Elena Alfano, 30 anni, si è laureata nel settembre 2004 con 110 e lode. Aveva provato a volte a servirsi della sua tesi sulla “Responsabilità civile per difetto di organizzazione” come canale per farsi conoscere, ma non era mai riuscita a utilizzarla davvero come biglietto da visita per il mondo del lavoro. “Quando il prof. Donisi mi ha telefonato per dirmi che la mia tesi sarebbe stata premiata ci sono rimasta di stucco – dice- non ero rimasta in contatto con lui dopo la laurea, non gli avevo neppure detto che avrei partecipato al concorso”. Elena ha visto in questo successo quasi un segno del destino, “mi è sembrato che qualcuno volesse dirmi: vedrai che prima o poi qualcosa arriverà”. Infatti, nonostante una brillante carriera universitaria – media del 29 e lode finale- la dott.ssa Alfano non è ancora riuscita a realizzare i suoi sogni. Ha da poco sostenuto gli esami scritti da avvocato, dopo avere peraltro frequentato la Scuola di Specializzazione per le Professioni Forensi, ma le piacerebbe piuttosto entrare a far parte della Pubblica amministrazione, per fare un lavoro “più tranquillo ma non privo di soddisfazioni professionali”. “Dopo la laurea, e soprattutto dopo che ci si è laureati bene come me, si pensa che succederà chissà che cosa. Si hanno tanti sogni, ma poi ci si rende conto che è molto difficile inserirsi. A me piacerebbe lavorare nella P.A., purtroppo i concorsi vengono banditi sempre più raramente”. Quando qualcuno le chiede come ha fatto ad arrivare alla laurea con una media così alta, risponde che ha studiato nell’unico modo che per lei era possibile, cioè approfonditamente e senza mai tralasciare parti del programma. “Se dovessi dare un consiglio direi di cercare di sbrigarsi un po’ prima di me”. Anche a discapito della media? “L’ideale sarebbe riuscire a conciliare le due cose, è ovvio. Però una laurea fatta bene rimane. Lo studio universitario è spendibile fino ad un certo punto, per inserirsi nel mondo del lavoro si deve ricominciare da capo”.
E’ dello stesso avviso Daniela Di Genua, 27 anni, originaria di Montella in provincia di Avellino, laureatasi due anni fa con una tesi su “Nullità speciali e funzioni notarili”. “La preparazione acquisita con la laurea equivale al 10 per cento di quella che serve per affrontare serenamente il concorso notarile”, afferma. Di Genua ha svolto la pratica presso lo studio del notaio Tino Santangelo, vice sindaco di Napoli, e si appresta a sostenere le prime prove concorsuali. “Ritengo che mi serviranno circa altri tre anni per prepararmi in maniera adeguata”. Con questo la dott.ssa Di Genua non intende sminuire la preparazione fornita dalla Facoltà di Giurisprudenza della Federico II, anzi. “Ho trovato ottimi maestri e corsi di qualità, quando individuavo professori che davano molto a lezione seguivo sempre i loro corsi. Giuffrè, Quadri, Donisi, Palma, Campobasso, Dalia, Oriani: tutti ottimi docenti. Il problema è che per entrare nel mondo del lavoro poi bisogna sapere ancora di più. Ciò che resta dell’università è il metodo e l’abitudine al sacrificio, che consentono di trovarsi bene dopo”. Se i laureati del vecchio ordinamento devono dotarsi di ulteriori conoscenze per trovare un lavoro soddisfacente, “non si riesce neppure ad immaginare quale sarà il destino dei laureati del nuovo ordinamento, deresponsabilizzati e sacrificati almeno un terzo in meno di quanto ci siamo sacrificati noi”. Di Genua non conosce mezze misure, lei per ottenere certi risultati ha studiato “dalla mattina alla sera con grande passione”. Tutto questo da studentessa fuori sede che doveva anche pensare a prepararsi da mangiare e tenere in ordine la casa. Le rinunce sono state tante, ma ciò che a Daniela è pesato di più è stato la lontananza dalla famiglia. “Però amo troppo studiare e oggi penso di essere la dimostrazione vivente del fatto che ciò che si semina si raccoglie”.
Sara Pepe
E’ dello stesso avviso Daniela Di Genua, 27 anni, originaria di Montella in provincia di Avellino, laureatasi due anni fa con una tesi su “Nullità speciali e funzioni notarili”. “La preparazione acquisita con la laurea equivale al 10 per cento di quella che serve per affrontare serenamente il concorso notarile”, afferma. Di Genua ha svolto la pratica presso lo studio del notaio Tino Santangelo, vice sindaco di Napoli, e si appresta a sostenere le prime prove concorsuali. “Ritengo che mi serviranno circa altri tre anni per prepararmi in maniera adeguata”. Con questo la dott.ssa Di Genua non intende sminuire la preparazione fornita dalla Facoltà di Giurisprudenza della Federico II, anzi. “Ho trovato ottimi maestri e corsi di qualità, quando individuavo professori che davano molto a lezione seguivo sempre i loro corsi. Giuffrè, Quadri, Donisi, Palma, Campobasso, Dalia, Oriani: tutti ottimi docenti. Il problema è che per entrare nel mondo del lavoro poi bisogna sapere ancora di più. Ciò che resta dell’università è il metodo e l’abitudine al sacrificio, che consentono di trovarsi bene dopo”. Se i laureati del vecchio ordinamento devono dotarsi di ulteriori conoscenze per trovare un lavoro soddisfacente, “non si riesce neppure ad immaginare quale sarà il destino dei laureati del nuovo ordinamento, deresponsabilizzati e sacrificati almeno un terzo in meno di quanto ci siamo sacrificati noi”. Di Genua non conosce mezze misure, lei per ottenere certi risultati ha studiato “dalla mattina alla sera con grande passione”. Tutto questo da studentessa fuori sede che doveva anche pensare a prepararsi da mangiare e tenere in ordine la casa. Le rinunce sono state tante, ma ciò che a Daniela è pesato di più è stato la lontananza dalla famiglia. “Però amo troppo studiare e oggi penso di essere la dimostrazione vivente del fatto che ciò che si semina si raccoglie”.
Sara Pepe