Perché non è possibile prenotare gli esami on-line?

In piena sessione di esami, nei corridoi di Lettere si parla di vecchi e nuovi problemi della Facoltà aspettando di sostenere la prova orale negli studi dei professori. Dovrebbe essere questa una delle ultime sessioni del Nuovo Ordinamento, se davvero entrerà in vigore da ottobre prossimo il Nuovissimo. Una delle ultime sessioni, quindi, in cui l’argomento principe tra gli studenti è il numero troppo alto di esami e la sproporzione tra la vastità di alcuni programmi e il relativo numero di crediti, che restano 4 “sia che da studiare ci siano 250 pagine, come nel caso di Geografia, sia che ce ne siano 800, come per Letteratura Latina”, come riferiscono Laura e Sara, del primo anno di Lettere Moderne. Da notare che, pur cambiando gruppo di studenti e appartenenza di Corso di Laurea, Geografia e Letteratura Latina rimangono gli esempi più utilizzati per indicare due esami agli antipodi in fatto di vastità e densità del programma. Meno male che dall’anno prossimo c’è la riforma che per lo meno portando i moduli a 6 crediti potrebbe rendere un po’ più giustificati quei programmi così vasti. “La riforma dell’anno prossimo? Per quanto ne abbiamo capito sarà una via di mezzo tra il vecchio e il nuovo ordinamento”, sostengono le due studentesse. Che annoverano tra i problemi della Facoltà, oltre agli esami, una mancanza di informazioni chiare sulle sedi delle aule, degli studi dei docenti, che fa sentire spaesati soprattutto i nuovi arrivati. “Se provi a chiedere una cosa agli uscieri nessuno ti sa dire niente”, ribadisce Laura.
Promossi i docenti,
bocciate le strutture
“Il primo problema della Facoltà è il sovraffollamento, pochi gli spazi in proporzione agli studenti. Come si può notare, nell’attesa dell’esame siamo qui nei corridoi tutti seduti per terra”, dice Davide, al secondo anno di Lettere Moderne. “Poi vengono i bagni”, aggiunge Rossella. “In centrale quel solo che c’è spesso anche sporco o chiuso”. Continua la classifica al negativo Annarita, secondo la quale al terzo posto c’è “la segreteria: gli impiegati sono scortesi, anche se rimangono aperti per sole tre ore al giorno si comportano come se ti facessero ogni volta una grande cortesia. Ed è anche sempre superaffollata, il tempo di attesa media è un’ora”. Un’altra questione è la mancata attivazione del benedetto servizio di prenotazioni degli esami on-line, di cui si parla da anni ma chissà quando verrà attivato: “alcuni nostri amici iscritti ad altri atenei o altre facoltà ci raccontano che funziona ormai da anni, perché qui a Lettere non si riesce a fare?” nota Rossella. Eppure, aggiunge Davide, “molte delle mie compagne di corso abitano in provincia e per prenotare un esame devono venire qui ogni volta apposta”. Nessuna lamentela però sulla componente docente, “tutti disponibili”.
Anche al Corso di Laurea in Lingue il problema più pressante è quello dei troppi esami, con uno squilibrio di peso dei programmi a parità dei crediti, (anche qui i ragazzi argomentano con l’esempio ormai paradigmatico di Geografia-Letteratura Latina); ma ci sono anche problemi più specifici. Ad esempio l’organizzazione degli esami – “appello di Spagnolo alle 9,30” racconta Aurora: “i docenti arrivano alle 10 e non si sa quando si finirà, anche se siamo solo una ventina, perché ogni esame dura circa 45 minuti; il che di per se non è un male, anzi è un esame ben approfondito e per buona parte del tempo parla anche il professore, ma sapendo che i tempi sono così lunghi si potrebbero dividere gli studenti in fascia mattutina e pomeridiana o in due giorni diversi”. Altra questione certo problematica è che, per lo meno nel caso di Spagnolo, i voti dell’esame scritto di lingua vengono spesso pubblicati soltanto lo stesso giorno dell’orale. “Chi non ha superato lo scritto quindi rischia di aver passato giorni a casa a studiare per l’orale senza poi essere ammesso, e senza aver potuto nel frattempo preparare altri esami”, sostiene un gruppo di ragazze. 
Poche ore
per le lingue
Il Corso di Laurea, comunque, dicono, funziona, i docenti sono per la maggior parte preparati e disponibili, ma “siamo poi gli unici in Europa ad avere solo 30 ore a semestre per ogni lingua”, osserva Aurora: “in media in altri paesi se ne fanno 100-150. Al laboratorio poi accediamo qualche volta con il docente di Inglese, ma mai da soli. Inglese è il corso più affollato, siamo 150 in un’aula che dovrebbe contenere 80 posti. Se ci fossero più lettori e più aule certo si potrebbe lavorare molto meglio, in piccoli gruppi più seguiti”.
Poi ci sono i piccoli casi di ordinaria disorganizzazione: le data degli esami che vengono comunicate meno di un mese prima, “a volte anche solo dieci giorni prima, non si fa in tempo ad organizzarsi”, dice Martina, e “gli orari che si accavallano tra le lezioni di lingua: io ad esempio non posso seguire contemporaneamente inglese e francese come dovrei”. Ritorna anche qui la questione dei bagni, un altro dei temi di maggiore scontento in  Facoltà: “quelli della centrale oltre ad essere un’unica sede sono anche aperti a tutti gli esterni, quando per legge dovrebbero essere a livello delle aule di lezione”, continua Martina.
Infine, una questione piuttosto delicata per il Corso di Laurea di Lingue. E’ il caso di un’insegnante, stimata e ben voluta anche dagli studenti, che dopo un incidente sta avendo qualche problema di concentrazione e di memoria: “per quanto abbiamo stima e affetto nei suoi confronti”, spiega un gruppo di ragazzi del secondo anno, “è impossibile però non notare come abbia difficoltà a tenere una lezione; e soprattutto i ragazzi che hanno il suo insegnamento al primo anno rischiano di avere serie difficoltà a costruirsi delle basi nella materia”. In inglese invece, critiche alla docente del secondo modulo per le “spiegazioni poco chiare di grammatica”.  
Anche a Beni Culturali l’argomento di conversazione più incentivato sono i troppi esami, soprattutto proprio durante le sessioni d’esame. “Ma è vero che con la riforma dell’anno prossimo gli esami si ridurranno? Allora sono molto favorevole”, taglia corto Davide, al primo anno fuori corso; “ma che aspettano a spiegare agli studenti come funziona, se dovrebbe entrare in vigore da ottobre prossimo?”.
I troppi esami hanno poi come inevitabile premessa “troppi corsi, tutti moduli di sole 32 ore, tutti di un’ora sola per volta, tre volte a settimana; il professore non fa neanche in tempo a sedersi in aula che già se ne deve andare”, spiega Lorenza. Tra i pochissimi informati sull’ordinamento che entrerà in vigore l’anno prossimo,  la studentessa osserva che “va bene tornare a meno esami, con la riforma Mussi, ma l’organizzazione didattica rimane sbagliata: resterà infatti la divisione in semestri, invece di considerare l’intera annualità, com’era nel Vecchio Ordinamento. Così continua quel meccanismo senza sosta di corsi-esami-corsi-esami, che non lascia spazio all’approfondimento; lo studio è finalizzato al solo esame quando invece l’esame dovrebbe essere soltanto la conclusione di un percorso più articolato”. A livello pratico c’è poi anche a Beni Culturali una “scarsa organizzazione di corsi, servizi, strutture”, sostengono due laureande. “Non dico molto, ma ci sono dei piccoli interventi sul piano pratico che potrebbero facilitare di molto la vita degli studenti”, dice una di loro, “come un’organizzazione più precisa degli orari delle lezioni e dei ricevimenti e soprattutto la prenotazione degli esami on-line; tutte queste cose sono spesso complicate o lunghe, e piccole modifiche permetterebbero di eliminare un po’ di impedimenti supplementari, dato che gli esami comunque sono davvero molti”. Il percorso di laurea però secondo entrambe è comunque “valido, anche se un po’ fine a se stesso; stiamo ancora decidendo se proseguire con la specialistica interna o andare altrove”.
Viola Sarnelli
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