo”. Napoli ha molte risorse: “certo, non tutti i luoghi possono essere adibiti a aule, centri o biblioteche universitarie. So, per esperienza diretta o indiretta, che già i precedenti Rettori si erano spesi in tal senso, lavorando di concerto tra cambi di direzione generale. Io sono estremamente favorevole, anzi direi che una nuova acquisizione – visti i nostri numeri – ormai è essenziale”.
Una fase problematica, quella innescata dalla crisi epidemiologica, che ha seguito la transizione di molte categorie: “un nuovo Direttore generale, nuovi Direttori dei Dipartimenti e la conclusione del mandato della nostra Rettrice. Sono sfide non indifferenti. Altrettanto importante, non certo focale adesso, sarà il rinnovamento dell’offerta formativa: i nostri Corsi di Laurea, eredi delle vecchie Facoltà, hanno un’impostazione più o meno simile da circa 10 anni. Il mondo cambia e dobbiamo rispondere aggiornando e arricchendo le nostre competenze di nuovi contenuti”. Non poche incognite all’orizzonte: “quale sarà, per esempio, l’impatto della pandemia sul numero di iscritti?”, interrogativo che condividono anche le altre Università, “collegato non solo ai problemi di mobilità regionale, ma anche alle difficoltà economiche delle famiglie”. Altri dubbi investono la didattica: “probabilmente le lezioni di piccoli numeri continueranno a essere erogate a distanza. Per le altre, sarà possibile rispettare le regole di distanziamento, una volta rientrati nei nostri palazzi e in aule piuttosto anguste? Presto avremo le risposte, è certo che investiremo tutte le energie per garantirle al più presto”.
Quali sono, quindi, le sfide che l’Università dovrà cogliere all’indomani del lockdown? “Il virus segna, inevitabilmente, un prima e un dopo, anche nella storia dell’Università. Una cesura storica che è di gran lunga più impattante rispetto a quello che fu all’epoca il passaggio dalle Facoltà ai Dipartimenti. Però, il nostro Ateneo possiede un incontestabile punto di forza: la capacità di adeguarsi al cambiamento”. Pochi giorni dopo la chiusura, “a differenza di altri Atenei, ci eravamo già attrezzati per riconvertire il sistema didattico sul digitale: certo, la didattica in presenza è insostituibile e nessuno di noi vorrebbe mai rinunciarvi. Però, questa è una grande lezione per riflettere sull’esperienza a cui siamo stati obbligati. Dobbiamo far tesoro delle competenze messe a frutto in questi mesi e lavorare in direzione di una crescente digitalizzazione: che avvenga, da un lato, a sostegno di un’utenza che ha meno possibilità di frequentare – gli studenti lavoratori, per esempio – e, dall’altro, per rinforzare grazie alla nostra expertise i materiali supplementari su cui non sempre un corso, già molto ricco, può concentrarsi”. Una didattica che ha, tra l’altro, “scompigliato le forme di partecipazione, registrando in numerosi casi frequenze più alte rispetto a quelle in aula”.
In merito ai suggerimenti espressi da altri docenti e coordinatori sulle future linee di intervento suggerite al candidato, “ringrazio innanzitutto i colleghi per la fiducia e la stima che hanno avuto modo di manifestare e sono disponibile al dialogo con tutti gli altri”. Giudizi che sono pervenuti in contemporanea alla valutazione positiva giunta dall’Anvur, dopo l’ispezione ministeriale dei Cev avvenuta nel novembre scorso: “una notizia che ci ha gratificato, segnalando i nostri punti di eccellenza e allo stesso tempo le linee da perfezionare a partire dal prossimo anno”. In cima all’agenda, l’attenzione rivolta agli spazi universitari. “Da circa vent’anni a L’Orientale siamo tutti d’accordo: gli spazi sono un grosso problema, non sempre sufficienti ad accogliere la massa di studenti. Mi auguro che si possa lavorare su questo punto, ma c’è da dire anche che si tratta di una questione multiforme: condivido la scelta di un’Università come la nostra di situarsi nel centro storico di Napoli. Non sostituirei mai L’Orientale, come l’abbiamo oggi, con un campus. Ma questa scelta implica non pochi problemi, tra cui innanzitutto la necessità di finanziamenti per l’edilizia”. L’obiettivo: “spero che, tra gli altri, la Regione sia un ente con cui avviare un dialogo proficuo inteso a sottolineare anche il ruolo significativo della presenza e del prestigio storico-culturale de L’Orientale per la città metropolitana di Napoli”. Molte, quindi, le discussioni che andranno affrontate in virtù dell’acquisizione (tuttora in corso) di un’altra sede. “Sia con Palazzo del Mediterraneo, che molto prima con l’acquisto di Palazzo Corigliano, l’Università dovette avviare una trattativa lunga e complessa. Ecco, per esempio, mi sono sempre chiesto perché allora i palazzi di proprietà pubblica non possano servire a tal scopo”. Napoli ha molte risorse: “certo, non tutti i luoghi possono essere adibiti a aule, centri o biblioteche universitarie. So, per esperienza diretta o indiretta, che già i precedenti Rettori si erano spesi in tal senso, lavorando di concerto tra cambi di direzione generale. Io sono estremamente favorevole, anzi direi che una nuova acquisizione – visti i nostri numeri – ormai è essenziale”.
Una fase problematica, quella innescata dalla crisi epidemiologica, che ha seguito la transizione di molte categorie: “un nuovo Direttore generale, nuovi Direttori dei Dipartimenti e la conclusione del mandato della nostra Rettrice. Sono sfide non indifferenti. Altrettanto importante, non certo focale adesso, sarà il rinnovamento dell’offerta formativa: i nostri Corsi di Laurea, eredi delle vecchie Facoltà, hanno un’impostazione più o meno simile da circa 10 anni. Il mondo cambia e dobbiamo rispondere aggiornando e arricchendo le nostre competenze di nuovi contenuti”. Non poche incognite all’orizzonte: “quale sarà, per esempio, l’impatto della pandemia sul numero di iscritti?”, interrogativo che condividono anche le altre Università, “collegato non solo ai problemi di mobilità regionale, ma anche alle difficoltà economiche delle famiglie”. Altri dubbi investono la didattica: “probabilmente le lezioni di piccoli numeri continueranno a essere erogate a distanza. Per le altre, sarà possibile rispettare le regole di distanziamento, una volta rientrati nei nostri palazzi e in aule piuttosto anguste? Presto avremo le risposte, è certo che investiremo tutte le energie per garantirle al più presto”.
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