“La nostra è un’Università di ‘vicinanza’. La cura, l’attenzione, che poniamo alla base della formazione di ogni studente, ci rende vicino alle esigenze di ognuno. In queste sedi non elaboriamo e trasferiamo semplicemente saperi. Tra queste aule ci facciamo carico che tali saperi siano realmente acquisiti – afferma il Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa Lucio D’Alessandro – Ci preoccupiamo dei problemi degli studenti, li ascoltiamo, concordiamo piani. Qui si viene seguiti davvero, si viene inseriti in un ambiente formativo dove non si è mai soli”. L’Ateneo è strutturato come una cittadella costituita da tre edifici principali, in un’area di circa mezzo chilometro (lungo corso Vittorio Emanuele), dove si svolge la vita universitaria. “Siamo un campus cittadino, dove la vivibilità degli ambienti è ottimale. Lavoriamo molto sugli spazi, sui luoghi di ritrovo, sulle attività. Facciamo anche delle piccole feste, iniziative inserite in questa nuova tendenza: saper trasmettere i saperi anche al di fuori degli standard tradizionali”. In un Ateneo che vanta mezzo millennio di storia, la spinta a rinnovarsi costantemente è una sfida quotidiana. “Pur essendo la più antica Università libera italiana e l’unica del Meridione – sottolinea il Rettore – in 500 secoli di storia abbiamo saputo tener fede alla tradizione, senza perdere di vista il presente. La nostra è un’Università che dialoga con il territorio, lo ascolta e cambia con esso”. Un luogo di studi dove si celebra l’incontro tra saperi ed intelligenza: “La combinazione vincente. I saperi devono essere usati con intelligenza, solo così il binomio è perfetto e la conoscenza fa il suo corso. Per questo ci avvaliamo dei migliori docenti, ognuno deve portare con sè la sua esperienza e la sua praticità. Voglio ricordare che da noi si studia praticamente, con percorsi altamente professionalizzanti e indirizzati già al mercato del lavoro”. Perché, se in passato l’Università non si occupava in prima persona del lavoro, “oggi invece non è più così – aggiunge il prof. D’Alessandro – Innanzitutto, lo studente deve arrivare alla fine del percorso, quando sarà atto ad entrare nel mondo del lavoro. Da noi i giovani laureati devono saper fare gioco di squadra, saper scrivere, ad esempio, un atto giuridico, saper leggere cosa voglia un’impresa. Insomma, la formazione tende in primis a far arrivare preparati al mondo del lavoro”. In secondo luogo: “Una volta che la preparazione è eccellente, aiutiamo i laureati ad inserirsi nell’ambiente, con stage e tirocini di vario tipo. Diciamo ai nostri ragazzi di non aspettare il posto, ma di rendersi competitivi. All’Università si deve lavorare sull’eccellenza, solo così si emerge dal gruppo”. Un ruolo da coltivatore di talenti: “Il Suor Orsola Benincasa si sposa perfettamente con la definizione. Coltiviamo le ambizioni di tutti coloro che si iscrivono. Chi viene da noi trova non solo tante opportunità professionalizzanti, ma un bagaglio carico di emozioni umane. Sono quelle, in fondo, – conclude il Rettore – che restano maggiormente nei ricordi e nel cuore degli studenti”.