“All’estero settimane intere dedicate ai laboratori”

Ricevuta la buona nuova relativa ai finanziamenti Erasmus per l’anno 2013, Farmacia si prepara per le nuove partenze dell’anno prossimo. “Siamo al sicuro con i fondi e, almeno per l’anno venturo, possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo, inviando i nostri studenti all’estero. L’Erasmus è una grande opportunità, da tempo ci impegniamo in questa battaglia”, afferma la prof.ssa Valeria Costantino, membro della Commissione Erasmus della Facoltà. Coloro che vi partecipano tornano sempre contentissimi. “Quest’anno abbiamo avuto 50 studenti in partenza”. La Spagna è sempre la meta più gettonata. “I programmi didattici a Madrid, Granada, Siviglia e tutte le altre località spagnole sono molto simili ai nostri, non si può dire lo stesso per Nantes, di cui mi occupo personalmente, e per le altre sedi della Francia. La lingua poi, si sa, è più facile da apprendere”. Gli studenti in uscita, inoltre, constatano che all’estero possono seguire molte più ore di laboratorio, ad esempio di Chimica e Farmacologia. “Sono molto soddisfatti di poter affrontare la materia più dal lato pratico, oltre che d’imparare a conoscere una nuova cultura”. I ragazzi tornano cresciuti: “Imparano a sbrigarsela da soli. Chiamano i tutors solo nelle prime settimane, più che altro per qualche modifica al learning agreement, raramente per problemi di ambientamento”. Non incontrano difficoltà neanche gli studenti in entrata, “sono una ventina quest’anno. Il numero non è elevatissimo perché i problemi della nostra città scoraggiano un po’, però i ragazzi che arrivano da noi a Farmacia ripartono soddisfatti”. Principale motivo di soddisfazione, i colleghi napoletani. “I nostri ragazzi sono una guida fantastica per i nuovi arrivati stranieri. Di solito affianchiamo uno studente che ha appena terminato il programma ad uno da poco arrivato in Italia e il risultato è ottimo. L’esperienza ha successo sia dal punto di vista didattico che da quello umano”, sottolinea la prof.ssa Costantino.
Davide Di Maro, studente all’ultimo anno di Farmacia, è un classico esempio di sindrome post-Erasmus. Ha partecipato al programma l’anno scorso per nove mesi, scegliendo come destinazione VillaNueva, a Madrid, e si ritiene molto soddisfatto dell’esperienza, tant’è vero che l’ha prolungata di un mese, chiedendo ospitalità ai nuovi amici spagnoli per girare tutta la nazione. Il ragazzo riscontra numerose diversità tra i due paesi, a livello didattico e nei rapporti con i docenti. “Innanzitutto bisogna dire che noi, per quel che riguarda le tecniche di laboratorio, siamo più precisi nella misurazione, mentre gli spagnoli hanno un metodo più grossolano nel pesare i componenti chimici”. Molte più ore dedicate al laboratorio però, rispetto alla Federico II. “Ci sono settimane intere di laboratori in Farmacologia e Tecnica, cosa che non accade da noi, che dedichiamo la maggior parte delle ore alla didattica”. Il rapporto con i docenti è totalmente diverso: “All’Università di VillaNueva c’erano moltissimi docenti, ognuno specializzato in una materia, quindi, a mio avviso, lì riescono a darti spiegazioni più specifiche in vari campi, se hai una curiosità”. Altra caratteristica dei docenti spagnoli, il minore distacco con i discenti: “I professori sono più disponibili ad aiutarti e, cosa fondamentale, si fanno dare del tu. Da noi sarebbe inconcepibile”. Al di là dell’aspetto didattico, l’Erasmus dà lezioni di vita. “Prima di partire non sapevo cosa volesse dire vivere da solo: lavare i piatti, fare la lavatrice, stirare, cucinare e rifarsi il letto. Tutte cose che sembrano banali, ma quando ti ritrovi per la prima volta a doverle fare, non è affatto facile”. A casa ci pensano mamma e papà, ma quando si è indipendenti “ci sono anche le bollette e le tasse da pagare, io non ero per niente abituato. In compenso adesso so fare tutto, posso dire di essere autosufficiente a tutti gli effetti”.
Allegra Taglialatela
- Advertisement -




Articoli Correlati