Finisce in Tribunale la vicenda della residenza universitaria dell’Ateneo Parthenope che fu inaugurata sei anni fa in via Galileo Ferraris alla presenza del Presidente della Giunta regionale Stefano Caldoro e del suo vice, l’ex Rettore della Federico II Guido Trombetti, e che lo scorso ottobre è stata chiusa perché, secondo il Ministero dell’Ambiente, mancavano le certificazioni che fossero state effettuate tutte le bonifiche dei suoli indispensabili ad ospitare un insediamento abitativo. Quella zona, come noto, è una ex area industriale, e lo stesso edificio, poi trasformato in studentato, ha ospitato per molti anni la Manifattura Tabacchi.
L’Ateneo, secondo quanto trapela dagli Uffici del rettorato – il Rettore Carotenuto, interpellato un paio di volte da Ateneapoli nelle scorse settimane, ha preferito evitare di rilasciare dichiarazioni su questa vicenda spinosa e tutt’altro che entusiasmante per la sua Università -, ha presentato ricorso al Tar contro il provvedimento di chiusura della struttura che è stato adottato dall’Azienda unica per il diritto allo studio, l’Adisurc, dopo che il Ministero dell’Ambiente aveva sottolineato che non esisteva la certificazione che fossero state effettuate le bonifiche indispensabili ad accogliere in sicurezza gli studenti. Secondo l’Ateneo le carte sono in regola e la residenza non avrebbe dovuto essere chiusa.
In attesa che i giudici amministrativi si pronuncino sul caso, ragazze e ragazzi che sono stati trasferiti dall’ex Manifattura Tabacchi in un altro studentato situato a Pozzuoli – la residenza Flavio – hanno indirizzato una lettera al Rettore Carotenuto nella quale esprimono con forza il disagio del quale sono vittime. “Attualmente – lamentano – la nostra Università è l’unica della città di Napoli che non ha una struttura per ospitare i suoi studenti. Una grave lacuna perché il nostro è ormai un Ateneo di media grandezza. La residenza che era stata aperta a Gianturco rappresentava un punto di riferimento indispensabile per i fuorisede e per i dottorandi che non vivono a Napoli, compresi quelli provenienti dall’estero. Al suo interno si era creata una bella comunità internazionale. Quel che più importa, poi, la residenza ha garantito a tutti – studenti fuorisede della Parthenope e di altri Atenei che erano ospiti in via Ferraris – di vivere a Napoli con costi sostenibili”.
La residenza puteolana verso la quale sono stati dirottati – scrivono al Rettore le ragazze ed i ragazzi – presenta varie criticità. “Il primo problema, – affermano – ed il più rilevante, è legato alla distanza dalle sedi della nostra Università. Lo studente fuorisede della Parthenope risulta essere, di fatto, anche uno studente pendolare, in quanto è obbligato ad utilizzare i mezzi pubblici (Metropolitana linea 2 oppure Cumana) che comportano un dispendio di soldi e di tempo. Impieghiamo circa un’ora per coprire il percorso dalla residenza Flavio al Centro Direzionale”. Un’altra difficoltà, sottolineano gli studenti nella missiva, “è che lo studentato di Pozzuoli non ha le caratteristiche necessarie ad una residenza universitaria. In particolare, manca una efficiente rete wi-fi, non ci sono aule studio in numero sufficiente. Non abbiamo neppure una mensa. Quanto ai piani cottura, risultano assolutamente insufficienti in rapporto al numero di studenti presenti. Ce ne sono solo due e dovrebbero bastare per sessanta persone”.
In conseguenza di questa situazione, sottolineano gli studenti, “molte ragazze e ragazzi hanno già deciso nei mesi scorsi di abbandonare la struttura. Quel che è peggio, però, è che queste problematiche pregiudicano lo sviluppo e la crescita delle Università napoletane, cuore pulsante della vita e dell’economia della città”.
Fabrizio Geremicca
L’Ateneo, secondo quanto trapela dagli Uffici del rettorato – il Rettore Carotenuto, interpellato un paio di volte da Ateneapoli nelle scorse settimane, ha preferito evitare di rilasciare dichiarazioni su questa vicenda spinosa e tutt’altro che entusiasmante per la sua Università -, ha presentato ricorso al Tar contro il provvedimento di chiusura della struttura che è stato adottato dall’Azienda unica per il diritto allo studio, l’Adisurc, dopo che il Ministero dell’Ambiente aveva sottolineato che non esisteva la certificazione che fossero state effettuate le bonifiche indispensabili ad accogliere in sicurezza gli studenti. Secondo l’Ateneo le carte sono in regola e la residenza non avrebbe dovuto essere chiusa.
In attesa che i giudici amministrativi si pronuncino sul caso, ragazze e ragazzi che sono stati trasferiti dall’ex Manifattura Tabacchi in un altro studentato situato a Pozzuoli – la residenza Flavio – hanno indirizzato una lettera al Rettore Carotenuto nella quale esprimono con forza il disagio del quale sono vittime. “Attualmente – lamentano – la nostra Università è l’unica della città di Napoli che non ha una struttura per ospitare i suoi studenti. Una grave lacuna perché il nostro è ormai un Ateneo di media grandezza. La residenza che era stata aperta a Gianturco rappresentava un punto di riferimento indispensabile per i fuorisede e per i dottorandi che non vivono a Napoli, compresi quelli provenienti dall’estero. Al suo interno si era creata una bella comunità internazionale. Quel che più importa, poi, la residenza ha garantito a tutti – studenti fuorisede della Parthenope e di altri Atenei che erano ospiti in via Ferraris – di vivere a Napoli con costi sostenibili”.
La residenza puteolana verso la quale sono stati dirottati – scrivono al Rettore le ragazze ed i ragazzi – presenta varie criticità. “Il primo problema, – affermano – ed il più rilevante, è legato alla distanza dalle sedi della nostra Università. Lo studente fuorisede della Parthenope risulta essere, di fatto, anche uno studente pendolare, in quanto è obbligato ad utilizzare i mezzi pubblici (Metropolitana linea 2 oppure Cumana) che comportano un dispendio di soldi e di tempo. Impieghiamo circa un’ora per coprire il percorso dalla residenza Flavio al Centro Direzionale”. Un’altra difficoltà, sottolineano gli studenti nella missiva, “è che lo studentato di Pozzuoli non ha le caratteristiche necessarie ad una residenza universitaria. In particolare, manca una efficiente rete wi-fi, non ci sono aule studio in numero sufficiente. Non abbiamo neppure una mensa. Quanto ai piani cottura, risultano assolutamente insufficienti in rapporto al numero di studenti presenti. Ce ne sono solo due e dovrebbero bastare per sessanta persone”.
In conseguenza di questa situazione, sottolineano gli studenti, “molte ragazze e ragazzi hanno già deciso nei mesi scorsi di abbandonare la struttura. Quel che è peggio, però, è che queste problematiche pregiudicano lo sviluppo e la crescita delle Università napoletane, cuore pulsante della vita e dell’economia della città”.
Fabrizio Geremicca







