“Alla Magistrale, tra primo e secondo anno, abbiamo raggiunto quota 120 iscritti”, annuncia la prof.ssa Silvana La Rana, Presidente del Corso di Laurea in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee. Nonostante i risultati, che premiano la qualità della didattica e la dedizione del corpo docente del Corso e dei lettori madrelingua, rimane però costante e anzi in questo momento aggravata la storica carenza di personale che periodicamente ha minacciato il regolare svolgimento della didattica di Lingue. “A partire da gennaio sono entrati in vigore i pensionamenti di ben tre docenti del Corso di Laurea: Anna Maria Palombi Cataldi, Adele Galeota e Olimpia Vozzo. Una di loro, la professoressa Cataldi, era anche Presidente del Corso di Laurea Magistrale; il Preside ha disposto che per il momento l’incarico venga ricoperto dal Decano del Corso, in questo caso la prof.ssa Rosa Maria Loretelli, ma appena sarà possibile bisognerà ovviamente indire nuove elezioni”. Il vuoto più difficile da colmare però rimane quello lasciato nella didattica: “abbiamo avuto un solo contratto nuovo, annuale, che ricoprirà l’insegnamento della prof.ssa Galeota; per il resto gli insegnamenti verranno ricoperti dai docenti che rimangono e che hanno cattedre afferenti”, per quanto alcune peculiarità, come la Letteratura latinoamericana, rimarranno scoperte. “Eppure”, osserva la prof.ssa La Rana, “ci sono Corsi di Laurea dove i ricercatori non hanno neppure un’ora di lezione! La nuova legge prevede la chiusura dei Corsi in cui ci siano troppi docenti rispetto al numero degli studenti, e che tutti i docenti debbano occuparsi sia di didattica che di ricerca. Se sono questi i nuovi criteri, allora che vengano applicati: ci aspettiamo a questo punto dalla legge quella tutela che non riesce a venire dalla Facoltà, non per mancanza di volontà da parte del Preside in carica ma per la permanenza di una sproporzione tra il numero di docenti e il numero degli iscritti in alcuni Corsi. Noi perdiamo tre docenti e ce ne ridanno a stento uno; altrove ci sono ricercatori che non si occupano né di didattica e a stento portano avanti la ricerca”.