Ulteriori canali di ingresso, attività distribuite ai poli opposti della città. L’anno accademico ha riservato molte novità anche ai docenti e ai ricercatori che fanno lezione al primo anno di Ingegneria. Ecco le loro impressioni sull’organizzazione e l’andamento delle attività, nell’anno in cui è diventato operativo il complesso di San Giovanni. “Qui nel plesso Est sono stati accettati circa ottocento studenti, ma la sua apertura più che un metodo per razionalizzare l’offerta formativa ha rappresentato un modo per estenderla a una platea più ampia, proveniente
da zone diverse. I canali d’ingresso, che prima erano ventidue, sono diventati ventiquattro e nelle aule mancano ancora alcune attrezzature”, dice il prof. Luciano Lomonaco, docente di Geometria e Algebra Lineare (Corsi di
Laurea in Ingegneria Chimica, Ingegneria Navale e Scienze e Ingegneria dei Materiali) il quale, in qualità di Coordinatore della Didattica della Matematica, ha deciso di insegnare a San Giovanni pur essendo per lui logisticamente più scomodo. Sottolinea: “I ragazzi sembrano motivati e convinti della loro scelta. Qui hanno spazi, tutto è pulito e possono creare una piccola comunità. Il vero banco di prova sarà il prossimo anno, quando sarà necessario erogare servizi didattici separati, con docenti distribuiti su due aree, e per attraversare la città da un capo all’altro, sia in automobile che con i mezzi pubblici, non si impiega meno di un’ora, ma quasta è Napoli, non Los Angeles”.
Qualche dubbio sul prossimo anno
I dubbi e gli interrogativi sulle prospettive per il prossimo anno si rincorrono in tutte le interviste. “Una struttura in più è sempre una cosa buona – afferma il prof. Francesco Chiacchio, docente di Analisi Matematica I per gli Aerospaziali e i Meccanici al nuovo plesso – Abbiamo lavorato con piacere e gli studenti si sono trovati bene, ma gli spazi erano già tutti densamente occupati. Nel futuro ci saranno certamente degli ampliamenti, ma al momento non saprei dove potrebbe stare un secondo anno di Ingegneria”. Anche per il prof. Chiacchio la dislocazione nell’area orientale è scomoda, ma il corpo docente si è imposto una rotazione fra i poli. “La nuova sede è bellissima. È tutto molto ben organizzato, è facile da raggiungere e, quando saranno completate tutte le ultime rifiniture, sarà ancora meglio”, commenta entusiasta la prof.ssa Cristina Trombetti, Analisi Matematica per i settori Aerospaziale e Meccanica, che ha accettato la sfida rappresentata dalla delocalizzazione. Aggiunge però: “Non mi è chiaro ancora come faremo il prossimo anno”. Il prof. Carmine Antonio Perroni ha insegnato Fisica I alle matricole di Ingegneria Informatica e Ingegneria dell’Automazione. Nel secondo semestre si trasferirà a Fuorigrotta
e questa dislocazione comporterà ulteriori problematiche: “durante il primo semestre noi docenti che tenevamo lezione a San Giovanni avevamo anche a disposizione degli studi, i quali, nel prossimo semestre, dovranno essere ceduti a chi andrà a insegnare lì. Però io avrò ancora il ricevimento una volta la settimana e dovrò chiedere degli spazi in prestito”. Quali ricadute ha avuto la nuova logistica sugli altri plessi e come procedono le attività didattiche a Fuorigrotta, dove, in passato, si è spesso sofferto per il sovraffollamento? Le opinioni sono discordanti. “Per me quest’anno non è cambiato molto. Gli studenti continuano ad essere più dei posti a sedere e la partecipazione agli
esami è in linea con la frequenza finale, che vede le presenze ridotte rispetto all’inizio del semestre e un’attenzione maggiore per insegnamenti come Analisi Matematica che ha più crediti e sblocca loro alcune propedeuticità”, commenta il prof. Francesco Belardo, docente di Geometria e Algebra Lineare per i Corsi di Laurea in Ingegneria
Elettrica, Navale e Gestionale. “Rispetto ad altre mie esperienze didattiche, Ingegneria è ben organizzata in canali – sottolinea il prof. Fabio Garufi, docente di Fisica, al suo primo anno di insegnamento nel Collegio di Ingegneria (Corso di Laurea in Edile), dopo aver tenuto lezioni a Scienze, in particolare a Biologia – Gli ingegneri non si chiedono, a differenza di quanto accade con i biologi, perché debbano studiare Fisica. Anno dopo anno, noto un progressivo decadimento nella preparazione dei ragazzi, che hanno grandi difficoltà ad approcciare la materia con metodo universitario. Tendono ad imparare i concetti a memoria e a limitarsi all’applicazione della regola”.
Gli studenti “soffrono, come tutti noi, i tempi stretti”
“Sicuramente le novità di quest’anno hanno influenzato positivamente tutte le attività anche lontano dalla nuova sede – afferma con trasporto il prof. Giovanni La Rana, docente di Fisica a Ingegneria Meccanica e Presidente della Sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Si tratta di un grande progetto che vede insieme enti pubblici e privati per la formazione tecnologica, con esperienze come quelle della Apple e la creazione di un incubatore consorziato con l’omologo di Città della Scienza, per il trasferimento tecnologico degli studi compiuti al CERN di Ginevra. Tutte cose che qualificano molto l’Ateneo, aiutano notevolmente la valutazione, che da quest’anno include anche i Dipartimenti”. Con la sede di San Giovanni “si è contribuito a decongestionare un po’ il polo Ovest e ad avvicinare studenti interessatissimi a tutto quello che sta succedendo”. Sono circa 200 i corsisti del prof. La Rana: “svolgo diverse prove intercorso durante il semestre e il 60% dei partecipanti ha conseguito l’esonero, in linea con i risultati degli anni passati. La mia impressione è che gli studenti siano molto attenti a tutto quello che l’innovazione e la cultura imprenditoriale delle startup rappresenta. Soffrono, come tutti noi, i tempi stretti, ma se un docente calibra bene i contenuti, ce la fanno a seguire. Il sistema universitario è cambiato, ora ci sono minori possibilità di approfondire il metodo e bisogna giocarsi bene il tempo che si ha. Consiglio sempre di cercare di capire, più che prendere appunti. Lavoriamo insieme. Devono sempre chiedersi se quello che dico è chiaro o meno senza aspettare di andare a casa per studiare”. Il professore dà anche consigli ‘sovversivi’: “se non ce la fate a seguire tutti i corsi, limitatevi a quelli che potete sostenere, non siate timidi con il docente, domandate e siate assidui. L’impatto è duro e molto dipende dai primi approcci. Soprattutto, più di qualsiasi sessione accademica, giova concentrarsi su un un esercizio anche un giorno o due. Oggi abbiamo una cultura estensiva,npiù che intensiva, ma andare in profondità, prendersi il tempo di riflettere, diventa tempo guadagnato
in futuro. E toglie quella sensazione di essere sacchi che si riempiono e svuotano rapidamente. Una volta tenevo un corso annuale con trecento persone, ma ero più soddisfatto perché discutevamo e ragionavamo molto. Anche se è cambiato il modo di insegnare, il metodo per sviluppare un sentimento verso la comprensione delle cose resta”.
da zone diverse. I canali d’ingresso, che prima erano ventidue, sono diventati ventiquattro e nelle aule mancano ancora alcune attrezzature”, dice il prof. Luciano Lomonaco, docente di Geometria e Algebra Lineare (Corsi di
Laurea in Ingegneria Chimica, Ingegneria Navale e Scienze e Ingegneria dei Materiali) il quale, in qualità di Coordinatore della Didattica della Matematica, ha deciso di insegnare a San Giovanni pur essendo per lui logisticamente più scomodo. Sottolinea: “I ragazzi sembrano motivati e convinti della loro scelta. Qui hanno spazi, tutto è pulito e possono creare una piccola comunità. Il vero banco di prova sarà il prossimo anno, quando sarà necessario erogare servizi didattici separati, con docenti distribuiti su due aree, e per attraversare la città da un capo all’altro, sia in automobile che con i mezzi pubblici, non si impiega meno di un’ora, ma quasta è Napoli, non Los Angeles”.
Qualche dubbio sul prossimo anno
I dubbi e gli interrogativi sulle prospettive per il prossimo anno si rincorrono in tutte le interviste. “Una struttura in più è sempre una cosa buona – afferma il prof. Francesco Chiacchio, docente di Analisi Matematica I per gli Aerospaziali e i Meccanici al nuovo plesso – Abbiamo lavorato con piacere e gli studenti si sono trovati bene, ma gli spazi erano già tutti densamente occupati. Nel futuro ci saranno certamente degli ampliamenti, ma al momento non saprei dove potrebbe stare un secondo anno di Ingegneria”. Anche per il prof. Chiacchio la dislocazione nell’area orientale è scomoda, ma il corpo docente si è imposto una rotazione fra i poli. “La nuova sede è bellissima. È tutto molto ben organizzato, è facile da raggiungere e, quando saranno completate tutte le ultime rifiniture, sarà ancora meglio”, commenta entusiasta la prof.ssa Cristina Trombetti, Analisi Matematica per i settori Aerospaziale e Meccanica, che ha accettato la sfida rappresentata dalla delocalizzazione. Aggiunge però: “Non mi è chiaro ancora come faremo il prossimo anno”. Il prof. Carmine Antonio Perroni ha insegnato Fisica I alle matricole di Ingegneria Informatica e Ingegneria dell’Automazione. Nel secondo semestre si trasferirà a Fuorigrotta
e questa dislocazione comporterà ulteriori problematiche: “durante il primo semestre noi docenti che tenevamo lezione a San Giovanni avevamo anche a disposizione degli studi, i quali, nel prossimo semestre, dovranno essere ceduti a chi andrà a insegnare lì. Però io avrò ancora il ricevimento una volta la settimana e dovrò chiedere degli spazi in prestito”. Quali ricadute ha avuto la nuova logistica sugli altri plessi e come procedono le attività didattiche a Fuorigrotta, dove, in passato, si è spesso sofferto per il sovraffollamento? Le opinioni sono discordanti. “Per me quest’anno non è cambiato molto. Gli studenti continuano ad essere più dei posti a sedere e la partecipazione agli
esami è in linea con la frequenza finale, che vede le presenze ridotte rispetto all’inizio del semestre e un’attenzione maggiore per insegnamenti come Analisi Matematica che ha più crediti e sblocca loro alcune propedeuticità”, commenta il prof. Francesco Belardo, docente di Geometria e Algebra Lineare per i Corsi di Laurea in Ingegneria
Elettrica, Navale e Gestionale. “Rispetto ad altre mie esperienze didattiche, Ingegneria è ben organizzata in canali – sottolinea il prof. Fabio Garufi, docente di Fisica, al suo primo anno di insegnamento nel Collegio di Ingegneria (Corso di Laurea in Edile), dopo aver tenuto lezioni a Scienze, in particolare a Biologia – Gli ingegneri non si chiedono, a differenza di quanto accade con i biologi, perché debbano studiare Fisica. Anno dopo anno, noto un progressivo decadimento nella preparazione dei ragazzi, che hanno grandi difficoltà ad approcciare la materia con metodo universitario. Tendono ad imparare i concetti a memoria e a limitarsi all’applicazione della regola”.
Gli studenti “soffrono, come tutti noi, i tempi stretti”
“Sicuramente le novità di quest’anno hanno influenzato positivamente tutte le attività anche lontano dalla nuova sede – afferma con trasporto il prof. Giovanni La Rana, docente di Fisica a Ingegneria Meccanica e Presidente della Sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Si tratta di un grande progetto che vede insieme enti pubblici e privati per la formazione tecnologica, con esperienze come quelle della Apple e la creazione di un incubatore consorziato con l’omologo di Città della Scienza, per il trasferimento tecnologico degli studi compiuti al CERN di Ginevra. Tutte cose che qualificano molto l’Ateneo, aiutano notevolmente la valutazione, che da quest’anno include anche i Dipartimenti”. Con la sede di San Giovanni “si è contribuito a decongestionare un po’ il polo Ovest e ad avvicinare studenti interessatissimi a tutto quello che sta succedendo”. Sono circa 200 i corsisti del prof. La Rana: “svolgo diverse prove intercorso durante il semestre e il 60% dei partecipanti ha conseguito l’esonero, in linea con i risultati degli anni passati. La mia impressione è che gli studenti siano molto attenti a tutto quello che l’innovazione e la cultura imprenditoriale delle startup rappresenta. Soffrono, come tutti noi, i tempi stretti, ma se un docente calibra bene i contenuti, ce la fanno a seguire. Il sistema universitario è cambiato, ora ci sono minori possibilità di approfondire il metodo e bisogna giocarsi bene il tempo che si ha. Consiglio sempre di cercare di capire, più che prendere appunti. Lavoriamo insieme. Devono sempre chiedersi se quello che dico è chiaro o meno senza aspettare di andare a casa per studiare”. Il professore dà anche consigli ‘sovversivi’: “se non ce la fate a seguire tutti i corsi, limitatevi a quelli che potete sostenere, non siate timidi con il docente, domandate e siate assidui. L’impatto è duro e molto dipende dai primi approcci. Soprattutto, più di qualsiasi sessione accademica, giova concentrarsi su un un esercizio anche un giorno o due. Oggi abbiamo una cultura estensiva,npiù che intensiva, ma andare in profondità, prendersi il tempo di riflettere, diventa tempo guadagnato
in futuro. E toglie quella sensazione di essere sacchi che si riempiono e svuotano rapidamente. Una volta tenevo un corso annuale con trecento persone, ma ero più soddisfatto perché discutevamo e ragionavamo molto. Anche se è cambiato il modo di insegnare, il metodo per sviluppare un sentimento verso la comprensione delle cose resta”.