Canzoni e film: la lezione speciale del prof. Francesco Corcione

Il medico. È quella figura che si occupa della salute di un paziente, colui che diagnostica una malattia e la relativa cura. Dietro ad una professione, però, c’è sempre una persona. Una persona con un carico di umanità, di esperienze e di storie da raccontare, mai avulse dal lavoro che svolge perché concorrono, in una prospettiva olistica, a definire il professionista che ci troviamo di fronte. Questo l’incipit dell’evento Canzoni, film e aneddoti: il messaggio di Francesco Corcione ai giovani, organizzato martedì 25 maggio, nell’Aula Magna del Policlinico, dalla Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia, la prof.ssa Maria Triassi. Ordinario di Chirurgia Generale, il prof. Corcione si è rivolto agli specializzandi, senza distinzione di disciplina, condividendo con loro un racconto emozionale maturato grazie all’ascolto di canzoni, alla visione di film e ad episodi di vita vissuta. “Ho voluto proporre agli ascoltatori una lezione dal taglio decisamente trasversale – spiega il docente ad Ateneapoli – con l’obiettivo di trasmettere loro una serie di messaggi proprio così, come mi son venuti in mente nell’arco dei 45 anni della mia carriera professionale”. Un incontro che ha ricordato un po’ una lectio magistralis: “L’idea è nata anche nel contesto del mio addio alla presidenza della Società Italiana di Chirurgia – specifica – Il Presidente uscente, infatti, tiene sempre una lettura su un argomento non ufficiale; c’è chi ha parlato dell’organizzazione sanitaria, chi del ruolo delle donne nella chirurgia. Io ho avuto questo pensiero e ho deciso di riproporlo agli specializzandi”. Tanti i passi di canzoni, gli spezzoni di film e gli aneddoti che il prof. Corcione ha condiviso con la platea, non presentandoli per compartimenti stagni, ma seguendo il flusso di coscienza. Il suo discorso ha preso avvio dalla canzone “A te” di Jovanotti: “Il cantante l’ha dedicata ad una donna in particolare, ma trovo che questo testo sia l’emblema dell’amore universale. Il sostegno di una compagna e la serenità che deriva dai rapporti familiari sono imprescindibili nella vita professionale”. Al polo opposto, in conclusione, ha proposto invece “Il Carrozzone”, brano di Renato Zero, potente metafora sulla vita che scorre: “Questo perché dobbiamo rassegnarci al fatto che siamo tutti importanti, ma nessuno è indispensabile, a maggior ragione sul lavoro. Quando è giunto il nostro momento di scendere dal carrozzone, ebbene dobbiamo farlo e passare la mano a chi c’è dopo di noi”. Un medico è tante cose, anche un po’ istrione: “Per questo ho scelto ‘L’istrione’ di Aznavour. Ad un congresso, quando opera in diretta, deve saper gestire questo atteggiamento senza il rischio di sembrare superbo”. Ad un tratto, poi, ecco un ragazzo giovane in pantaloni a zampa d’elefante: “Sono io il giorno della mia laurea, proprio nell’Aula Magna in cui si è tenuto l’incontro. Sullo sfondo ci sono i professori, Gaetano Salvatore, Califano, Rengo. Ho scelto di mostrare questa foto perché è l’emblema della vita in divenire. Quel giorno non avrei mai immaginato che avrei avuto questa bella carriera. Non possiamo prevedere quello che ci accadrà, possiamo solo impegnarci al massimo per raggiungere i nostri obiettivi”. Proprio sul prof. Califano, il docente ha ricordato un paio di aneddoti: “Il professore ci diceva ‘Nessuno nasce imparato, ad eccezione di mio cognato che di cognome si chiama Imparato’, il che vuol dire che c’è un percorso di apprendimento che bisogna seguire”. E ancora: “Gli specializzandi devono andare almeno un anno all’estero perché imparano una lingua, importano tecniche innovative e si tolgono dai coglioni per un anno”, sorride.
Ampia quanto la sua cultura musicale, quella cinematografica. A memoria, il prof. Corcione cita passi tratti dalle sue opere cinematografiche preferite. “Mediterraneo”, ad esempio, è incentrato sulla storia di un gruppo di militari italiani sbarcati su un’isola greca durante la Seconda Guerra Mondiale che, abituatisi alla vita del luogo, dimenticano la guerra. “Un giorno, poi, arriva sull’isola un aereo italiano e i militari vengono così a conoscenza della caduta del fascismo e dell’alleanza con gli anglo-americani. Questa scena è emblematica della necessità di star sempre con l’orecchio teso ad ascoltare il mondo che cambia. Non bisogna mai fossilizzarsi su quello che si è ottenuto senza cercare delle alternative”. Una spinta all’azione “la troviamo, ad esempio, anche in ‘Nuovo Cinema Paradiso’ quando il protagonista viene esortato da quello che per lui è una sorta di mentore ad andare via dal piccolo paesino in cui è nato e a non tornare più. Bisogna sempre andare alla ricerca di qualcosa di migliore e mirare più in alto”. Tante sono le qualità di un buon medico e, tra le più importanti, c’è il rispetto: “Ne ‘I colori dell’anima’ c’è Amedeo Modigliani e una sfida con Picasso ad un concorso di artisti. Mentre il quadro di Picasso viene applaudito da tutti, su quello di Modigliani c’è silenzio. Il solo che applaude è proprio Picasso. Bisogna sempre rispettare l’operato dei colleghi”.
Una vita la sua, raccontata in modo molto originale: “I messaggi che ho voluto passare ai ragazzi sono stati tanti, ma tutti volti a comporre un unico quadro. Quando divenni primario a 46 anni ricordo che uno dei miei Maestri disse che non fu solo questione di fortuna. Un medico è studio, confronto, esperienza, è crescere imparando a fare sempre cose nuove. E, qualche volta, un piccolo colpo di fortuna ci sta”.
Carol Simeoli
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