Abbandona il 41%

Una Facoltà in rosa, popolata prevalentemente da donne, con studenti a tempo pieno e che la scelgono per passione: alcuni dei risultati emersi da un monitoraggio effettuato sugli studenti di Sociologia nel primo triennio di applicazione della riforma. A realizzare l’indagine, un gruppo di ricerca della Facoltà fridericiana, capitanato dai professori Anna Maria Zaccaria e Giancarlo Ragozini ed illustrata in occasione del convegno di presentazione del progetto “Stella”.
Chiari gli obiettivi della ricerca: riprogrammare l’offerta formativa e riadeguare l’organizzazione didattica ove necessario. “Volevamo meglio comprendere il fenomeno dell’abbandono degli studi”, spiega la prof.ssa Zaccaria, che è anche componente del comitato direttivo di Softel. Oggetto dell’analisi, un campione casuale di centottanta studenti, “che abbiamo seguito dal momento dell’immatricolazione (nel 2001/2002, anno in cui è partita la riforma) alla laurea di primo livello”. Quattro rilevazioni in tre anni, i ricercatori si sono affidati ad interviste face to face, accompagnate da questionari articolati per aree tematiche e da conversazioni telefoniche approfondite con gli studenti che, accumulati grossi ritardi, hanno poi rinunciato agli studi.
I risultati. La Facoltà di Sociologia conferma la sua attrazione nei riguardi delle donne: ben il 75,8% dei suoi iscritti appartiene al gentil sesso. In linea col passato anche la provenienza scolastica: la maggior parte delle matricole ha frequentato i licei (scientifico in primis, socio-pedagogico e classico a seguire), e le donne lo hanno fatto con un miglior rendimento. Il monitoraggio sfata poi il luogo comune che vuole gli studenti di Sociologia essere al contempo lavoratori: il 58,2% degli iscritti, infatti, è studente a tempo pieno, percentuale che però scende al 48,9% se si includono quanti svolgono lavoretti part-time. Ancora, nel 66% dei casi si sceglie Sociologia perché piace la materia, anche se c’è un 9,7% che si decide per ripiego. 
Veniamo al percorso di studi. A due anni dall’immatricolazione, poco meno del 30% prosegue regolarmente negli studi, “che è comunque una percentuale superiore rispetto a quella del vecchio ordinamento”, sottolinea la prof.ssa Zaccaria. Il 21% degli iscritti è poi in condizione di eccellenza, ha cioè raggiunto tutti i 60 crediti del primo anno. Altro punto: quanto incide sul successo negli studi la frequenza ai corsi? “Si segue soprattutto al primo anno – racconta la docente – ma già dal secondo l’affluenza si abbassa. Abbiamo notato, però, che il rendimento cala se si frequentano più di quattro corsi”. Tra le discipline più difficili, spiccano le materie tecniche (Statistica e le Metodologie). Un’inversione di tendenza caratterizza gli esami: “Gli studenti non si trascinano più all’ultimo anno gli esami fondamentali del primo. Quanto ai voti, risultano più brave le donne e chi proviene dai licei; 26 è il voto medio.
A conclusione dell’analisi delle carriere, il gruppo di ricerca della Zaccaria ha provato a mettere a confronto gli studenti che hanno ripetuto il primo anno e coloro che sono in perfetta regola con il percorso di studi. Quanto ai ripetenti, dal parallelo risulta che hanno un peso maggiore i maschi, gli studenti-lavoratori e quelli immatricolatisi oltre i 20 anni. Non incide, invece, lo status sociale della famiglia, “anche se la presenza di un fratello o sorella all’università sortisce effetti positivi”. I ripetenti, inoltre, hanno conseguito un voto basso alla maturità (spesso di tipo tecnico) oppure hanno effettuato un passaggio da un’altra Facoltà. In ultimo, il capitolo dolente degli abbandoni, secondo cui il 41% degli iscritti lascia nei primi mesi di università, generalmente perché impegnati a lavorare.
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