Cantillo al Polo Umanistico

Il prossimo primo novembre Giuseppe Cantillo, 60 anni, salernitano, ex direttore del dipartimento di Filosofia della Federico II, s’insedia alla presidenza del Polo delle Scienze Umane. Una carica alla quale lo hanno portato 462 voti. In totale, i votanti sono stati poco più di cinquecento. Una trentina di preferenze per Barbagallo, nonostante lo storico avesse comunicato in anticipo il ritiro della sua candidatura. “C’è stata una partecipazione ampia”, commenta. “Il clima finale è stato sereno ed unitario. E’ importante che la scelta sia stata unitaria anche da parte delle altre facoltà: Economia, Gurisprudenza, Scienze Politiche”. Tra gli impegni, a breve, va definita la struttura amministrativa del Polo. “La sede potrebbe essere il palazzo ex Isveimer di via De Gasperi, o magari quello che accoglie il dipartimento di Storia. Poi vanno nominati il direttore ed il vicepresidente. La prima scelta spetta al direttore amministrativo Pelosi; per la seconda mi attendo una designazione da Economia, anche per una questione di equilibrio scientifico. Dal Preside Marrelli e dai direttori di dipartimento mi attendo una scelta concordata, che esprima ampio consenso all’interno della facoltà di Monte Sant’Angelo. Dobbiamo inoltre eleggere il Consiglio di Polo e le Commissioni Scientifica e Didattica”. Per il finanziamento del Polo occorrerà attendere gennaio 2001.
Lettere ha presentato in un primo momento due candidati: l’eletto ed il professor Francesco Barbagallo. Si è ricucito lo strappo? ”Ho apprezzato la decisione di Barbagallo di ritirarsi. C’è stato un colloquio sereno ed un clima di amicizia sin dall’inizio”. Altro punto importante: la cooperazione e la collaborazione tra i Poli. “La prevede anche la giunta federativa dei Poli, di cui fanno parte il Rettore, il Direttore amministrativo ed i presidenti”. Fa un esempio di un possibile terreno di collaborazione scientifica: “la Bioetica”.
Tra i problemi del neonato Polo che indica: “dobbiamo riuscire a coinvolgere anche chi è rimasto un po’ fuori dalla vita universitaria. Penso ai docenti più impegnati nelle professioni, oppure ai ricercatori ed agli assistenti un po’ demotivati. Tra l’altro la riformulazione dei curricula in lauree triennali e specialistiche offre molte più possibilità. Non tutti, tra l’altro, avevano ben compreso dall’inizio le potenzialità insite nella costituzione dei Poli”.
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