Albanese: la prima cattedra al mondo è nata a L’Orientale

Studiare l’albanese a Napoli: una scelta intelligente che può spalancare molte porte. Ne parla la prof. ssa Blerina Suta, docente di Lingua, Letteratura e Filologia Albanese a L’Orientale. Una cattedra, fondata più d’un secolo fa, che “ha un valore speciale, perché storicamente è stata la prima nel mondo”. La tradizione dell’albanologia, pregna di rimandi al passato, conserva tutt’oggi una nobile missione con l’obiettivo di coniugare gli studi accademici alla realtà della diaspora albanese in Italia. Sin dall’inizio, infatti, si scelse Napoli “per la sua storia e il suo ruolo di centro culturale di estremo rilievo per questioni identitarie ancora molto vive nei Balcani”. Quando ha deciso di venire in Italia? “Sono venuta in Italia dopo la laurea conseguita in Albania in Lingua e Letteratura Albanese per colmare le lacune che il metodo didattico del socialismo reale e lo ždanovismo in teoria della letteratura avevano lasciato nella mia formazione. A La Sapienza di Roma, dove ho conseguito anche un dottorato, ho avuto la fortuna di incontrare docenti protagonisti di una politica culturale che ha fatto dell’Italia un paese cruciale per l’incontro fecondo di culture, anche periferiche e minoritarie”. Dove ha insegnato prima? E cosa l’ha colpita de L’Orientale? “Ho insegnato per molti anni in Albania presso l’Università dove mi sono formata e dove sono ancora di ruolo. Quello che più mi ha colpito positivamente di quest’Università è l’apertura mentale e il lavoro concreto svolto da colleghi e studenti che costituiscono la parte attiva di una comunità scientifica votata alla multiculturalità, sia in quanto italiana sia in quanto operante nel Mezzogiorno”. Come sono organizzati i suoi corsi? “Il carattere trasversale e l’ampiezza dei corsi – Lingua, Letteratura e Filologia Albanese – comporta una scelta quasi personalizzata da parte degli studenti delle varie annualità. Le lezioni sono principalmente frontali. Spesso, però, il lavoro di traduzione diventa un laboratorio di comune partecipazione tra lettorato e docenza”. Cosa c’è da sapere su questa lingua? “È una lingua indoeuropea, formatasi e sviluppatasi in area balcanica che, in seguito alla sua evoluzione, avvenuta secondo leggi interne di sviluppo, si presenta oggi come una lingua sintetico-analitica, con una declinazione binaria e con un ricco sistema di flessione verbale. L’albanese contiene una grande percentuale di parole derivate dal latino. Il napoletano è una delle zone in cui si trovano le comunità degli albanesi d’Italia (gli arbëreshë) la cui storia di migrazione narra aspetti singolari dell’identità culturale albanese prima dell’occupazione turca, ma testimonia nello stesso tempo anche l’aspetto dell’integrazione nel futuro dell’Europa unita”. Ed è una lingua difficile? “Le difficoltà più grandi si presentano nella lettura degli scrittori della tradizione, la cui forma dialettale è abbastanza lontana dalle forme dell’albanese standard. Inoltre, rispetto ai testi contemporanei, le difficoltà sono di vario livello: di ordine morfologico (soprattutto la post-posizione dell’articolo in albanese); sintattico-strutturale e soprattutto lessicale, delle espressioni idiomatiche. Solitamente, i testi artistici che forniamo, sia quelli della letteratura di tradizione (dunque anche in dialetto), sia quelli in lingua albanese standard, sono presentati sempre con il testo a fronte. Oltre alle lezioni e al materiale fornito dai lettori, consiglio l’uso frequente dei media, i dizionari on line, i dvd di e-learning e di ludolinguistica”. Quanti studenti in linea di massima scelgono albanese? E perché? “Lo scorso anno una ventina gli studenti che hanno seguito il corso e sostenuto l’esame di Lingua, sia italiani che alcuni di origine albanese. L’Albania sta diventando sempre più un punto di riferimento per l’imprenditoria italiana, per cui c’è innanzitutto bisogno di figure qualificate in possesso di competenze linguistiche e culturali. Ma vi sono anche motivazioni sentimentali, come quelle che spingono gli studenti arbërshë a coltivare l’albanese per salvaguardare le proprie radici identitarie”. Con quale Lingua si accoppia bene? “Avendo presente la posizione dell’Albania e le peculiarità di stratificazione culturale, direi che la formazione dell’albanologo si completa con lo studio delle lingue limitrofe: italiano, serbo-croato, greco, romeno e ovviamente l’inglese e il francese. Dà ottime prospettive a livello di ricerca storico-linguistica ed è molto ricercata in Albania la figura dello specialista di lingue antiche orientali”. Cosa consiglia agli studenti per approfondire la lingua? “Sicuramente il viaggio in Albania, la partecipazione a seminari e incontri, la ricerca interattiva con l’aiuto dei contatti istituzionali, la frequentazione dei gruppi di scambio con gli Atenei, tutte cose che l’insegnamento dell’albanese a Napoli offre”. Quali opportunità ci sono per andare all’estero? “L’Orientale ha firmato due accordi bilaterali con istituzioni albanesi: il primo con l’Accademia degli Studi Albanesi di Tirana e il secondo con l’Università di Elbasan. Altri due accordi sono stati conclusi con Prishtina, l’Erasmus Plus e l’accordo bilaterale. Di lunga tradizione è il ‘Seminario’ che l’Università di Prishtina organizza ogni anno ad agosto, frequentato da studenti del nostro corso che hanno trovato ospitalità e professionalità dai colleghi kosovari”.
Sabrina Sabatino
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