1 =< x =< 3 Con formule più o meno simili, si è dato inizio al nuovo anno accademico della Facoltà di Ingegneria. 12 settembre, ore 9:30. Analisi Matematica 1, croce e delizia…forse più croce…per le decine e decine di studenti che hanno affollato le aule. E’ partito un nuovo anno, sono cominciati i vecchi timori, le corse ai primi banchi per i più volenterosi, l’assalto alle ultime file per chi fisicamente c’era, ma che con la testa era ancora al mare. La segreteria del Biennio di via Claudio in tilt (come al solito…) per le tante richieste di ragazzi spaesati in cerca delle aule. Uno scenario che di anno in anno si ripete sempre nella stessa frenetica, caotica ma genuina maniera. Il tour de force è iniziato, ma qual è lo stato d’animo? Siamo andati caccia di sensazioni, opinioni da parte dei protagonisti di sempre, studenti e professori. Ore 10:40, prima pausa nell’aula I2 del Biennio. In classe una trentina di studenti intenti a copiare dalla lavagna, regole e concetti sugli insiemi e sui numeri reali, spiegati poco prima dalla prof.ssa Luisanna Macchetta, del Corso di Laurea in Ingegneria dell’Ambiente e Territorio. Regna la calma, il silenzio più totale, dovuto più alla stanchezza che ad altro. “A differenza degli altri Corsi di Laurea, presenti qui ad Ingegneria, gli studenti che si iscrivono ad Ambiente e Territorio, si preparano ad affrontare gli studi in maniera molto più oculata e selettiva – spiega la professoressa- Sanno quello che vogliono e, nella maggior parte dei casi, oltre ad avere una discreta preparazione nell’applicazione della matematica, mostrano molta attenzione e voglia di fare”. Una particolarità “che ci distingue dagli altri Corsi è la netta maggioranza di ragazze. Le donne, in genere, non è che sono più brave degli uomini, ma, quando arrivano a scegliere una facoltà ed una futura professione come quella dell’ingegnere, (da sempre antico feudo maschile), mostrano una determinazione maggiore e una maggiore concretezza. C’è da dire, comunque, che il livello di preparazione generale è abbastanza buono”. Durante la pausa, ecco giungere un’altra docente, la prof.ssa Margherita Di Iorio, di Ingegneria Elettrica, anch’essa alle prese con un’iniziale infarinatura dei basilari concetti di matematica da far acquisire ai propri studenti. “L’elemento principale è senza dubbio la concentrazione e la predisposizione allo studio. Molti sottovalutano queste prime lezioni, o peggio ancora i primi mesi di corso, pensando di recuperare il tempo perduto in seguito. Ma è proprio qui che si sbagliano. Perdere queste lezioni basilari, equivale a perdere un anno di corso, perché tutto ciò che non si assimila all’inizio, non si riesce quasi mai a recuperare alla fine”, avverte la docente. Ma qual è il livello medio di preparazione degli studenti che provengono dalle superiori? “Più o meno alto – risponde la prof.ssa Macchetta, specie quando provengono da un liceo, scientifico o classico”. Ma come, Ingegneria con il liceo classico? Qui interviene la prof.ssa Di Iorio, che afferma: “non importa cosa si studia, ma come si studia. Aver frequentato un istituto tecnico, può portare dei risultati ottimi, quando è fatto bene, ma in generale, aver frequentato un buon liceo, predispone meglio allo studio, qualunque esso sia, anche di Ingegneria”. Il livello di nozioni, e non di preparazione alla matematica, sembra sufficiente alla prof.ssa Gioconda Moscariello, di Ingegneria Elettronica. Anche se – aggiunge- a molti studenti mancano rigore logico e chiarezza dell’esposizione. Per il prof. Raffaele Toscano di Ingegneria Edile stabilire se i ragazzi arrivino dalle superiori preparati alla matematica e ad altre discipline di Ingegneria è difficile da dimostrare. Spiega: “io insegno in questa facoltà da più di 30 anni, ed i problemi ed i pregi sono sempre gli stessi: una parte di studenti ha buone basi, un’altra parte no. Il problema è che le analisi matematiche, pur essendo materie di servizio, che si studiano ai primi anni, perché non sono quelle che formano un ingegnere, spesso vengono sottovalutate. Così si lasciano alle spalle lacune concettuali ed applicative che alla fine possono pesare”.
I protagonisti di questa giornata, però, sono stati soprattutto gli studenti e, dopo aver scrutato nelle aule i loro umori e le loro sensazioni, abbiamo dato spazio alle loro parole. “Sono giornate molto intense – afferma Maria di Grazia, matricola di Ing. Elettrica – Ciò che più mi spaventa non è tanto la complessità delle materie, quanto il diverso approccio di studio, nettamente diverso da quelle delle superiori”. Per Mario Stendardo, invece, la complessità sta, almeno per questi primi giorni, negli orari delle lezioni. “Non mi era mai capitato di seguire per quattro ore una stessa materia. Ad un certo punto ho fatto fatica a seguire anche concetti che sembrano semplici e che, comunque, avevo già studiato negli anni di liceo”. In molti, poi, hanno lamentato il disagio di seguire in aule grandi, come Sandro Nocera e Michele Di Costanzo, in cui, è netta la distanza tra banco e lavagna, e “l’effetto distrazione”, come molti lo hanno definito, è molto alto. C’è stato, però, anche chi non ha avvertito (almeno per il momento…) grosse differenze sia di metodo che di spazi, come Alessandra, che si è dichiarata entusiasta di questo primo approccio con gli studi in Ingegneria Edile e molto fiduciosa per il suo futuro e percorso di studi.
In bocca al lupo a tutti.
I protagonisti di questa giornata, però, sono stati soprattutto gli studenti e, dopo aver scrutato nelle aule i loro umori e le loro sensazioni, abbiamo dato spazio alle loro parole. “Sono giornate molto intense – afferma Maria di Grazia, matricola di Ing. Elettrica – Ciò che più mi spaventa non è tanto la complessità delle materie, quanto il diverso approccio di studio, nettamente diverso da quelle delle superiori”. Per Mario Stendardo, invece, la complessità sta, almeno per questi primi giorni, negli orari delle lezioni. “Non mi era mai capitato di seguire per quattro ore una stessa materia. Ad un certo punto ho fatto fatica a seguire anche concetti che sembrano semplici e che, comunque, avevo già studiato negli anni di liceo”. In molti, poi, hanno lamentato il disagio di seguire in aule grandi, come Sandro Nocera e Michele Di Costanzo, in cui, è netta la distanza tra banco e lavagna, e “l’effetto distrazione”, come molti lo hanno definito, è molto alto. C’è stato, però, anche chi non ha avvertito (almeno per il momento…) grosse differenze sia di metodo che di spazi, come Alessandra, che si è dichiarata entusiasta di questo primo approccio con gli studi in Ingegneria Edile e molto fiduciosa per il suo futuro e percorso di studi.
In bocca al lupo a tutti.