Comunicano molto, non si fraintendono mai, ma a volte usano il linguaggio per ingannarsi proprio come gli uomini. Gli animali parlano e si parlano, sia pure in forme diverse dalle nostre. “Si inviano messaggi tramite la vista, attraverso gli odori ed attraverso i suoni. Il colore del piumaggio degli uccelli, il canto delle balene, i feromoni degli insetti, gli ultrasuoni dei pipistrelli sono alcuni tra gli innumerevoli esempi di comunicazione. Gli animali si scambiano informazioni per giocare, per corteggiarsi, per aggressività, per procacciarsi il cibo e per altre ragioni. In sostanza, la comunicazione è il frutto di un processo evolutivo estremamente lungo e sofisticato, del quale siamo il prodotto pure noi umani, i quali abbiamo senza dubbio la forma più sofisticata e complessa di comunicazione”, dice il prof. Danilo Russo, docente al Dipartimento di Agraria della Federico II, ecologo del comportamento ed esperto in particolare di pipistrelli.
Il tema è estremamente affascinante ed è per questo che merita di essere segnalato l’incontro in programma la mattina del 30 aprile, a partire dalle 10.30, nella sede del Museo di Fisica del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche della Federico II. È realizzato dall’Università in collaborazione con Ardea, un’associazione di ornitologi, e con ASNU, che sta per Associazione Scienze Naturali Unite. Ha investito molte energie nell’organizzazione dell’iniziativa la dott.ssa Roberta Improta, direttrice tecnica del museo Zoologico. “Colori, voci, mimica e odori”: questo il titolo del convegno. Il prof. Piergiulio Cappelletti, direttore del Centro Museale, aprirà le danze con i saluti introduttivi. Interverranno poi i professori Russo e Donato Giovannelli e le ricercatrici Federica Romano ed Emanuela Granata.
“Comunicare – spiega Russo – è un modo per lanciare messaggi ad un altro animale e indurre in quest’ultimo una modifica del comportamento, un cambiamento”. Si parla troppo, talvolta, pure tra gli animali e lo sanno bene i pipistrelli i quali, volando intorno ai lampioni a caccia di insetti, emettono ultrasuoni per percepire le prede, ma finiscono con l’attirare al banchetto pure altri pipistrelli, rivali indesiderati e commensali non invitati. “Taci, il nemico ti ascolta – scherza il prof. Russo – quel messaggio che era stampato negli anni Quaranta del Novecento sui manifesti nelle città in guerra, potrebbe essere un monito pure per questi pipistrelli chiacchieroni”.
Il cuculo “è il re degli imbroglioni”
Succede anche che la comunicazione diventi mistificazione per il raggiungimento di una qualche utilità. “È emblematico in questo senso – racconta il docente – il caso del cuculo, un uccello reso famoso pure dal celebre film di alcuni decenni fa. Ebbene, senza offesa per nessuno, è il re degli imbroglioni”. Accusa grave, ma bene argomentata: “La femmina si piazza in un nido non suo, depone le uova, va via e affida ad una madre surrogata di un’altra specie la cova. Quando è tempo, il cuculo rompe il guscio e butta fuori i fratellastri. Resta da solo ad accaparrarsi il cibo”.
Qui entra in gioco la comunicazione. “I pulli – prosegue il docente – chiedono il nutrimento con segnali di implorazione e il piccolo cuculo imiterà il verso nei confronti dei genitori surrogati”.
C’è di più, perché la truffa raggiunge livelli di raffinatezza che possono fare invidia perfino a noi umani, maestri indiscussi del settore. “Il cuculo spesso è ospitato nel nido di specie di piccole dimensioni, inferiori alle sue. Per esempio in quello della cannaiola. Ebbene, il piccolo cuculo emetterà un verso di forza e intensità pari a quello di quattro pulli di cannaiola, affinché i genitori, che credono di nutrire la propria prole, lo alimentino con quantità di cibo adeguato alla sua mole”. A volte, poi, sono proprio gli uomini che sfruttano la comunicazione degli animali per ingannarli. “Tipico è il caso dei feromoni. Gli insetti si parlano moltissimo tramite questi segnali olfattivi ed è una caratteristica che si utilizza nella lotta biologica agli insetti nocivi per l’agricoltura. Si approntano trappole ai feromoni per catturarli”.
L’hit parade del canto delle balene
Emettono suoni per comunicare anche i mammiferi marini e tra essi uno degli esempi più noti è certamente il canto delle balene. Il quale, informa Russo, ha una sua hit parade che può mutare da stagione a stagione. “I maschi di megattera corteggiano le femmine attraverso il canto che può coprire anche distanze molto considerevoli. L’aspetto più curioso, però, è che le melodie possono modificarsi nel tempo e nello spazio. Cambiano di anno in anno, proprio come i nostri tormentoni dell’estate”.
Parlano grandi e piccoli e perfino gli insospettabili batteri, tra le forme primordiali di vita sul pianeta Terra, come spiegherà il prof. Giovannelli nel corso della mattina del 30 aprile. Ci saranno anche molte altre sorprese per chi seguirà il convegno. Pochi tra i non esperti, infatti, immaginerebbero che esistono i dialetti tra gli animali. Lo sa bene Emanuela Granata, ventottenne di Portici, che ha conseguito a Napoli la Laurea Triennale in Biologia, la Magistrale a Parma ed è ora impegnata in un dottorato di ricerca tra Milano e Trieste. Ornitologa, fa parte dell’associazione Ardea. Il 30 aprile relazionerà sui risultati di un campo di inanellamento del gracchio corallino, un corvide, sul Monte Cervati, nell’ambito del quale si è scoperto che il canto e i versi di questi uccelli è una sorta di dialetto specifico di quel territorio. Un dialetto cilentano, si potrebbe azzardare.
Le varianti dialettali
“I corvidi – dice Granata – hanno vocalizzazioni molto particolari e in diverse specie possono esserci varianti del repertorio vocale. Non c’era stato alcuno studio finora qui da noi. Da qui è nata l’idea di capire come era strutturato il repertorio vocale, quali fossero la durata e la frequenza delle vocalizzazioni e se la popolazione del Cervati ha una sua variante specifica di versi”. Sono stati piazzati dunque microfoni sulla più alta vetta della Campania tra il 2021 e il 2023. “Abbiamo registrato 14 classi di vocalizzazioni diverse. In uno studio analogo in Scozia ne hanno individuate 8 e sono diverse dalle nostre. Sembrerebbe esistere, dunque, una variante per così dire dialettale. La popolazione che studiamo noi ha richiami diversi rispetto a quella europea. Abbiamo ora messo microfoni anche al Matese, in Abruzzo e in Sicilia per proseguire lo studio e magari individuare altri dialetti regionali”.
I quali, però, potrebbero rappresentare un problema ai fini della conservazione della specie. Spiega Granata: “Le varianti dialettali potrebbero rappresentare una barriera all’incontro tra gracchi corallini che popolano territori differenti. Può essere controproducente perché la specie in alcune aree è in declino ed è utile che ci siano incontri con i gracchi corallini provenienti da altre aree e da altri contesti geografici”.
L’iniziativa in programma il 30 aprile rientra tra quelle finalizzate alla divulgazione e alla diffusione delle conoscenze sul territorio. Come tale, è aperta alla partecipazione di chiunque abbia interesse e nutra curiosità verso l’argomento e non solo agli studenti e ai docenti federiciani.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n.07 – 2024 – Pagina 11