Calabrò: candidato tra “sogno e bisogni”

59 anni, compiuti il 19 febbraio, segno zodiacale acquario, dunque persona tranquilla e pacata (stando agli addetti ai lavori). Alla prima facoltà di Medicina dal 1987, e poi alla SUN: da 18 anni. “Prima ero con il mio maestro, il prof. Marsico, al Pausillipon, una struttura ospedaliera. Appena dopo la laurea, sono stato diversi anni all’Università di Madrid”. Una vita tutta in cardiologia, dove è diventato professore ordinario nel 1998. Ma anche una vita nelle istituzioni: “Assessore regionale alla Sanità dal 1995 a metà ’97, poi Presidente del Consiglio Regionale fino al 2000, consigliere regionale e segretario della Commissione Sanità fino al 2005” – sempre nel centro-destra ed in Forza Italia, e dall’estate del 2005 new entry nella Margherita, area assessore Montemarano (Sanità) e De Mita. “Da gennaio 2006 direttore del Dipartimento Assistenziale in Cardiologia della SUN”, presso l’Ospedale Polispecialistico Monaldi. Ma anche procacciatore di finanziamenti, con 38 suoi progetti finanziati, per complessivi 3 milioni 635 mila 804 euro; cioè oltre 7 miliardi di vecchie lire: un’azienda, insomma. È il curriculum del prof. Raffaele Calabrò, candidato a Preside di Medicina della SUN, uno dei 7-8 papabili al massimo scranno della facoltà e fra questi considerato uno di quelli di maggior peso. 
Prof. Calabrò, come sostiene un suo contendente e collega, il prof. Camillo Del Vecchio Blanco, lei si candida alla Presidenza del Monaldi, di cui spesso elogia strutture ed attività di ricerca, o alla Presidenza di Medicina della SUN? “Mi candido e chiederò il voto per la Presidenza di Medicina. Poi saranno gli altri a decidere” è la risposta, – sorridente – schivando, per tutto il tempo della nostra intervista, aspetti che possano sembrare o attirare polemica. Come è di frequente nel suo stile. 
Un momento
“positivamente
critico”
Come nasce la sua candidatura? “Più uno entra nella vita della facoltà, matura esperienza, più nota il momento attuale, un momento critico, ma nel senso di crescita. Per questo motivo anche la presenza di 7-8 candidati a Preside: perché c’è tanto da poter fare, tante potenzialità e lo spazio per il contributo di tutti”. “Poi, certo, anche il parlare fra colleghi e la valutazione, personale, di occuparmi di Università e di Sanità da tanti anni, in diversi ruoli”. Su di lei un appoggio trasversale, non solo dal Monaldi, dove ha maggiori consuetudini? “Tengo a precisare che per ora ho solo fatto conoscere la mia disponibilità. Per la campagna elettorale c’è tempo”, lasciando intendere che c’è prima quella per il rettore e quella nazionale, a breve, ormai impellenti. 
Gli studenti e un sogno. “Al terzo e al quarto anno degli studi di Medicina, vedo studenti con maggiori capacità ed entusiasmo rispetto al passato, entusiasmo non solo professionale, ma anche umano. Ed una capacità di sognare, mista ad una voglia di restare all’Università. Ecco, almeno ad alcuni di questi giovani, a quelli più bravi e motivati, dobbiamo dare la possibilità di costruire e di realizzare i loro sogni. Ma anche di costruire con loro qualcosa di nuovo”. “Allo stesso modo, dobbiamo permettere alle tante grandi potenzialità, presenti nella facoltà di Medicina, di non essere sottoutilizzate, professionalmente e scientificamente”.
Il programma
Le cose da fare. “Credo che gli obiettivi di una facoltà di Medicina siano due: didattica e ricerca. Bisogna ringraziare molto il prof. Del Rio (Presidente di Corso di Laurea), per la forte crescita della nostra didattica e per la crescita dei nostri studenti che vedo molto bravi e motivati. Anche a livello di ricerca, c’è stata una forte crescita, sia a livello di ricerca di base che applicata, e molto c’è ancora da fare, soprattutto a seguito dei tagli finanziari del governo e del ministero dell’Università e della Ricerca”. I fondi: “oggi dobbiamo anche andare a cercarli, dentro e fuori la nostra regione, entrando anche in una competizione positiva con le altre facoltà nazionali di Medicina e divenendo noi stessi polo scientifico di attrazione, anche nei confronti delle aziende. Aziende che potrebbero o insediarsi in Campania o aver voglia di instaurare con noi una partnership”.
L’assistenza
L’assistenza. “Abbiamo grandi potenzialità, ma spesso soffocate. Per carenza di fondi, di mezzi, non certo di qualità scientifica”. “Per fare questo bisogna bene inquadrare la facoltà nel sistema sanitario regionale. Siamo stati troppi anni a latere della Regione. Oggi Regione e Università, – anche per le competenze che il governo ha trasferito sulle regioni – debbono collaborare insieme, nell’azione trainante che l’Università può dare”. L’Azienda Policlinico. E qui, “un apporto importante lo può dare l’Azienda Policlinico. Senza più conflitti fra Facoltà e Azienda, senza che l’uno controlli l’altro né competizione: l’Azienda non deve solo pensare all’aspetto economico, ma anche alle esigenze e al ruolo scientifico che una facoltà deve avere; la Facoltà deve anche farsi carico degli aspetti economici, dei costi, senza snaturare le sue funzioni”. 
Sede. I suoi colleghi candidati parlano di ipotesi di più facoltà di  Medicina, nello stesso ateneo (ma non per forza). Lei quante facoltà vorrebbe: 1 – 2 o 3? Sorriso. Poi risponde: “Come priorità dobbiamo puntare alla realizzazione del Policlinico a Caserta, e dunque ad una sede dignitosa in quell’area. I lavori sono partiti e molto lo dobbiamo al lavoro svolto dal Rettore Grella in questo senso. Non é però immaginabile che si abbandoni al suo destino la sede di Napoli, nel centro storico. Che può essere un Polo napoletano, ma che, se c’è l’entusiasmo, un progetto credibile, non solo a livello strutturale, ma anche di risorse pubbliche e private, – perché no, – potrebbe anche diventare una seconda facoltà. Si può pensarlo, o almeno sognarlo – cautela del politico  e ottimismo dell’accademico, n.d.r. -. Comunque sarà sempre un Polo di notevole rilevanza e bellezza, anche architettonica: penso a S. Andrea delle Dame, a Santa Patrizia, sedi più che dignitose”. “Ma l’obiettivo principale è un altro: bisogna puntare finalmente ad una struttura unica, senza più disseminazione in tante sedi, da Santa Maria delle Grazie a Cappella Cangiani. Per una maggiore unitarietà, maggiore collaborazione, interdisciplinarità, unità di facoltà”.
I clinici. È fra le aree di prestigio della vostra facoltà. Da anni evidenziano problemi, carenze, disfunzioni. Cosa risponde? “Hanno ragione. Riscontrano da tempo carenze strutturali che non consentono di far esprimere al meglio le grandi potenzialità che abbiamo. Non si può chiedere a lungo a nessuno di attendere per essere messo in condizioni di lavorare ed esprimersi al meglio. Altrimenti si rischia di perdere grandi esperienze e mortificare professionalità forti da noi presenti. E certamente l’area clinica dovrà essere fra le priorità del futuro Preside”. Competizione con Asl e ospedali. “Non lo vedo un aspetto negativo. Può essere anzi uno stimolo in positivo, a competere ed a fare di più”. Anche a mettersi in discussione positiva. Preside clinico, biologo o medico? “Una persona che voglia impegnarsi molto, a tempo pieno, a questa facoltà, con voglia, entusiasmo e spirito di sacrificio”.
Meglio un Preside manager o scienziato? “Alcune doti credo ci sono di partenza. Altre si imparano facendo”. Le esperienze politiche aiutano? “Aiuta la capacità di dialogo e di relazione, il confronto con tutti. Ma la Presidenza è un lavoro di collaborazione, di squadra, di equipe. Innanzitutto. E poi necessita la capacità di parlare con l’esterno: con le altre facoltà di Medicina, e con i soggetti istituzionali ed economici”.
Prof. Calabrò, da diversi mesi, ogni qual volta c’è da fare elezioni, candidature o assegnare incarichi di prestigio, viene fatto sui giornali il suo nome. Insomma, cosa farà da grande? Il Preside, il parlamentare o l’ispiratore scientifico dell’Assessore regionale alla Sanità Montemarano? “Mi candido esclusivamente a fare il Preside di Medicina. A tempo pieno e se i colleghi lo vorranno”.
Paolo Iannotti 
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