Salvatore, cieco dalla nascita, studente modello a Lettere, si allena in piscina per le Paralimpiadi

“Mi alleno tutti i giorni dal lunedì al sabato. Resto in piscina due ore e mezza circa. Tendenzialmente dalle 10 alle 12.30. Una volta a settimana nuoto anche di pomeriggio, dalle 17 alle 19. Poi due volte a settimana vado in palestra per un’ora”. È un programma intensissimo quello di Salvatore Urso, che ha 21 anni e frequenta il terzo anno del Corso di Laurea in Lettere moderne al Dipartimento di Studi Umanistici. Vasche su vasche a stile, nuoto, rana e delfino. Senza fermarsi, scivolando nell’acqua, respirando ad ogni tot di bracciate e ripartendo dopo ogni virata. Se tutto andrà per il verso giusto e se la pandemia non ci metterà lo zampino, costringendo a rinviare la manifestazione, potrebbe essere in piscina a Tokyo per le Paralimpiadi in programma tra agosto e settembre. “Prima, però – dice – vorrei andare anche agli Europei che si svolgeranno in Portogallo”. 
Urso è cieco dalla nascita ed ha imparato presto a nuotare controcorrente nella vita. Con tenacia, serietà e risultati brillanti, perché, oltre a gareggiare con successo a livello internazionale in piscina, è anche un ottimo studente universitario. Merito suo, certamente, poi anche degli amici e delle amiche che gli danno una mano quando era in Ateneo per frequentare i corsi, prima della chiusura provocata dal coronavirus, e merito un po’ anche del Centro Sinapsi della Federico II, che lo assiste nella relazione con i docenti e nella fornitura dei libri sui quali prepara gli esami. “Lì – racconta – il mio punto di riferimento è Fiorentino Ferraro. È su di lui in particolare che faccio affidamento. Io leggo al computer con la sintesi vocale Jaws, che funziona con i testi in formato word. Consegno perciò i libri a Sinapsi e me li trasformano in word. Ovviamente ci sono tempi di attesa, ma li faccio recapitare tempestivamente in modo che riesco a studiare. Mi inviano i capitoli volta per volta tramite mail ed io li scarico”. 
Nel nuoto come nello studio “un ritmo costante, fluido, sicuro”
Urso è a sei esami dal giro di boa della Laurea Triennale. “L’esame più bello che ho sostenuto finora”, racconta, “è stato senza dubbio Linguistica generale. Si è aperto un mondo. Penso che chiederò la tesi in questa materia. Il più difficile è stato Storia contemporanea, ma non vorrei parlare troppo presto. Devo ancora superare Latino 1 e Latino 2, che per molti dei miei colleghi è uno scoglio piuttosto arduo da affrontare”. Un po’ come una gara di nuoto in una competizione internazionale, una delle tante che lo studente ha affrontato nella sua vita di atleta. “Nuoto da undici anni”, ricorda, “e mi è sempre piaciuto. La sensazione più bella in acqua è la libertà dei movimenti, l’essere in un altro elemento. Il senso di benessere che regala il nuoto è qualcosa di straordinario. Una sensazione mentale impagabile, che fa superare anche la noia e la routine degli allenamenti quotidiani. Lo sport mi ha dato tanto, mi ha fatto sentire parte di un gruppo e mi ha fatto viaggiare. Ho partecipato con tre ori e tre argenti agli Europei giovanili a Genova nel 2017 ed agli Europei assoluti nel 2018 a Dublino. Era l’estate del mio diploma. Sono andato anche a Londra per i mondiali del 2019. Partecipai con la staffetta, ci piazzammo quinti in finale ad  un secondo e mezza dai quarti”. 
Come conciliare l’impegno universitario e quello sportivo? “Cerco di organizzarmi”, risponde lo studente, “e di non accumulare ritardi. Preparare un esame, in fondo è un po’ come nuotare. Serve un ritmo costante, fluido, sicuro. Occorre evitare di accumulare ritardo, perché poi il recupero può essere difficoltoso in piscina come all’Università. Mi impongo di studiare un tot di pagine al giorno ed in genere ci riesco. Gli amici e la mia fidanzata comprendono e non si dispiacciono se a volte non ho il tempo o la possibilità di incontrarli. Se poi il programma di studio salta e devo rimediare, allora rinuncio a malincuore a qualche allenamento per recuperare”.
 
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