A Medicina “ogni sforzo viene ripagato”

Il Corso di studi in Medicina richiede tantissimo impegno “ma poi ogni sforzo viene ripagato”: lo sostengono gli iscritti degli ultimi anni. “I professori spiegano bene e poi pretendono molto. Poiché le Commissioni d’esame sono composte da più docenti, a volte capita la domanda che non ti aspetti – afferma Giovanni, uno studente del IV anno, commentando quanto sia difficile stare in regola con gli esami – Per non rimanere indietro, si finisce per alienarsi, si rinuncia ad uscire con gli amici e non solo in periodo d’esame”.
La frequenza obbligatoria secondo alcuni facilita l’apprendimento, secondo altri limita il tempo da dedicare allo studio. “Alcuni esami sono molto corposi. Primo tra tutti Anatomia, anche se è diviso in due prove. Ho dedicato un semestre allo studio di ciascuna di esse – afferma Claudio Ricci, uno studente del III anno preoccupato per gli esami futuri – Non so come farò l’anno prossimo a sostenerne 8 tra cui Farmacologia!”. Claudio non ama studiare in Facoltà: “La mattina c’è troppo caos, va molto meglio nel pomeriggio. Io seguo nelle aule adiacenti alla Torre biologica: lì le strutture non sono fatiscenti come quelle dell’edificio 20”.
Gli studenti sono tutti concordi nel sostenere che i docenti sono molto preparati e in gran parte disponibili. Riguardo all’organizzazione, invece, si levano alcune lamentele: “Il sistema informatizzato potrebbe funzionare meglio – dichiara Giovanni – Si può prenotare un esame on line ma sul sito della Facoltà sono indicate solo le date delle prove. Mancano gli orari e le aule. In internet non vengono pubblicati neppure i risultati degli esami”. Alcuni ragazzi sostengono che sia “normale che vi siano delle carenze nell’organizzazione. Siamo in tanti e facciamo capo a diverse aree del Policlinico”. 
I lavori di ristrutturazione dell’edificio 20 sono cominciati nella parte superiore della struttura e dunque, per ora, non comportano disagi per gli studenti. Tuttavia gli iscritti al I anno lamentano l’insufficiente ampiezza delle aule del piano terra in cui si tengono i corsi di Anatomia e Istologia. “Sono troppo piccole, tanti rimangono in piedi – asserisce Pietro De Placido – Lo stesso capita per le ADI: ci dividono in gruppi da 10-15 persone, però poi ci riuniscono in laboratorio  fino a 5 gruppi assieme e si sta strettissimi”.
Primo anno,
si ricomincia 
con le lezioni
  
Gli studenti del primo anno il 1º marzo hanno iniziato le lezioni del II semestre. “L’Istologia sembra interessante. Il prof. Nicola Zambrano di Biologia è molto bravo”, affermano Leonardo e Umberto che hanno entrambi deciso da piccoli di diventare medico sulla scia dell’esempio paterno. Tutti e due hanno superato le 4 prove del primo semestre ma raccontano: “Il corso è più pesante di come ce l’immaginavamo. L’esame più tosto sinora è stato Chimica. Allo scritto di Fisica abbiamo avuto una defaillance. Ci siamo suggeriti delle risposte senza accorgerci che i dati dei quesiti erano differenti. Siamo dei mostri di furbizia… Comunque abbiamo avuto 28”. “L’impatto è stato molto duro – ammette anche Michela – Tra gli esami del I semestre non sono riuscita a dare Statistica perché ho dovuto sostenere due volte Fisica”. “Gli argomenti da studiare sono ‘abbordabili’, anche se io ho perso un po’ di tempo. Non ho dato ancora alcun esame per scarsa voglia di impegnarmi. Ero distrutto dopo l’estate trascorsa ad esercitarmi sui test”, racconta Cristiano Item. “Il corso di Statistica è particolare ma sul testo c’è scritto tutto quello che viene chiesto all’esame – aggiunge Davide – Più complesse sono le domande aperte del compito scritto perché non sai mai se hai risposto nella maniera giusta”. Valerio Paolo Esposito ha riscontrato una certa continuità tra gli argomenti studiati al liceo e quelli trattati nel I semestre: “Abbiamo approfondito cose già fatte alle Superiori. Il bello comincia adesso. Le materie nuove saranno più interessanti”. Anche Stefania ha superato in scioltezza la prima sessione d’esame grazie ad una solida preparazione liceale mentre Vincenzo si lamenta: “I libri di testo sono dei vocabolari, le pagine da studiare sono troppe”. La parte più importante consiste nel seguire le lezioni. Lo afferma Domenico Natale: “I testi servono per integrare gli appunti. I programmi sono ampi, ma si sa che lo scibile medico è vastissimo”. Serena è iscritta a Farmacia ma, grazie all’Articolo 6, segue due esami di Medicina: “Ho già dato Bioetica ed ora sto frequentando il corso di Istologia. Se supererò il prossimo test di accesso alla Facoltà mi convalideranno entrambi, oltre a considerare i crediti maturati a Farmacia”. Serena è, perciò, al corrente di quanto accade in entrambi i Corsi di Laurea: “Farmacia è organizzata molto meglio, è più raccolta. Sia gli addetti alla segreteria che i professori sono disponibilissimi. E’ una Facoltà a misura d’uomo, sembra quasi di essere a scuola. A Medicina, invece, devi girare tra gli edifici per reperire informazioni, devi vedertela da solo”. Lidia, iscritta al I anno, ha alle spalle un anno di studio a  Scienze Biologiche: “Medicina è un po’ più dispersiva, diverso è anche il rapporto con i professori. Succede quando si è in tanti. Qui, però, è più facile stringere amicizia. Sarà perché molti vengono da lontano. Io, per esempio, sono di Castellammare”. Secondo Lidia e Serena studiare assieme non è una buona idea: “Ci confrontiamo soprattutto sugli esercizi delle prove scritte. Però può essere utile fare un ripasso generale alla fine della preparazione di un esame”.
Il contatto con
 i pazienti
Nonostante l’impegno da profondere nello studio, nessuno degli studenti di Medicina intervistati si è pentito della scelta. “Ne dubito solo quando non ce la faccio più a studiare ma poi mi passa perché so che quello che voglio è fare il medico. Quando ho iniziato il tirocinio ho scoperto quanto è bello stare a contatto con i pazienti”, asserisce Giovanni. “Il nostro è uno studio professionalizzante. Dà una marcia in più in un momento di grande  disoccupazione. Garantisce una sicurezza anche di tipo economico, cosa che non è trascurabile”, sostiene Pietro. A Claudio piacerebbe essere in grado di alleviare le sofferenze altrui ma sa che la strada è lunga e piena di ostacoli: “Ci sono molti bastoni fra le ruote: la durata degli studi, la difficoltà di entrare in una Scuola di Specializzazione. Già so che vorrei diventare chirurgo, anche se non ho ancora affrontato l’esame di Chirurgia Generale”. Claudio nutre grande speranza di apprendere l’aspetto pratico della professione medica durante il corso di Medicina di laboratorio che è stato anticipato dal IV al III anno: “Ci hanno promesso che ci faranno esercitare sui manichini. Potremo ‘martoriarli’ come ci pare…”. Durante il tirocinio ha cominciato a fare degli esami obiettivi effettuando l’ispezione, la palpazione, la percussione e l’auscultazione degli ammalati: “Sono capitato nel Reparto di Diabetologia. Venivano scelti i pazienti più idonei e si sondava la loro disponibilità ad essere visitati da noi. Alcuni di loro si sono anche divertiti. Gli anziani di solito sono più pazienti, i giovani si immedesimano in noi”. Alessia  è sempre stata curiosa di capire come funziona il corpo umano, ma fino ad un paio di anni fa riteneva che Medicina non facesse per lei: “Credevo che il contatto con il sangue, con gli organi interni, mi avrebbe fatto impressione. Mi sono accorta che non era così  vedendo all’opera mio padre che fa il dentista. Il mio sogno oggi è andare in Africa al seguito di Emergency. Prescrivere pillole agli anziani sarebbe molto meno entusiasmante”. E’ bastata una delle lezioni del corso introduttivo a chiarire le idee a Domenico sul proprio futuro: “Lì ho capito che fare il medico più che un lavoro è una missione. Avere a che fare con la vita delle persone è una grande responsabilità. Riuscire a fare del bene sarà sicuramente molto gratificante”.
Manuela Pitterà
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