“L’Università sta diventando per soli ricchi”

“Quest’anno siamo organizzati abbastanza bene; non c’è troppo affollamento, solo al corso di Programmazione e Controllo ci è capitato di seguire sulle scale”, commenta Ilaria Dalia, studentessa Triennale di Economia Aziendale alla quale abbiamo chiesto, come ad altri suoi colleghi, di fare il punto della situazione ad un mese e più dall’inizio dei corsi. “I problemi che abbiamo sono quelli classici di sempre: pochi posti, piattaforme web non sempre aggiornate, informazioni carenti quando ci sono cambiamenti o spostamenti. Poco prima di Ognissanti, per esempio, cercavo insieme con un collega il calendario delle festività, sul sito del Dipartimento si è aperta una pagina di due anni fa”, racconta Antonio Caraviello, iscritto ad Economia Aziendale. I ragazzi del primo anno Magistrale di Economia Aziendale si sono trovati ad affrontare un problema organizzativo del quale sono vittime anche i docenti: l’accavallamento di due insegnamenti. “Il pomeriggio si sovrappongono le lezioni di Governo ed Etica d’Impresa e di Comportamento Organizzativo: sposteranno uno dei due, ma dovremo recuperare dei giorni persi e la fine del corso slitterà in avanti”, spiega Laura Abbagnale. La collega Laura Daniele ha già studiato il calendario del prossimo anno e appare un po’ preoccupata: “il primo appello c’è l’8 gennaio, subito dopo le feste di Natale, nei giorni a seguire, in più occasioni, coincidono le date di materie dello stesso anno e semestre”. Come affrontare una condizione del genere? “Le soluzioni possibili sono facili da individuare – risponde Ludovica Dardano, compagna delle prime due – O fai tutto velocemente e lasci che la tua preparazione resti scadente, oppure vai piano, segui più di una volta alcuni corsi fondamentali, che per difficoltà o sovraffollamento non sei riuscita ad approfondire adeguatamente. E poi, soprattutto se abiti lontano e sei pendolare, vieni in sede il minimo indispensabile e studi a casa”.
Un professore
per mille studenti
Novembre, insieme con aprile, è un mese dedicato agli appelli straordinari, una sessione ulteriore, una volta aperta a tutti ma, da tempo, riservata solo ai fuoricorso, ai laureandi e a coloro i quali hanno appena terminato attività da cinque o sei crediti. Una controversia sempre aperta, che vede contrapposte le ragioni dei ragazzi e la preoccupazione degli insegnanti di ritrovarsi aule vuote e formazione compromessa. “Non è giusto – sostiene senza mezzi termini Emilia Corrado, terzo anno di Economia Aziendale – Rappresentano un’occasione in più per gestirsi al meglio, terminare prima ed evitare il fuoricorso. Anche se in aula non ci fosse nessuno, venire è facoltativo, rappresenta una nostra scelta”. “La questione è sempre la stessa, se hai arretrati non puoi aspettare di morire. Gli appelli straordinari non sono un incentivo per chi è in difficoltà, o un aiuto per chi è alla fine, è un servizio per chi è già morto, accademicamente parlando, ma sarebbe meglio se, invece di una tomba, fossero un’incubatrice di nuova vita e nuove forze –  afferma lo studente Francesco Grazioli – Se la frequenza non è obbligatoria, perché si lamentano delle presenze in aula? Perché ci costringono a scegliere esami fantasma, discipline a piacere, la cui didattica coincide con quella degli insegnamenti obbligatori?”. Maria Boccia, Giuliana Catuogno, Giusy Carbone sono laureande Magistrali in Economia Aziendale e, in quanto tali, hanno ormai ‘varcato la soglia’ e questo mese saranno impegnate con le prove. “L’organizzazione alla Specialistica è peggiore di quella dei primi anni ed è scioccante: pensi di aver superato il peggio e, invece, ti ritrovi in aule strapiene con un solo professore per mille persone, luoghi sempre inadatti e insufficienti e appelli sempre a ridosso della fine dei semestri, o dopo le feste, con una finestra di venti giorni spacciata per ‘sessione di esami’”, si sfoga Maria. “L’anno scorso, il secondo semestre è stato davvero molto pesante: quattro materie, tutte importanti, impegni accademici tutti i giorni, mattina e pomeriggio, e poi corsi integrativi, laboratori da tre crediti per ulteriori conoscenze. Come si fa a reggere? Come si può pensare di non prevedere più occasioni di verifica?”, domanda Giuliana. “Per laurearsi in tempi ragionevoli devi chiedere con un certo anticipo anche la tesi di laurea, almeno un anno prima – interviene Giusy – Noi speravamo di laurearci entro marzo, ma ora non lo sappiamo più e intanto si pagano ulteriori tasse, che sono sempre più alle stelle. L’università sta diventando una cosa da ricchi. Ormai, chi ha più figli non può più pensare di farli studiare tutti”.
Simona Pasquale
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