“Medicina il mio calvario? Venite alla SUN”

“Il mio calvario. A Medicina mi hanno tolto la dignità” titolava Ateneapoli a dicembre in prima e seconda pagina, raccontando con una lettera la triste esperienza di uno specializzando che nell’anonimato evidenziava le difficoltà ad accedere alla specializzazione, il clima a suo dire ostile ed un profondo, umano malessere. Ateneapoli aveva dato a quella lettera un grande risalto; e la questione non è finita lì. Sullo scorso numero Ateneapoli ha ospitato la risposta del Preside di Medicina del Federico II, prof. Giovanni Persico. Su questo numero abbiamo invece chiesto un’intervista al prof. Francesco Rossi, Preside di Medicina SUN. “Mi ha colpito moltissimo l’aspetto umano di quella lettera. Come Preside mi hanno colpito anche lettere di studenti in difficoltà che mi sono giunte in Presidenza. Perché rispetto e sono sensibile allo spirito e alle idealità dei nostri giovani iscritti di Medicina”. “Riflessioni e sollecitazioni che mi colpiscono moltissimo, prima di tutto come formatore. Il fatto cioè che uno studente che ha svolto un intero percorso poi si blocchi sul suo prosieguo post laurea, obbliga noi accademici a fare qualche autocritica. C’è qualcosa che non va”. “Quando abbiamo un allarme di questo tipo, vuol dire che come istituzione invece di correre sempre, dobbiamo un attimo fermarci a riflettere. Noi docenti siamo presi dai ritmi della Riforma, i Corsi di Laurea, le strutture, i tanti momenti di didattica, le tesi. Ma una lettera del genere deve farci rifIettere. Occorre cioè ampliare le occasioni di riflessione”. “Io amo molto i giovani, sono Preside da 7 anni, prima sono stato Presidente del Corso di Laurea, e dal confronto con gli studenti ho sempre imparato molto”.
Meritocrazia: “dico sempre che chi ha qualità prima o poi sfonda. Ovunque, anche nelle specializzazioni. A lezione dico ripetutamente che se uno studente ha costruito bene i 6 anni di laurea, non avrà difficoltà successivamente. In quella lettera leggo però appassionate difficoltà che non comprendo esattamente da cosa dipendano. Dico dunque a questo giovane di scrivermi, attraverso il tramite di Ateneapoli, ma sono disponibile anche via mail o telefonicamente. Disponibile, se lui lo ritiene utile, – più informalmente da docente della Facoltà, – ad incontrarlo e a confrontarmi con lui”. 
Le Scuole di Specializzazione. “Forse qui qualcosa ancora non va; ma la situazione è molto migliorata. Le scuole di specializzazione hanno molta autonomia e non dipendono dalle facoltà. Tengo a precisare. Oggi vi si accede tramite concorso e con un numero di posti limitati e decisi dal Ministero della Salute e dell’Università su parametri europei. Talvolta siamo però in situazioni ridicole, con soli 1-2 posti; tranne alcune specializzazioni con maggiori opportunità, come Cardiologia, Pediatria, Radiologia”. “È  ridicolo. Mediamente noi laureiamo il 60% degli iscritti in corso, mentre i richiedenti la specializzazione sono molti di più. Non va bene”. “Però bisogna dire a questo giovane laureato che la Medicina oggi è anche la medicina di famiglia, il 118, le Guardie Mediche, etc. In cui l’accesso non è più automatico come prima”. “I posti sono comunque molto pochi, inferiori alle stesse esigenze del mercato del lavoro”.
L’accesso alla Specializzazione. “Avviene per concorso, in contemporanea in tutta Italia. Ed è un altro motivo indubbiamente di selezione. Perché se uno è escluso resta fuori, non ha altre opportunità”. “Il concorso è per quiz, 100 domande, mediamente, tutti rispondono bene a non meno del 60 %. Ed è la  prima prova. La seconda prova dovrebbe essere teorico-pratica, ma di fatto è sempre scritta. Il tema viene scelto fra le 60-70 buste anonime a scelta del candidato. Questa seconda prova è ancora più selettiva, perché i temi li sceglie la scuola di specializzazione in sede locale. Ma ancora più selettivo è il curriculum del candidato: voto di laurea, tipo di tesi, valutazione degli esami attinenti, le pubblicazioni, l’eventuale internato, i crediti maturati in Italia o all’estero. Tutto questo da un punteggio che fa la differenza tra uno studente e l’altro. Cioè, se uno non ha sviluppato un certo tipo di curriculum è già fuori in partenza. E questo è sbagliato, perché non è garantita a tutti pari opportunità. Allora occorre, sin dagli studi pre-laurea, sviluppare un curriculum idoneo. Altrimenti si è fuori”. “Come Accademia però oggi dobbiamo fare una riflessione: c’è una corsa degli studenti a fare l’interno in una certa branca anziché un’altra, a fare talune lezioni elettive, etc. Tutto ciò crea delle distorsioni. Ritengo perciò che dobbiamo ripensare alla valutazione del curriculum, in modo da mettere tutti i concorrenti sullo stesso piano. Dobbiamo fare qualcosa perché gli studenti abbiano maggiori speranze”. 
Nepotismo. “Se uno è bravo, ha serietà di comportamento, va avanti. Non si può fare la selezione sui nomi. Andiamo, fortunatamente verso un mondo sempre più professionalizzante, è dunque la bravura a fare la differenza. Se casi di figli di avvantaggiati ce ne sono, nel totale, ritengo siano piccole percentuali”.
“Ripeto l’invito a questo studente di venirmi a trovare, non come Preside, ma come docente e come una persona che crede di avere un’esperienza trentennale di vita universitaria da poter mettere a disposizione. Forse utile anche a dare qualche consiglio, se lo ritiene. Mi telefoni allo 081-5666944 della Presidenza di Facoltà per un appuntamento. Tante volte ho incontrato studenti o genitori, lo faccio con piacere”. (P.I.)
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