Staiano scioglie la riserva: si candida

Elezioni per il Direttore del Dipartimento: il prof. Sandro Staiano scioglie la riserva e annuncia la sua candidatura. “Ho inviato una lettera ai colleghi – spiega il docente di Diritto Costituzionale – in cui racconto e dichiaro la mia disponibilità a candidarmi. Nella missiva indico i motivi della mia scelta, in considerazione anche delle affettuose richieste che mi sono state rivolte dai colleghi”. I punti del programma sono ancora generici “in quanto sto incontrando i docenti per gruppi disciplinari e stiamo valutando su quali aspetti convergere gli intenti”. Secondo il prof. Staiano occorre partire dalla profonda crisi che ha colpito gli studi giuridici: “è sotto i nostri occhi la fase di stagnazione e di arretramento in cui versano i Dipartimenti di Giurisprudenza in tutta Italia. I mutamenti del mercato del lavoro, il sovraffollamento delle professioni legali, specie dell’avvocatura, le difficoltà economiche delle famiglie hanno condotto ad un vistoso calo degli iscritti e ad una generale perdita di ruolo degli studi giuridici”. Purtroppo, aggiunge, “non possiamo fare molto. Senza aspettarci soluzioni dal decisore politico. Tuttavia possiamo arricchire e differenziare l’offerta didattica. Non solo articolando gli studi in diversi Corsi di Laurea, all’interno delle discipline giuridiche, ma anche cercando soluzioni che mettano in comunicazione, verso l’esterno, i Corsi di Laurea in discipline giuridiche con altri Corsi professionalizzanti (percorsi con doppia laurea)”. Questi obiettivi, che il professore indica come ‘maggiori’, devono essere accompagnati da un’azione che ponga rimedio alle disfunzioni della didattica. “Con il buon senso si può pensare alla revisione del rapporto tra numero di crediti attribuiti e ore di lezione da svolgere. In questo caso possiamo fare molto. Come curare con determinazione la qualità dell’insegnamento. L’uscita di molti ‘padri della patria’ ci ha impoveriti, e il blocco dei rimpiazzi dovuto alle politiche restrittive ci ha messo a mal partito”. Malgrado ciò, all’interno del Dipartimento, “è disponibile una leva di giovani di alta qualità. Altri si apprestano a prendere il ruolo. Occorrerà accoglierli e valorizzarli. La didattica può essere perciò organizzata efficientemente, sfuggendo alle ottuse strettoie quantitativiste della Valutazione. L’ANVUR non ha certo ben esercitato la sua funzione, né ben conseguito il suo scopo (e cresce l’opinione per un ripensamento del sistema). Ma essa non è troppo. È troppo poco. E quel poco è concettualmente debole. Noi possiamo andare molto più avanti. Andare avanti, sfuggendo alla deriva nella quale siamo sospinti col rischio di divenire un corpo burocratico che si autogiustifica e si autoalimenta, mentre dobbiamo rispondere principalmente a chi deve essere, per nostra missione istituzionale, al centro del nostro impegno: gli studenti”. Dopo la fase che ha visto consolidarsi il passaggio da Facoltà a Dipartimento, “è tempo di fare qualche ulteriore passo in avanti, puntando ancor di più sulla collegialità e sulla partecipazione, con la distribuzione di incarichi più strutturata e definita, e con l’istituzione di commissioni. È anche tempo di escogitare soluzioni che valorizzino le diversità – che sono ricchezza – tra le grandi partizioni del sapere giuridico: pubblico, privato, storico, filosofico”. Un’altra priorità: la macchina amministrativa, “punto focale di ogni soluzione riorganizzativa”, per la quale ci dovrà essere “il pieno riconoscimento del lavoro e delle professionalità”. Occorre “conoscere per decidere e decidere avendo molto ascoltato”. E quindi Staiano, “oltre che seguire e sostenere quotidianamente l’opera dei nostri compagni di viaggio ‘amministrativi’”, ritiene utile rispolverare uno “strumento – forse antico, ma secondo me ancora pienamente valido – della ‘conferenza dei servizi’, o altri analoghi, ma sempre con la partecipazione degli organi di governo e consultivi del Dipartimento”. Internazionalizzazione: “Vantiamo una solida tradizione di rapporti internazionali. Molti di noi hanno fatto e fanno intensa e continua esperienza di ricerche condotte con studiosi di Università straniere, non solo in Europa. È giunto il momento di mettere a frutto un tale capitale di relazioni, stipulando accordi intesi al conseguimento di lauree valide in più Paesi. Sarebbe questo un modo per prendere campo anche nel contrastato processo di costruzione dell’Unione, agendo sul versante culturale, che è decisivo, poiché da esso si può costruire l’idea stessa di Europa”. I rapporti, invece, con il tessuto sociale “vanno impostati su nuove basi, soprattutto quello con le altre istituzioni che operano nel territorio su cui insiste il nostro Ateneo. Abbiamo imparato a nostre spese che le disfunzioni del contesto territoriale ci vengono ascritte come un fattore negativo nelle sedi della Valutazione: una sorta di responsabilità oggettiva, sicché il deficit di efficienza dei soggetti locali diviene una diseconomia esterna anche per noi. La questione non può essere affrontata certo da un singolo Dipartimento, e neppure da un singolo Ateneo. Noi possiamo solo contribuire – con la determinazione necessaria – a tenere il tema nell’agenda degli attori politici. Incidenza assai più diretta possiamo invece rimarcare nell’impostazione dei rapporti con le richiamate istituzioni quanto ai budget riservati alla ricerca, o ad altre attività a questa riconducibili”. Non sarà facile, “tuttavia, siamo avvantaggiati dal fatto che, a raffronto con i settori delle scienze ‘dure’, abbiamo necessità di capitali relativamente modesti per ottenere risultati di rilievo. Sta di fatto che sinora, se si fa la tara di una passata legislazione regionale, finanziata in modo prima ‘virtuale’, poi ondivago e tardivo, scarsi segnali sono venuti da quella parte. Anche qui varrà l’autorevolezza e lo spirito critico che sapremo mettere in campo come Dipartimento”.
Susy Lubrano
- Advertisement -




Articoli Correlati