Sei incontri per aprire un dibattito sulla crisi economica analizzandone diversi aspetti, con l’intervento di docenti di Economia, Storia economica, Sociologia, Geografia politica. Ma soprattutto attraverso la partecipazione degli studenti, che già dal primo appuntamento (il 29 marzo) del Laboratorio ‘Riflettere (su) la crisi’, organizzato da ‘Link-Sindacato universitario’ e dalla Facoltà di Scienze Politiche, si sono presentati numerosissimi ad affollare l’Aula Matteo Ripa e non hanno mancato di intervenire nella discussione.
“Come studenti di Scienze Politiche dovremmo noi prendere la parola per proporre approcci diversi da quelli che oggi ci prospettano per superare la crisi – afferma Roberta Russo, rappresentante di Link – Noi siamo il riflesso di questa crisi: studenti senza diritti, viviamo già processi precarizzanti, siamo coloro che vengono additati come ‘bamboccioni’ e ‘falliti’. Studiamo consapevoli che il nostro titolo non ci metterà a riparo dalla precarietà lavorativa, dalla povertà, dalla mancanza di prospettive. Siamo l’incertezza, il riflesso della crisi, in quanto siamo la conseguenza personificata di una economia insostenibile. Siamo la generazione a cui hanno messo al bando i sogni. Riuscire a ‘riflettere’ del ‘riflesso’ della crisi ci sembra il primo passo per emanciparci dalla condizione di subalternità che non accenna a cambiare”. Il primo incontro, una tavola rotonda con i docenti, è stato aperto dal Preside Giorgio Amitrano, che ha sottolineato: “l’iniziativa è stata approvata all’unanimità dal Consiglio di Facoltà. Tra poco la Facoltà cesserà di esistere ed è importante che una delle nostre ultime iniziative sia nata dagli studenti”. “Tutti noi, in maniera diversa, siamo vittime di questa crisi – continua il Preside – e quindi, anche se non so quanto si possano cambiare le cose con un dibattito, è comunque importante non subire passivamente, ma analizzare le questioni da professionisti”. Così ognuno dei docenti intervenuti ha letto la crisi economica attraverso la sua disciplina, incrociando, in un’ottica multidisciplinare, i riflessi economici, storici, sociali o urbanistici che poi sono stati approfonditi nei successivi incontri. Una crisi che molti studiosi avevano previsto già da tempo, “ma i soliti economisti consiglieri del ‘principe’ avevano taciuto”, spiega il prof. Amedeo Di Maio (economista), il quale espone alcune sue impressioni: “In questi anni ci si è lasciati avvolgere dal ‘pensiero debole’, che in economia ha significato cancellare tutte le esperienze accumulate dal ’29 al ’74, e l’idea che ha prevalso è stata quella della necessità di liberare l’uomo attraverso la libertà dell’economia. Questa è stata un’enorme bugia”. Si è attuato il capovolgimento del rapporto tra economia e politica, come sottolinea anche il prof. Paolo Frascani (storico dell’economia) che avverte: “ne usciremo e non sarà più lo stesso capitalismo. Gli storici avevano previsto questa crisi, come avvenimento ciclico, ma da ognuno di questi eventi non si sa mai come se ne uscirà”. “Possiamo guardare a questa crisi come l’avvenimento che produrrà un cambiamento geografico con il declassamento dell’Europa. Siamo alla fine di un ciclo che ha arricchito il mondo della finanza grazie ad una deregolamentazione finanziaria”, sottolinea il prof. Pietro Masina (economista). Gli fa eco il prof. Mauro Di Meglio (sociologo) il quale aggiunge: “Sicuramente questa crisi va intesa come crollo del sistema, fine di un modello organizzativo. Il modello capitalista-liberale è in crisi perché non è più in grado di continuare a raggiungere la sua stessa ragion d’essere, cioè accumulare profitti e in questo modo mantenere il consenso, dando l’illusione che quella ricchezza fosse patrimonio di tutti”. Avverte ancora Masina: “dalla crisi si esce, ma è difficile dire quando, se coloro che ci guidano in questo momento sono le stesse persone che la crisi l’hanno creata”. L’implosione dell’economia si riflette anche sull’assetto urbano delle nostre città: “con il venir meno di quegli ammortizzatori sociali che negli anni hanno permesso ai ceti cittadini di mantenere la loro posizione, si sta assistendo ad una depolarizzazione delle città – spiega il prof. Rosario Sommella (geografo) – Il vero rischio per il nostro Paese è che gli effetti della crisi, che negli anni sono stati attenuati, ci arrivino addosso tutti insieme”.
Ultimi incontri il 2 maggio – si parlerà di ‘Finanziarizzazione in Occidente e ascesa dell’Asia. Una prospettiva di lungo periodo’ con i professori Di Meglio e Masina – e l’8 maggio – con un’analisi del ruolo che le organizzazioni studentesche possono giocare in questo momento. Agli studenti di Scienze Politiche che avranno partecipato all’intero ciclo di seminari verranno riconosciuti 3 crediti.
Valentina Orellana
“Come studenti di Scienze Politiche dovremmo noi prendere la parola per proporre approcci diversi da quelli che oggi ci prospettano per superare la crisi – afferma Roberta Russo, rappresentante di Link – Noi siamo il riflesso di questa crisi: studenti senza diritti, viviamo già processi precarizzanti, siamo coloro che vengono additati come ‘bamboccioni’ e ‘falliti’. Studiamo consapevoli che il nostro titolo non ci metterà a riparo dalla precarietà lavorativa, dalla povertà, dalla mancanza di prospettive. Siamo l’incertezza, il riflesso della crisi, in quanto siamo la conseguenza personificata di una economia insostenibile. Siamo la generazione a cui hanno messo al bando i sogni. Riuscire a ‘riflettere’ del ‘riflesso’ della crisi ci sembra il primo passo per emanciparci dalla condizione di subalternità che non accenna a cambiare”. Il primo incontro, una tavola rotonda con i docenti, è stato aperto dal Preside Giorgio Amitrano, che ha sottolineato: “l’iniziativa è stata approvata all’unanimità dal Consiglio di Facoltà. Tra poco la Facoltà cesserà di esistere ed è importante che una delle nostre ultime iniziative sia nata dagli studenti”. “Tutti noi, in maniera diversa, siamo vittime di questa crisi – continua il Preside – e quindi, anche se non so quanto si possano cambiare le cose con un dibattito, è comunque importante non subire passivamente, ma analizzare le questioni da professionisti”. Così ognuno dei docenti intervenuti ha letto la crisi economica attraverso la sua disciplina, incrociando, in un’ottica multidisciplinare, i riflessi economici, storici, sociali o urbanistici che poi sono stati approfonditi nei successivi incontri. Una crisi che molti studiosi avevano previsto già da tempo, “ma i soliti economisti consiglieri del ‘principe’ avevano taciuto”, spiega il prof. Amedeo Di Maio (economista), il quale espone alcune sue impressioni: “In questi anni ci si è lasciati avvolgere dal ‘pensiero debole’, che in economia ha significato cancellare tutte le esperienze accumulate dal ’29 al ’74, e l’idea che ha prevalso è stata quella della necessità di liberare l’uomo attraverso la libertà dell’economia. Questa è stata un’enorme bugia”. Si è attuato il capovolgimento del rapporto tra economia e politica, come sottolinea anche il prof. Paolo Frascani (storico dell’economia) che avverte: “ne usciremo e non sarà più lo stesso capitalismo. Gli storici avevano previsto questa crisi, come avvenimento ciclico, ma da ognuno di questi eventi non si sa mai come se ne uscirà”. “Possiamo guardare a questa crisi come l’avvenimento che produrrà un cambiamento geografico con il declassamento dell’Europa. Siamo alla fine di un ciclo che ha arricchito il mondo della finanza grazie ad una deregolamentazione finanziaria”, sottolinea il prof. Pietro Masina (economista). Gli fa eco il prof. Mauro Di Meglio (sociologo) il quale aggiunge: “Sicuramente questa crisi va intesa come crollo del sistema, fine di un modello organizzativo. Il modello capitalista-liberale è in crisi perché non è più in grado di continuare a raggiungere la sua stessa ragion d’essere, cioè accumulare profitti e in questo modo mantenere il consenso, dando l’illusione che quella ricchezza fosse patrimonio di tutti”. Avverte ancora Masina: “dalla crisi si esce, ma è difficile dire quando, se coloro che ci guidano in questo momento sono le stesse persone che la crisi l’hanno creata”. L’implosione dell’economia si riflette anche sull’assetto urbano delle nostre città: “con il venir meno di quegli ammortizzatori sociali che negli anni hanno permesso ai ceti cittadini di mantenere la loro posizione, si sta assistendo ad una depolarizzazione delle città – spiega il prof. Rosario Sommella (geografo) – Il vero rischio per il nostro Paese è che gli effetti della crisi, che negli anni sono stati attenuati, ci arrivino addosso tutti insieme”.
Ultimi incontri il 2 maggio – si parlerà di ‘Finanziarizzazione in Occidente e ascesa dell’Asia. Una prospettiva di lungo periodo’ con i professori Di Meglio e Masina – e l’8 maggio – con un’analisi del ruolo che le organizzazioni studentesche possono giocare in questo momento. Agli studenti di Scienze Politiche che avranno partecipato all’intero ciclo di seminari verranno riconosciuti 3 crediti.
Valentina Orellana