“È la forza di gravità che ci permette di alzare dal letto e fare quello che dobbiamo, conoscere la fisica dà senso a molte cose. È bene imparare ad amare questa materia, con la quale abbiamo a che fare tutti i giorni”, afferma la prof.ssa Alessandra Rotundi, astrofisico di successo e docente di Fisica di base al Dipartimento di Scienze e Tecnologie della Parthenope. Responsabile dello strumento GIADA, che si trova sulla famosa ‘sonda Rosetta’, ha raggruppato un team di ricercatori made in Parthenope che si occupano del progetto: “è stato realizzato da un consorzio italo-spagnolo sotto la responsabilità scientifica della nostra Università e dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Il nostro gruppo è composto da Vincenzo Della Corte, ex ricercatore a tempo determinato, e Francesca Lucarelli, ex studentessa del Corso di Laurea di Informatica. Ci sono anche due post doc: Mario Accolla e Marco Ferrari, con il contributo determinante fornito dal Tecnico Scientifico Ernesto Zona”, continua la docente. Il percorso che l’ha condotta all’importante risultato è stato ricco di successi: “mi sono laureata in Fisica, indirizzo Astronomico, a La Sapienza di Roma. Dopo la laurea ho vinto una borsa di dottorato a Parigi ed una ad Ingegneria Aerospaziale della Federico II. Ho scelto Napoli poiché non volevo abbandonare l’Italia, nonostante le opportunità internazionali offerte fossero molto allettanti. Dopo il dottorato ho vinto una borsa all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, e successivamente ho seguito il percorso che mi ha portato a diventare ordinario alla Parthenope”. Il rapporto con gli studenti è parte integrante del suo lavoro: “il nostro mestiere è un po’ strano, può apparire inutile poiché l’ambito di ricerca è piuttosto astratto, mentre con la didattica ti avvicini ad un mondo più concreto, quello degli studenti e dei loro problemi. Parliamo spesso, anche delle mie ricerche. Mi piace trasmettere il fascino che esercita su di me la fisica, e lo faccio con disponibilità e senso del dovere”. Diventare astrofisico, per chi volesse, non è affatto facile: “perciò consiglio di sfruttare al massimo questi anni floridi, cercando di apprendere quanto più è possibile, perché un livello culturale elevato migliora la qualità della vita; infatti, quando arriva uno studente con un libretto alto, gli faccio sempre i complimenti”. Se ad uno di questi si presentasse l’opportunità di lavorare all’estero nel campo della ricerca? “Anni fa avrei detto ‘fate come me, restate in Italia’, ma oggi non me la sento di ripeterlo. Ci sono troppe cose che non funzionano come dovrebbero, per cui rischi di rimanere deluso. In ogni caso sono ogni giorno più colpita dalla capacità di problem solving napoletana, per cui in qualche modo ce la caviamo sempre”.
Allegra Taglialatela
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