Influsso nefasto delle sostanze inquinanti sul liquido seminale: “la situazione è estremamente grave”

Intervista alla prof.ssa Marina Piscopo, docente di Biologia Molecolare, relatrice in un convegno alla Camera dei Deputati

Quella degli spermatozoi in tuta da astronauti che si sforzano tra mille ostacoli di compiere la propria missione fecondatrice è una delle parti più divertenti del film di Woody Allen: ‘Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere’. Uscì nelle sale cinematografiche nel 1972. Se Woody Allen avesse girato oggi lo stesso film avrebbe certamente incluso tra i mille pericoli e ostacoli incombenti sugli spermatozoi-astronauti anche le sostanze inquinanti che ne pregiudicano l’efficienza.
“Tra il 1973 ed il 2011 – informa la prof.ssa Marina Piscopo, 62 anni, napoletana, docente di Biologia Molecolare nel Dipartimento di Biologia della Federico II e consigliere dell’Ordine dei Biologi – il numero di spermatozoi nel liquido seminale maschile è precipitato. Siamo passati da 99 a 47 milioni per millilitro. La discesa, poi, è proseguita negli anni a noi più vicini ed è stata ancora più severa. Siamo ormai sui 20 milioni di spermatozoi per millilitro di liquido seminale ed infatti oggi nello spermiogramma, la valutazione diagnostica del liquido seminale, il valore di normalità è di 35-40 milioni di spermatozoi per millilitro di liquido seminale. Un terzo della media di alcuni decenni fa”. Il calo della fertilità maschile sempre più si impone, dunque, all’attenzione della comunità scientifica.
La docente ne ha parlato il 10 aprile alla Camera dei Deputati, ospite di un convegno promosso dall’associazione L’Altritalia Ambiente in collaborazione con SIRU – ISDE Italia con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, di FNOMCEO, FISM, FIMMG, FNOB.
Il fenomeno è legato, secondo gli studi e le ricerche che la prof.ssa Piscopo ha condotto in diverse aree d’Italia, all’influsso nefasto delle sostanze inquinanti sul liquido seminale. “Lavoro su questo tema – racconta ad Ateneapoli – dal 2010. Inizialmente mi interessavo degli effetti degli inquinanti ambientali sugli organismi marini, in particolare sulle cozze. Nel 2016, poi, ho conosciuto Luigi Montano, che attualmente è past-president della Società Italiana di Riproduzione Umana e uro-andrologo della ASL di Salerno. Studia da tempo le ricadute dell’impatto ambientale sulla fertilità maschile e come alterazioni nello sperma possono essere una spia precoce indicativa di future patologie non strettamente legate alla fertilità umana.
Ho dunque deciso di occuparmi di queste tematiche anche in relazione all’uomo”. Procede la docente: “Svolgiamo indagini su campioni di liquido seminale provenienti da ragazzi che vivono in diverse aree fortemente inquinate in Italia: la cosiddetta Terra dei Fuochi, in Campania; la Valle del Sacco, situata in massima parte nella provincia di Frosinone; alcune province del Veneto (Vicenza, Padova e Verona).
Verifichiamo la presenza di alterazioni a livello molecolare negli spermatozoi, quelle che non sono identificabili con il consueto spermiogramma. Quest’ultimo fornisce informazioni su numero, vitalità, tipi di motilità e morfologia degli spermatozoi, parametri certamente significativi ai fini del successo riproduttivo. Tuttavia, tali parametri non sono sufficienti per definire le reali capacità fecondanti di un liquido seminale. Con le mie analisi molecolari vado oltre lo spermiogramma ed estraggo dagli spermatozoi le proteine che organizzano il DNA. Nello spermatozoo maturo deve esserci l’85% di protammine e il 15% di istoni.
Le protammine conferiscono allo spermatozoo un adeguato volume idrodinamico, fondamentale per la sua capacità di nuoto, grazie al fatto che queste proteine sono estremamente ricche dell’amminoacido arginina, che produce un grado di compattazione della cromatina di spermatozoi molto elevato. Ebbene, con grande frequenza nelle indagini molecolari sugli spermatozoi di soggetti residenti nelle aree fortemente inquinate, trovo rapporti tra protammine e istoni tutt’altro che canonici. Quello 85/15 è presente al massimo nel 15% dei casi esaminati”.
Prosegue: “Guardo anche se le proteine sono capaci di proteggere il DNA dello spermatozoo dal danno ossidativo, in quanto la frammentazione del DNA dello spermatozoo è una delle principali cause di infertilità. Dai miei risultati si evince che queste proteine spesso non sono in grado di proteggere il DNA dal danno ossidativo ma addirittura amplificano il danno. Ho anche valutato le alterazioni epigenetiche nello spermatozoo”.

“Ridurre al minimo il consumo dell’acqua nelle bottiglie di plastica”

Il liquido seminale, va avanti la docente, “è particolarmente suscettibile ai danni da inquinanti ed è una sentinella precoce dello stato di salute generale, oltre che riproduttiva”. Spiega: “È molto sensibile allo stress ossidativo e agli inquinanti. Nel liquido seminale che abbiamo esaminato abbiamo trovato metalli pesanti, microplastiche, diossine, pcb, idrocarburi policiclici aromatici, composti organici volatili. La tipologia prevalente di sostanza inquinante è molto condizionata dall’area geografica di provenienza dei soggetti testati. I ragazzi che vivono nella Terra dei Fuochi, per esempio, evidenziano soprattutto la presenza di metalli pesanti nello sperma. In quelli che risiedono nella Valle del Sacco si rileva maggiormente la presenza di composti organici volatili. Nel Veneto un problema frequente è quello dei PFAS”.
In che modo ci si può difendere? Risponde la docente: “A livello macro, servono interventi di bonifica ed eliminazione degli inquinanti. A livello individuale, è utile un’alimentazione ricca di sostanze antiossidanti ed uno stile di vita sano, che non introduca ulteriori fattori di rischio nell’organismo. Fumo e alcool, per esempio, sono fattori che incidono negativamente sulla qualità del liquido seminale. È utile anche ridurre al minimo il consumo di acqua contenuta in bottiglie di plastica. Non sappiamo come e dove siano state conservate prima di arrivare a noi. Se esposte al sole, possono avere rilasciato microplastiche nell’acqua. Meglio bere in bottiglie di vetro”.
Quante persone sono state finora sottoposte al monitoraggio del liquido seminale a livello molecolare? “Nella Terra dei Fuochi – specifica la prof.ssa Piscopo – almeno 500. Ragazzi tra 18 e 20 anni, non bevitori e non fumatori, non dediti a sostanze stupefacenti e residenti da almeno dieci anni in quel territorio. Giovani non affetti da malattie croniche, non esposti a sostanze tossiche nei luoghi di lavoro e con lo stesso indice di massa corporea”. Conclude: La situazione è estremamente grave ed è necessario che se ne abbia consapevolezza. Non si ha idea del problema. Mi auguro che l’incontro alla Camera dei Deputati possa contribuire ad accendere i riflettori sul caso”.
Fabrizio Geremicca

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Ateneapoli – n.07 – 2024 – Pagina 5

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