Escono di casa la mattina presto, firmano in aula dietro il foglio delle presenze, sotto l’ambigua dizione “in attesa di matricola”, prendono appunti, comprano i libri di testo e studiano a casa, ma non possono sostenere a tutt’oggi esami e rischiano, nel caso dei maschi, di partire per il servizio militare. Sono circa 80 studenti virtuali o meglio, per la Federico II, inesistenti. Hanno speso già più di un milione ciascuno, tra carte da bollo, parcelle degli avvocati, fax e fotocopie. Sono i protagonisti dell’ormai tradizionale querelle sul numero chiuso. Esclusi a seguito delle prove di selezione dai Corsi di Laurea di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria della Federico II, hanno inoltrato ricorso al Tar Lazio, che il 24 gennaio ha concesso loro la sospensiva, ovvero la possibilità di iscriversi con riserva. L’Ateneo fredericiano ha assunto però nei loro confronti un atteggiamento particolarmente inflessibile, a differenza di altre Università, compresa la SUN, che hanno invece immatricolato i ricorsisti i quali avevano ottenuto la sospensiva. Una durezza in parte anche sorprendente, se è vero che il Rettore Tessitore si è più volte pronunciato pubblicamente contro il numero chiuso ed ha reiteratamente sollevato obiezioni circa l’attendibilità di selezioni effettuate sulla base di quiz a risposta multipla. Sta di fatto che l’ateneo ha temporeggiato circa un mese, poi, sottolineano i ricorsisti: “incurante del parere dell’Avvocatura e delle pressanti richieste degli studenti, conferendo mandato ad un avvocato del libero foro, ha proposto appello contro le decisioni del TAR”. La VI sezione del Consiglio di Stato lo ha accolto, estromettendo i ragazzi. Questi ultimi, però, non si danno per vinti. In attesa della sentenza di merito del tribunale amministrativo – forse già a giugno – chiedono una sanatoria che li reintegri e li promuova al rango di studenti a tutti gli effetti.
Eppure, che quest’anno non ci sarebbe stato spazio per i ricorsi degli esclusi a seguito dei quiz di ammissione ai corsi di laurea medici erano in molti a darlo per scontato. Come noto, infatti, la legge del 2 agosto 1999 numero 264 è andata a colmare un vuoto normativo che aveva costituito il presupposto vincente di non pochi ricorsi presentati negli anni precedenti. Mai previsione fu più sbagliata. “Tale legge -precisano i ricorsisti ed i loro avvocati- non riguarda l’anno accademico 1999/2000”. Il motivo? Eccolo: “l’entrata in vigore di detta disposizione risulta essere successiva a quella del Decreto Ministeriale del 21 luglio‘99 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 181 del 4 agosto e del Decreto Ministeriale 28 luglio ‘99, oltre che dei conseguenti decreti rettorali che bandiscono i concorsi ai vari corsi di laurea”. In pratica i bandi di concorso per i quiz sarebbero stati emanati prima dell’entrata in vigore della legge, sia pure di qualche giorno. In una fase, quindi, nella quale la limitazione agli accessi continuava a non essere prevista da alcuna legge dello Stato, ma soltanto da due Decreti Ministeriali. Ma non è tutto. Secondo il TAR Lazio che ha accolto i ricorsi, infatti, “risulta il difetto di motivazione in merito alla determinazione dei posti disponibili per l’immatricolazione ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia ed Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi Federico II”. L’ateneo, in sostanza, non avrebbe motivato adeguatamente ed in base alle risorse disponibili i massimali di immatricolati ammessi per quest’anno. 215 più 25 extracomunitari a Medicina; 12 ad Odontoiatria. Argomento, quest’ultimo, enfatizzato in particolare dai legali dei ragazzi, a detta dei quali quest’anno la Federico II avrebbe bandito un concorso per un numero di posti inferiore a quello compatibile con le strutture esistenti in facoltà. Lo stesso Giuseppe Del Barone, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Napoli, secondo quanto riportato dal quotidiano “Il Roma” avrebbe dichiarato: “se le cose fossero state regolari dal primo momento, ampliando il numero quando si doveva, si sarebbero evitate tali tensioni”. Che invece, come detto, sono addirittura palpabili, come mostra eloquentemente l’epilogo di una protesta dei ricorsisti in segreteria, alcune settimane orsono. Il sit in è stato interrotto dall’irruzione dei carabinieri, i quali hanno cacciato via gli studenti in malo modo. Loro, però, vanno avanti e sperano. “Abbiamo scritto al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed a politici di vari schieramenti”, spiegano Paolo, Giuseppe, Antonio e Giulia, i quali sono venuti in redazione a perorare la loro causa. “Organizzeremo altre iniziative e manifestazioni”. Una l’hanno già tenuta al rettorato mercoledì 5 aprile.
Eppure, che quest’anno non ci sarebbe stato spazio per i ricorsi degli esclusi a seguito dei quiz di ammissione ai corsi di laurea medici erano in molti a darlo per scontato. Come noto, infatti, la legge del 2 agosto 1999 numero 264 è andata a colmare un vuoto normativo che aveva costituito il presupposto vincente di non pochi ricorsi presentati negli anni precedenti. Mai previsione fu più sbagliata. “Tale legge -precisano i ricorsisti ed i loro avvocati- non riguarda l’anno accademico 1999/2000”. Il motivo? Eccolo: “l’entrata in vigore di detta disposizione risulta essere successiva a quella del Decreto Ministeriale del 21 luglio‘99 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 181 del 4 agosto e del Decreto Ministeriale 28 luglio ‘99, oltre che dei conseguenti decreti rettorali che bandiscono i concorsi ai vari corsi di laurea”. In pratica i bandi di concorso per i quiz sarebbero stati emanati prima dell’entrata in vigore della legge, sia pure di qualche giorno. In una fase, quindi, nella quale la limitazione agli accessi continuava a non essere prevista da alcuna legge dello Stato, ma soltanto da due Decreti Ministeriali. Ma non è tutto. Secondo il TAR Lazio che ha accolto i ricorsi, infatti, “risulta il difetto di motivazione in merito alla determinazione dei posti disponibili per l’immatricolazione ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia ed Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi Federico II”. L’ateneo, in sostanza, non avrebbe motivato adeguatamente ed in base alle risorse disponibili i massimali di immatricolati ammessi per quest’anno. 215 più 25 extracomunitari a Medicina; 12 ad Odontoiatria. Argomento, quest’ultimo, enfatizzato in particolare dai legali dei ragazzi, a detta dei quali quest’anno la Federico II avrebbe bandito un concorso per un numero di posti inferiore a quello compatibile con le strutture esistenti in facoltà. Lo stesso Giuseppe Del Barone, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Napoli, secondo quanto riportato dal quotidiano “Il Roma” avrebbe dichiarato: “se le cose fossero state regolari dal primo momento, ampliando il numero quando si doveva, si sarebbero evitate tali tensioni”. Che invece, come detto, sono addirittura palpabili, come mostra eloquentemente l’epilogo di una protesta dei ricorsisti in segreteria, alcune settimane orsono. Il sit in è stato interrotto dall’irruzione dei carabinieri, i quali hanno cacciato via gli studenti in malo modo. Loro, però, vanno avanti e sperano. “Abbiamo scritto al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed a politici di vari schieramenti”, spiegano Paolo, Giuseppe, Antonio e Giulia, i quali sono venuti in redazione a perorare la loro causa. “Organizzeremo altre iniziative e manifestazioni”. Una l’hanno già tenuta al rettorato mercoledì 5 aprile.
Fabrizio Geremicca