“L’organizzazione è pensata per gli organizzatori”

Formazione, impostazione didattica, rapporti personali, organizzazione, contenuti culturali e professionali. Gli studenti di Ingegneria hanno imparato a riflettere sul contesto educativo nel quale vivono, a valutarlo e a fare proposte. Senza timidezze, nè riserve. “Le sessioni d’esame sono nella norma e, per fortuna, quando arriviamo al terzo anno, o andiamo fuori corso, possiamo dare esami ogni mese. Il problema è che molte date coincidono. Cento su cento, al primo appello alla fine di ogni semestre, gli esami si svolgono lo stesso giorno alla stessa ora, perchè tutti puntano alla prima data utile”, dicono Raffaele Elefante e Maher Al Qawabeh, napoletano di padre giordano, iscritti al terzo annodi Ingegneria Elettronica, e il collega Vincenzo Picerno, terzo anno di Ingegneria Civile. “Il punto è che l’organizzazione è pensata per gli organizzatori. Risultato? La percentuale di quelli che si laureano nei tempi è bassa”, proseguono i ragazzi che vorrebbero una formazione più sperimentale. Lamentano: “Mancano i servizi base e gli strumenti per fare pratica. Facciamo solo teoria, i circuiti li abbiamo visti solo in fotografia, ma dal punto di vista lavorativo non basta”. Quale potrebbe essere un cambiamento auspicabile? “Notiamo una certa mancanza di rispetto da parte di docenti che ci snobbano, trattandoci con superiorità, quando chiediamo spiegazioni. Una delle cose che dovrebbe cambiare è proprio il rapporto fra professori e studenti”. Emanuela Tavassi è una matricola di Ingegneria Biomedica che ha appena fallito lo scritto di Analisi Matematica I: “ci riproverò al prossimo appello. Mi piace la vita universitaria, mi trovo bene, ma i ritmi sono davvero frenetici e mi sono resa conto che, durante il corso, siamo riusciti a fare più teoria che esercitazioni. È mancato il tempo di mettere a fuoco alcune applicazioni”. Alfonso Amato e Agostino Della Porta frequentano il primo livello dell’indirizzo Ambiente e Territorio. Vengono dalla provincia di Salerno e per far fronte ai disagi del trasporto regionale raggiungono l’università con altri colleghi provenienti dalla stessa zona: “siamo in otto, ci siamo organizzati con le auto, dividendo le spese. Viaggiamo insieme anche quando dobbiamo prendere il treno”. Distanze che accentuano le difficoltà della vita studentesca: “alcune materie, come Idraulica, prevedono una relazione finale, ma i dati su cui lavorare ci vengono forniti solo alla fine delle lezioni. Se ce li dessero all’inizio, o a metà del corso, non saremmo costretti a venire qui solo per le correzioni”. Qual è il vostro più grande desiderio? “Avere un po’ di chiarezza sulle modalità d’esame, certe volte si capiscono solo al momento della prova”. Simone Cozzolino e Davide Corini si sono laureati a dicembre alla Triennale di Ingegneria Elettrica e hanno da poco iniziato l’analogo percorso Magistrale. Partecipano alla sessione affrontando Economia, un esame a scelta, per un impatto che definiscono ‘soft’. “Ogni corso è a sè stante; alcuni hanno il testo di riferimento, per altri il materiale viene fornito dal professore. Per altri ancora, non viene indicato proprio niente – affermano i due laureati, i quali, alla luce di un ciclo di studi concluso, hanno la maturità sufficiente per analizzare il cammino fin qui svolto – Il sistema 3+2 non è funzionale. Per dare una preparazione di base, si accorpano i corsi in esami a moduli, si inseriscono dei contenuti ripetuti anche in seguito e il carico di studio non è sempre coerente con i crediti”. Un esempio? È presto detto: Metodi
Matematici per l’Ingegneria, insegnamento triennale da sei crediti, ne vale, secondo i due ragazzi, almeno nove. Lo stesso vale per la disciplina magistrale Macchine e Sistemi Energetici, definita addirittura ‘illegale’ perchè ripete contenuti del corso da tre crediti di Macchine previsto al Triennio, “dove non serve proprio e quei crediti potrebbero essere assegnati a qualche altra materia”, e riprende concetti ormai sbiaditi di Fisica Tecnica, “fatta al secondo anno e mai più vista”. In ultimo, Simone e Davide auspicherebbero una formazione Magistrale con più esami a scelta già dal primo anno: “questo semestre non abbiamo nessun esame di Elettrica, mentre sarebbe interessante, per crescere e avere idea di quello che studiamo, realizzare dei progetti di gruppo, mai fatti finora”. Seduti a studiare ad uno dei tavoli predisposti nei corridoi della sede di Piazzale Tecchio, ci sono Giuseppe Pota e Yuri Guarino, matricole ad Ingegneria Elettronica, sollevate e soddisfatte dall’ambiente che hanno trovato, molto diverso da quello che era stato loro descritto: “pensavamo peggio, invece siamo sorpresi in positivo. Tutti ci avevano parlato di un ambiente in cui le persone sono ‘lontane’ e abbiamo incontrato insegnanti molto disponibili. I ritmi non sono esagerati, ma è meglio partecipare a quante più prove intercorso possibile”. Unico neo, non
imputabile all’accademia, i trasporti: “lui viene dalla provincia, per arrivare all’università impiega lo stesso tempo che ci metto io dai Colli Aminei”, conclude Yuri.
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