Cosa fare dopo la laurea? Quali i passi giusti da muovere quando ci si affaccia al mondo del lavoro? Per fornire dei suggerimenti ai ragazzi neolaureati o in procinto di laurearsi, il prof. Gianni Poggi, professore di Telecomunicazioni, ha organizzato un incontro con alcuni ingegneri impiegati nel settore delle telecomunicazioni, che si è svolto il 23 dicembre, presso la sede di Via Claudio. I testimonial –ex studenti della Federico II- rappresentano aspetti molto diversi del mondo del lavoro. Stefano Stinchi è un ingegnere dell’IBM. Gennaro Alfano, lavora in Telecom, entrato come tecnico, è passato, da alcuni anni, al settore commerciale. Francesco Sacerdoti è un imprenditore del settore aerospaziale. Massimo Pirozzi, che ha conseguito il diploma di laurea nel ’96, è impiegato presso la sede napoletana della Whirlpool. Il prof. Bruno Siciliano, neo presidente della Società internazionale di robotica e automazione (che guiderà nell’anno 2008-2009), completa il tavolo.
Le domande e le curiosità degli studenti sono moltissime.
“Chi vuole intraprendere una carriera manageriale, quanto deve approfondire argomenti di tipo giuridico ed economico e quando deve iniziare questa formazione?” chiede un ragazzo. “Dopo alcuni anni di lavoro, anche se da tecnico, si acquisisce un’infarinatura manageriale. Poi dipende da quanto si persevera nella ricerca di opportunità diverse” (Alfano). “È utile studiare ma viene il momento in cui bisogna cominciare a lavorare sul campo. In parallelo all’attività lavorativa, ho seguito un Master, ma tutti i concetti esposti li applicavo già da una vita” (Stinchi).
“Sono laureata in Ingegneria Informatica, settore Automazione. Ho trovato subito lavoro come informatico, accanto a diplomati ed informatici puri. Vorrei lanciarmi in produzione e applicare la matematica e la fisica che ho studiato” dice una ragazza. “Gli studi universitari, aprono la mente ma poi bisogna saper imparare tutto quello che l’università non ha insegnato” (Pirozzi). Eppure, in un settore importante come quello dell’Automatica, molte persone non riescono ad inserirsi. “Le aziende italiane, almeno nel settore dell’automazione e della robotica, fanno pochissima ricerca e sviluppo. Raramente si incontrano ingegneri con i quali intavolare dei discorsi di tipo tecnico. All’estero, si ha il piacere di discutere con dottori di ricerca, impiegati in azienda” (prof. Siciliano).
“Quanto ha influito la tesi di laurea sulle vostre scelte e sulle proposte che vi sono state rivolte all’inizio?” chiede una studentessa. “È importante che la tesi sia sperimentale, perché rappresenta la prima vera esperienza di lavoro” (Sacerdoti). “La tesi sperimentale è utile se si vuole fare ricerca. In caso contrario, è meglio tentare in azienda”.
Le domande e le curiosità degli studenti sono moltissime.
“Chi vuole intraprendere una carriera manageriale, quanto deve approfondire argomenti di tipo giuridico ed economico e quando deve iniziare questa formazione?” chiede un ragazzo. “Dopo alcuni anni di lavoro, anche se da tecnico, si acquisisce un’infarinatura manageriale. Poi dipende da quanto si persevera nella ricerca di opportunità diverse” (Alfano). “È utile studiare ma viene il momento in cui bisogna cominciare a lavorare sul campo. In parallelo all’attività lavorativa, ho seguito un Master, ma tutti i concetti esposti li applicavo già da una vita” (Stinchi).
“Sono laureata in Ingegneria Informatica, settore Automazione. Ho trovato subito lavoro come informatico, accanto a diplomati ed informatici puri. Vorrei lanciarmi in produzione e applicare la matematica e la fisica che ho studiato” dice una ragazza. “Gli studi universitari, aprono la mente ma poi bisogna saper imparare tutto quello che l’università non ha insegnato” (Pirozzi). Eppure, in un settore importante come quello dell’Automatica, molte persone non riescono ad inserirsi. “Le aziende italiane, almeno nel settore dell’automazione e della robotica, fanno pochissima ricerca e sviluppo. Raramente si incontrano ingegneri con i quali intavolare dei discorsi di tipo tecnico. All’estero, si ha il piacere di discutere con dottori di ricerca, impiegati in azienda” (prof. Siciliano).
“Quanto ha influito la tesi di laurea sulle vostre scelte e sulle proposte che vi sono state rivolte all’inizio?” chiede una studentessa. “È importante che la tesi sia sperimentale, perché rappresenta la prima vera esperienza di lavoro” (Sacerdoti). “La tesi sperimentale è utile se si vuole fare ricerca. In caso contrario, è meglio tentare in azienda”.
I colloqui di lavoro
“Come si fa un colloquio di lavoro?” chiede una ragazza. “Nelle grandi aziende il colloquio si svolge con degli psicologi che osservano gesti e atteggiamenti. Con il tempo si impara cosa vogliono sondare. Un colloquio un po’ diverso, l’ho fatto proprio in Whirlpool. Hanno voluto conoscere i miei interessi e mi hanno messo alla prova con un vero interrogatorio sulla chimica e la fisica. Non conoscevo tutte le risposte, ma ho sempre impostato bene il problema” (Pirozzi). “Chi lavora in azienda da molto tempo ha la presunzione, talvolta errata, di poter individuare le potenzialità di una persona già alle prime domande. Perciò siate voi stessi e, se il lavoro vi interessa, mostratelo. Fate domande” (Alfano).
“E’ difficile riuscire nella libera professione e nell’impresa? E che genere di esperienza è bene aver fatto in precedenza?” chiede uno studente. “La libera professione non è difficilissima. Le realtà presso le quali fare consulenza sono molte, ma ci sono periodi in cui non ti fermi mai” (Sacerdoti).
“Quant’è aperto, qui a Napoli, il mercato del lavoro in campo aerospaziale?” chiede un ragazzo. “Si stanno aprendo dei poli che dovrebbero portare occupazione. Il problema, come sempre, è legato ai tempi sempre troppo lunghi” (Sacerdoti). Napoli, inoltre, dovrebbe diventare il centro di controllo europeo di Galileo, una costellazione di satelliti europei che entrerà in servizio nel 2008. “Un’esperienza all’estero è utile, specialmente all’inizio, ma credo che valga sempre la pena tornare in Italia” prosegue Sacerdoti. Nonostante le difficoltà delle quali non si fa altro che sentir parlare? “È una missione! Abbiamo sicuramente dei pesanti ritardi ma anche realtà estremamente all’avanguardia. Il mio scopo è proprio quello di creare una realtà del genere”.
L’ambiente di lavoro e la possibilità di crescere professionalmente a Napoli attira subito molti commenti. “Rispetto ad altre sedi, la nostra è scomoda e costosa, ma la capacità di innovazione che abbiamo ci permette di essere più competitivi di altri. È una cosa molto frequente in questa città” (Pirozzi). “La città in cui ci si trova non conta assolutamente niente se si vuole lavorare. Sicuramente, però, vincoli come la famiglia o l’attaccamento alla città, limitano le possibilità di carriera” (Stinchi). “L’essere un po’ nomadi, permette di acquisire conoscenze che, nella carriera di una persona, soprattutto di un manager, aiutano. In seguito, si può anche tornare a Napoli e trovare la propria nicchia” (Alfano).
“Per diventare imprenditore, conta di più la volontà o una proposta originale?” chiede uno studente rivolto a Sacerdoti. “Occorrono volontà, un’ottima idea ma, soprattutto, uno sbocco commerciale per l’idea”.
“Le aziende di telefonia assumono in questo momento?” chiede una ragazza. “La Telecom no. Il settore, però, nel suo complesso, è in espansione” (Alfano).
“E’ difficile riuscire nella libera professione e nell’impresa? E che genere di esperienza è bene aver fatto in precedenza?” chiede uno studente. “La libera professione non è difficilissima. Le realtà presso le quali fare consulenza sono molte, ma ci sono periodi in cui non ti fermi mai” (Sacerdoti).
“Quant’è aperto, qui a Napoli, il mercato del lavoro in campo aerospaziale?” chiede un ragazzo. “Si stanno aprendo dei poli che dovrebbero portare occupazione. Il problema, come sempre, è legato ai tempi sempre troppo lunghi” (Sacerdoti). Napoli, inoltre, dovrebbe diventare il centro di controllo europeo di Galileo, una costellazione di satelliti europei che entrerà in servizio nel 2008. “Un’esperienza all’estero è utile, specialmente all’inizio, ma credo che valga sempre la pena tornare in Italia” prosegue Sacerdoti. Nonostante le difficoltà delle quali non si fa altro che sentir parlare? “È una missione! Abbiamo sicuramente dei pesanti ritardi ma anche realtà estremamente all’avanguardia. Il mio scopo è proprio quello di creare una realtà del genere”.
L’ambiente di lavoro e la possibilità di crescere professionalmente a Napoli attira subito molti commenti. “Rispetto ad altre sedi, la nostra è scomoda e costosa, ma la capacità di innovazione che abbiamo ci permette di essere più competitivi di altri. È una cosa molto frequente in questa città” (Pirozzi). “La città in cui ci si trova non conta assolutamente niente se si vuole lavorare. Sicuramente, però, vincoli come la famiglia o l’attaccamento alla città, limitano le possibilità di carriera” (Stinchi). “L’essere un po’ nomadi, permette di acquisire conoscenze che, nella carriera di una persona, soprattutto di un manager, aiutano. In seguito, si può anche tornare a Napoli e trovare la propria nicchia” (Alfano).
“Per diventare imprenditore, conta di più la volontà o una proposta originale?” chiede uno studente rivolto a Sacerdoti. “Occorrono volontà, un’ottima idea ma, soprattutto, uno sbocco commerciale per l’idea”.
“Le aziende di telefonia assumono in questo momento?” chiede una ragazza. “La Telecom no. Il settore, però, nel suo complesso, è in espansione” (Alfano).
Il peso del voto e
dei tempi di laurea
dei tempi di laurea
“Quanto contano il voto e i tempi di laurea e che differenza c’è, in termini occupazionali, tra la laurea triennale, quella specialistica e il dottorato” interviene il prof. Poggi. Risponde Stinchi spiegando i criteri di scelta dell’IBM. “Facciamo due cicli di assunzioni separate. Il voto e l’età sono i primi requisiti che si valutano ma si considerano tutti gli aspetti. Il dottorato praticamente non viene preso in considerazione. Il curriculum di coloro che vogliono essere assunti nel settore ricerca dell’IBM, viene inoltrato al laboratorio di Zurigo”. “Questo è sbagliato. All’estero, invece, il dottorato viene valutato in virtù della professionalità che una persona ha acquisito” (Siciliano).
“Quanto valgono i Master?” chiede una studentessa. “Sono importanti ma rappresentano un vincolo. Chi ce l’ha si aspetta di più e se l’azienda non ha una posizione per quella professionalità, assume qualcun altro” (Stinchi). La ragione è semplice. L’azienda assume un laureato perché vuole formarlo in funzione dei propri interessi. Una persona con un titolo in più, potrebbe ricevere offerte migliori e andarsene.
“Contano anche i voti degli esami?” chiede una ragazza. “Se hai voti alti in esami importanti, o tutti 30, scrivilo” suggerisce Sacerdoti.
“Conviene fare stage in azienda?” chiede un ragazzo. “La nostra azienda ha assunto 15 persone nell’ultimo anno, molte avevano svolto uno stage da noi” (Pirozzi).
“Se una persona ha passione per lo studio e vuole proseguire?” chiede Poggi. Conclude Siciliano, con tutta la passione che anima chi sceglie la ricerca. “Si tratta di una vera e propria vocazione. Bisogna essere estremamente motivati. In Italia, in tanti tentano la carriera accademica. È molto dura ma se ci sono le qualità ce la si fa. All’estero le possibilità per i dottori di ricerca sono maggiori”.
Simona Pasquale
“Quanto valgono i Master?” chiede una studentessa. “Sono importanti ma rappresentano un vincolo. Chi ce l’ha si aspetta di più e se l’azienda non ha una posizione per quella professionalità, assume qualcun altro” (Stinchi). La ragione è semplice. L’azienda assume un laureato perché vuole formarlo in funzione dei propri interessi. Una persona con un titolo in più, potrebbe ricevere offerte migliori e andarsene.
“Contano anche i voti degli esami?” chiede una ragazza. “Se hai voti alti in esami importanti, o tutti 30, scrivilo” suggerisce Sacerdoti.
“Conviene fare stage in azienda?” chiede un ragazzo. “La nostra azienda ha assunto 15 persone nell’ultimo anno, molte avevano svolto uno stage da noi” (Pirozzi).
“Se una persona ha passione per lo studio e vuole proseguire?” chiede Poggi. Conclude Siciliano, con tutta la passione che anima chi sceglie la ricerca. “Si tratta di una vera e propria vocazione. Bisogna essere estremamente motivati. In Italia, in tanti tentano la carriera accademica. È molto dura ma se ci sono le qualità ce la si fa. All’estero le possibilità per i dottori di ricerca sono maggiori”.
Simona Pasquale