“I ragazzi del primo anno stanno seguendo le lezioni seduti sulle scale o addirittura in piedi, in silenzio e cercando di prendere appunti nel miglior modo possibile”, racconta il prof. Ulderico Dardano che insegna Matematica alle matricole di Economia. C’è di nuovo da fare i conti con il sovraffollamento, dunque. Però, da quando è stato inaugurato il nuovo aulario, il fenomeno non è più generalizzato, ma a macchia di leopardo. “Seguiamo sempre nelle aule T e devo dire che si sta abbastanza bene”, commenta Giusi Gherardo, matricola ad Economia Aziendale. “È un bell’ambiente – aggiunge il suo collega Vincenzo D’Andria – Solo il primo giorno mi è capitato di stare seduto sulle scale, ma ora la situazione è migliorata e si trova posto anche se si arriva poco prima dell’inizio della lezione. Almeno per il momento, mi sembra ci sia abbastanza organizzazione”. Basta attraversare il corridoio e la situazione cambia. “Mamma mia, c’è sempre sta folla!”. E’ l’esclamazione seccata di un ragazzo che esce dall’aula G4, nella pausa fra la lezione di Economia Aziendale e quella di Matematica. In effetti, sbirciando all’interno, si vedono persone che si stanno alzando da terra ed altre ancora rannicchiate a sistemare gli ultimi appunti. “Se si arriva in aula alle 8.15 (le lezioni cominciano alle 8.30) non si trova più posto. Io vengo da Caserta e per me, è impossibile arrivare prima. Rispetto al primo giorno, però, siamo di meno”, dice Francesca Papale.
Aule G: 190 posti
per 250 studenti
per 250 studenti
La disparità di testimonianze è dovuta proprio alla differenza fra la capienza delle aule T, mega aule da cinquecento posti, e le aule G, che, sebbene nuove e disposte su due livelli, prevedono solo 190 posti per classi da minimo 250 persone. “Per trovare posto si deve arrivare a prima mattina, perché alle otto meno dieci è già tutto pieno”, racconta Davide Palermo che tutti i giorni tiene il posto a Mario Trapanese, il quale, per studiare Economia alla Federico II, fa il pendolare da Eboli. “Non riesco ad arrivare prima delle nove e se qualcuno non mi tiene il posto seguo seduto a terra”, aggiunge Mario. La strategia di sopravvivenza è, per molti, questa: farsi conservare il posto a sedere da chi, come Simone Salernitano, abita vicino l’università e può arrivare presto tutte le mattine: “mi siedo sempre davanti e tengo il posto ad altre persone. Fin dall’inizio, in aula c’è sempre stato lo stesso affollamento, ma credo che dopo il primo esame molti andranno via”. Andrea Panico non sapeva della penuria di posti e delle corse per accaparrarsene uno, ma ha imparato presto: “non credevo che il gruppo L-Z fosse così numeroso, in fondo si tratta di poche lettere. Comunque ho fatto subito amicizia con altri colleghi e, da allora, se il pullman fa tardi c’è qualcuno che mi tiene il posto. All’inizio c’erano persone sedute anche sulla pedana del docente, ma il numero effettivo di studenti si vedrà solo quando si saranno chiuse le iscrizioni”. Chiara Silvestro commenta: “stare sulle scale per quattro ore significa non seguire, perché la concentrazione è pari a zero, ma è pesante alzarsi tutte le mattine alle sei”. Giusi Siciliano, che viene da Giugliano, fa tutti i giorni un lungo viaggio e non è contenta di “dover venire presto in Facoltà per non restare in piedi”. Come Roberta Sannino che ha seguito la lezione seduta sulle scale: “queste aule nuove sono carine e fatte molto meglio delle altre. Se si trova posto si segue benissimo perché si vede e si sente tutto. Diversamente, è un guaio”. “È vero, le aule sono carine ma un po’ piccole per delle classi di Economia”, sottolinea Rita Trocciola.
“Siamo il Gruppo
della Scala”
della Scala”
Ma occupare dei posti per chi arriva tardi, ne toglie, inevitabilmente, ad altri che magari arrivano puntuali. “Ci chiamiamo il Gruppo della Scala perché dall’inizio dell’anno non abbiamo mai avuto l’onore di sederci su una sedia. Siamo sempre a terra e pieni di mal di schiena, perché alle otto i posti sono già stati tutti occupati per delle persone che arrivano alle dieci”, sottolinea la casertana Antonietta Zampelli che, insieme alla beneventana Marianna Pica ed al loro collega Aldo, ha dato vita alla simpatica cricca. “Noi facciamo le corse per arrivare puntuali, ma i professori si fanno attendere. Arrivano intorno alle nove o anche dopo ed è scocciante stare ad aspettare”, fa notare, dal canto suo, Angelo Testa.
Il prof. Ciro Tarantino, docente di Matematica, che si occupa di redigere gli orari delle lezioni per la Facoltà di Economia, dice: “meglio di così non si può fare. C’è, effettivamente, un problema di capienza delle aule, ma più che riguardare il primo anno, per il quale possiamo usufruire di aule grandi, interessa gli anni successivi. Ci sono, infatti, dei corsi che esplodono, in modi che non sono sempre prevedibili. I disagi, per fortuna, sono limitati al primo mese, perché si attendono i risultati di prove d’ingresso. Ma, allo stato attuale, questo resta un problema senza soluzione, a meno di intervenire sulla rigida assegnazione di aule che c’è qui a Monte Sant’Angelo fra la Facoltà di Scienze e la nostra, in seguito alla quale molti spazi sono sottoutilizzati. Ma, per fare questo, servirebbe un organismo di coordinamento. Non ci dimentichiamo, però, che vent’anni fa si faceva lezione in mille nei cinema. È faticoso, ma non c’è soluzione. Le cose cambieranno dall’anno prossimo, con il numero programmato”.
Simona Pasquale
Il prof. Ciro Tarantino, docente di Matematica, che si occupa di redigere gli orari delle lezioni per la Facoltà di Economia, dice: “meglio di così non si può fare. C’è, effettivamente, un problema di capienza delle aule, ma più che riguardare il primo anno, per il quale possiamo usufruire di aule grandi, interessa gli anni successivi. Ci sono, infatti, dei corsi che esplodono, in modi che non sono sempre prevedibili. I disagi, per fortuna, sono limitati al primo mese, perché si attendono i risultati di prove d’ingresso. Ma, allo stato attuale, questo resta un problema senza soluzione, a meno di intervenire sulla rigida assegnazione di aule che c’è qui a Monte Sant’Angelo fra la Facoltà di Scienze e la nostra, in seguito alla quale molti spazi sono sottoutilizzati. Ma, per fare questo, servirebbe un organismo di coordinamento. Non ci dimentichiamo, però, che vent’anni fa si faceva lezione in mille nei cinema. È faticoso, ma non c’è soluzione. Le cose cambieranno dall’anno prossimo, con il numero programmato”.
Simona Pasquale