“Una scelta di passione razionale”

Una scelta di passione razionale”: la formula del prof. Giuseppe Del Giudice, delegato all’orientamento della Facoltà. In altre parole, va bene guardare “agli sbocchi occupazionali” ma “bisogna essere portato per questi studi e deve interessare l’ingegneria nel senso più intenso del ‘costruire’. Soprattutto, deve piacere la fisica, intesa come  concetto generale che è dentro l’ingegneria e la matematica. Matematica, Fisica, Chimica sono strumenti per l’ingegnere come lo è il bisturi per il chirurgo, cioè finalizzati alla realizzazione di un’opera”. Se si sente di amare tutto questo e si ha la passione per il ‘fare’, allora, quella di Ingegneria è la laurea giusta. Ma bisogna sapere che occorre “studiare, studiare, studiare molto”, perché non ci si può permettere perdite di tempo o di inceppare il passo. “E’ una grossa sfida: gli studenti devono imparare a responsabilizzarsi e a programmare da soli i propri studi, quali esami dare per primi o quali corsi seguire con più assiduità”.
Qualche consiglio: “seguire sempre i corsi aiuta a tenere il passo, studiare un po’ ogni giorno dopo le lezioni serve per assimilare meglio, ripetere insieme ad un amico diventa molto costruttivo perché aiuta a superare i propri errori e risolvere dei dubbi, che altrimenti ci si porterebbe fino all’esame”. I corsi sono strutturati “in maniera alquanto stressante perché bisogna seguire per due o tre mesi e poi sono previste finestre di alcune settimane per dare gli esami”. Un sistema che ha delle pecche – ammette Del Giudice – “perché non dà ai ragazzi la possibilità di sedimentare ciò che si è studiato che subito si deve passare ad un altro esame. Insomma, non viene data la possibilità di maturare i concetti e averne una maggiore cognizione, e questo va a discapito di una visione d’assieme che dovrebbe dare l’idea di come tutto sia collegato”.
Gli sbocchi occupazionali. Gli ingegneri sembrano risentire meno degli effetti della crisi, ma guai a fermarsi alla Triennale “perché il titolo non è richiesto dal mercato, anzi viene visto come una laurea di serie B. In piccola percentuale possono trovare inserimento i laureati di primo livello di Informatica ed Elettronica, ma non con profili dirigenziali”. Così il 95 per cento degli studenti prosegue con il biennio magistrale. Tra i laureati Magistrali “che anche in questo periodo di crisi ancora ‘tirano’ ci sono i meccanici, i civili, gli informatici”. Ma, avverte Del Giudice, “oggi il nostro laureato deve capire che non può pensare di lavorare dove è nato”. Proprio per incentivare i giovani a guardare all’estero, la Facoltà si impegna molto negli scambi con atenei, aziende, istituzioni italiane e straniere. Gli studenti non di rado svolgono stage e tesi in azienda: “svolgere i tirocini avvicina lo studente al lavoro. Il laureato non è uno che già sa ‘avvitare una vite’, ma deve avere la capacità di saperlo fare e il tirocinio gli consente di mettere in pratica questa sua capacità e di testarla”.
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