“Mi sono laureato in Giurisprudenza, presso la Federico II, nel 1971, specializzandomi in Diritto e Procedura Penale nel 1974. Quando mi sono iscritto, nel ’68, erano anni di scontri di ideali. C’era l’idea che i giovani potessero cambiare il mondo. Woodstock, i Pink Floyd, i Beatles rappresentavano i nostri sogni. Stava avvenendo la trasformazione del diritto di famiglia, attraversavamo un momento di forte cambiamento, con l’illusione che il Paese potesse cambiare”, il prof. Aurelio Cernigliaro, docente di Storia del diritto medievale e moderno, in pensione dal 1° novembre, inizia il racconto della sua carriera universitaria in modo forte ricordando gli anni ’70. “Anni di speranza che ci invogliavano a pensare che l’Italia diventasse un Paese moderno, rispettoso verso i giovani e le loro idee. La crisi degli anni ’80 ha iniziato a portare malcontento fi no alla situazione attuale in cui ‘vantiamo’ il livello di disoccupazione più alto in Europa. Questa situazione sociale ha forti effetti sull’Università, mi riferisco alla dimensione didattica, alla direzione scientifi ca che in mezzo secolo è cambiata. Oggi chi accede all’Università deve esserne consapevole, si assiste ad una trasformazione dei saperi”. Nominato assistente nel novembre del ’72: “Considerando gli anni di studio, sono di fatto 50 anni che vivo nel mondo universitario. Ai miei tempi chi si iscriveva all’Università aveva poi possibilità di trovare lavoro, con le conoscenze acquisite, grazie alla funzione primaria del docente”. Oggi non è più così: “Occorre rimodulare il Corso di Laurea perché i nostri laureati si stanno accontentando del lavoro che trovano. Per il docente c’è una forte necessità di adattamento, i ragazzi di oggi sono disorientati perché non si sa che fi ne farà il Paese. Prima si poteva esercitare l’avvocatura, oggi dove sono tutti questi clienti? Da dove li prendiamo? Non è nemmeno più di tendenza il giurista d’impresa… se le imprese sono in crisi, cosa fanno i laureati?”. Parole forse un po’ dure, occorrerebbe riaccendere la speranza. “Magari questa crisi della società italiana porterà ad una trasformazione verso un futuro positivo. Io ci credo, sa – racconta – noi vecchietti siamo depositari di esperienze e dobbiamo infondere fi ducia ai giovani. Quando ero ragazzo ci ho sempre creduto, non mi sono mai lasciato abbattere per conquistare le cose in cui credevo”. Così come accadde con il prof. Antonio Casavola: “fondammo la prima Biblioteca (ancora esistente) a Mezzocannone, presso l’Istituto di Storia del diritto italiano, poi diventato Dipartimento. Ho messo su questa Biblioteca quando ero assistente, oggi i volumi sono diventati 35 mila, tutti a disposizione dei ragazzi. Il ricordo della Biblioteca è tra miei più cari”. I passi successivi della carriera: professore di II fascia a Napoli, ordinario all’Università di Bari nel 1992. “Sono stato, poi, a Foggia, alla Seconda Università di Napoli, fondando nel meridione le Facoltà di Giurisprudenza. Me ne prendo il merito, perché andavo qua e là a portare le cose che conoscevo”. Il rientro defi nitivo a Napoli nel 2002. Poi, “dal 2008 ho scelto di insegnare la disciplina di Storia della giustizia, la considero una materia importantissima. Un vanto aver reso questa materia obbligatoria, nel nostro Dipartimento, primi in Italia”. Secondo il docente: “La criminalità ha una disponibilità economica che è spaventosa, lo studente non può conoscere solo le norme di trent’anni fa. Deve sapere delle strategie economiche e sociali di base per poter combattere il crimine. Deve prendere coscienza della giustizia, tema centrale per il giurista”. Il docente ha salutato i suoi studenti, i colleghi, gli amici di una vita, nella lezione conclusiva dei corsi di Storia del diritto medioevale e moderno e Storia della giustizia, lunedì 13 maggio presso l’Aula Pessina. “Sono accorsi tutti i miei amici dei vari Atenei del sud Italia, con cui abbiamo trascorso anni a discorrere di diritto. È stata la mia ultima lezione universitaria e averli avuti tutti vicini è un attestato di grande stima. La mia voglia di rendere l’insegnamento moderno, e di rendere funzionale l’Università alla società, al vivere civile, è stata accolta ed ha dato i suoi frutti”. Un modo di fare didattica che nel corso degli anni ha aiutato intere generazioni a crescere come cittadini e come giuristi. “Ho sempre detto ai miei studenti di leggere molto, di guardarsi attorno e di sentirsi sempre liberi di esprimere le proprie idee. Mai subire la logica del silenz io. Esprimete sempre ciò che provate, urlate se ne sentite il bisogno, se avete un disagio. Se i ragazzi urlano perché non trovano spazio all’Università, perché non c’è un luogo d’incontro, è sempre positivo. Mai farsi indurre al silenzio. Il ‘disciplinamento’ apparteneva al Medioevo. Ogni studente con i suoi problemi e le sue esperienze deve avere dignità e deve essere rafforzato e ascoltato”. A tal proposito: “Voglio ringraziare pubblicamente il Rettore Gaetano Manfredi che si sta impegnando moltissimo per ridare dignità a strutture, luoghi d’incontro e agli stessi studenti”. Vice Preside della Facoltà di Giurisprudenza presso la Seconda Università, Presidente dell’Ente Regionale per il diritto allo studio universitario di Caserta, componente del Consiglio direttivo della Società Napoletana di Storia Patria e del Consiglio direttivo del Centro di Studi per le Città Campane, Presidente del Centro Europeo di Studi Normanni di Ariano Irpino e del Comitato Scientifi co del CESN: sono solo alcune delle cariche rivestite dal docente in tutta la carriera. Attualmente è Presidente della Scuola delle Scienze Umane e Sociali della Federico II. “Il 13 luglio scadrà il mio incarico e andrò via. Vi saranno future elezioni e un nuovo Presidente”.
I ricordi più belli
Tanti anni spesi fra le mura universitarie, è diffi cile pensare al prof. Cernigliaro in versione ‘pensionato’. “Sono pieno di articoli e libri da pubblicare – afferma – Per anni mi sono dedicato all’attività didattica e accademica tralasciando il resto. Da pensionato avrò più tempo da dedicare ai miei studi, alla ricerca e all’aiuto degli studenti. Continuerò ad essere a loro disposizione, fornendo loro consigli. Fidarsi di chi ha più esperienza può essere una buona cosa”. Poco tempo fa, racconta, “ho incontrato una studentessa di trenta anni fa. È diventata Dirigente della Cgil. Una delle tante dimostrazioni di quanto sia ottima la nostra preparazione. Non è un caso che a Napoli si siano laureati Presidenti della Repubblica, noti magistrati e politici. La Federico II offre chance enormi e sforna giuristi competitivi anche in campo internazionale”. Un ricordo, fra quelli più belli: “L’aver conferito la Laurea honoris causa in Giurisprudenza – l’unica su mia proposta – al professor Gerhard Dilcher dell’Università di Frankfurt am Main. È stato un momento commovente, la mia disciplina avvicinava Napoli all’Europa. Giurisprudenza non può essere una realtà provinciale ma è al pari di tutte le Università europee”. Inoltre: “Ricordo la lezione con l’allora Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi. Quest’ultimo ha tenuto affissa presso la Corte Costituzionale la locandina dell’evento, con tutte le fi rme degli studenti del corso. Potrei citare mille esempi ma è giusto lasciare i ricordi e guardare avanti. Dopo la lezione conclusiva presiederò ad altri eventi universitari fi no a novembre. Non escludo però – conclude – di ritornare all’Università per ulteriori occasioni”.
Susy Lubrano