È autunno, le giornate si accorciano, le foglie cadono… e gli studenti di Economia tirano un sospiro di sollievo. Perché, da quest’anno, la sessione autunnale recupera l’importantissimo appello di novembre, grazie alle pressioni delle rappresentanze studentesche e alla disponibilità della Facoltà. “Le lezioni sono anche state sospese per due settimane. Gli appelli saranno a disposizione di tutti, anche di coloro i quali si laureeranno a dicembre”, sottolinea Michele Coppola, presidente del Consiglio degli Studenti. Plausi per l’iniziativa. “Sulla sessione di novembre non si può che pensare tutto il bene possibile, è un modo per studiare meglio senza sovrapporre gli esami”, commenta Martina Vessichelli di Economia Aziendale. Tutta questa fortuna presenta, però, uno scotto da pagare: “hanno contratto la sessione invernale. In pratica, gennaio e febbraio sono quasi un tutt’uno, perché le date si distanziano di quindici giorni le une dalle altre. Speriamo che, almeno, non si ripetano gli episodi dell’anno scorso quando erano programmati gli esami dello stesso anno esattamente negli stessi giorni”, sottolinea il collega Roberto Ranzo.
Nelle aule
si scoppia
si scoppia
“Novembre è importantissimo, insieme agli appelli di settembre, permette di recuperare gli arretrati. Però gennaio e febbraio sono diventati un unico appello perchè si comincia il 31 gennaio. Insomma, la coperta è quella, resta sempre qualcosa scoperto”, commenta filosoficamente Francesca Iadanza, terzo anno di Economia e Finanza. La studentessa, nonostante sia iscritta ad un Corso di Laurea che conta relativamente pochi studenti, continua a soffrire il sovraffollamento a lezione: “tutti sono fermi all’idea che si parta a seguire un corso in quattrocento e si arrivi in cento, ma non è così. Anche chi ha degli esami in sospeso segue comunque tutti i corsi, nessuno rinuncia ad avere i propri appunti ed il proprio materiale. E in aula si scoppia”. Ha una segnalazione da fare Domenico Mauriello, studente del primo anno di Economia Aziendale, il quale ci segue lungo i corridoi dei Centri Comuni interrompendo la sua pausa pranzo: “Durante la settimana facciamo lezione nelle aule T, ma il venerdì ci è stata assegnata una delle aule G, la G5 per l’esattezza, che ha sì e no 250 posti, quando noi siamo trecento. Tutte le settimane, per quattro ore, seguiamo i corsi seduti sulle scale, senza nessuna sicurezza. Proprio oggi, un ragazzo che per studiare deve andare a lavorare, ha chiesto una sedia: aveva dormito solo un’ora stanotte ed era sfinito. Vorremmo organizzarci e proporre delle rotazioni, così almeno nell’aula insufficiente ci capiteremmo solo una volta al mese. Sarebbe meglio”. “Anche a noi, una volta la settimana, capita una cosa analoga. Il mercoledì seguiamo le lezioni di Matematica e Economia Aziendale in G4 e per quattro ore siamo seduti a terra. Soffriamo il caldo e il mal di schiena. Alla fine si perde concentrazione, la differenza fra quello che si riesce a capire il mercoledì, rispetto agli altri giorni, è evidente”, afferma Davide Raia, matricola ad Economia e Commercio. “Non che nelle aule T vada poi significativamente meglio – interviene il compagno di studi Pietro Vivenzio – Quando piove, cade acqua dal soffitto e le lavagne sono illeggibili, perché ormai consunte”.
(Si. Pa.)
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