Faranno da chioccia agli studenti più piccoli. Perché conoscono il Policlinico come le proprie tasche. Perché gli esami universitari, per loro, sono vicini a entrare nell’elenco dei ricordi. Perché hanno risposto presente a un bando per le attività di tutorato, destinato a chi frequenta gli ultimi due anni della Magistrale di due anni o a ciclo unico, che ha chiamato in causa “studenti capaci e meritevoli iscritti in corso” alla Federico II, in sostanza, tutti coloro che vantano una media dal 27 in su. E ancora, perché hanno conquistato uno dei dodici assegni destinati alla Scuola di Medicina, dal valore di mille euro lordi per 50 ore di lavoro. Essere bravi, insomma, paga. Proprio sui criteri di selezione si è soffermata una delle future tutor, Federica Fossataro, 24 anni, media del 29.3, iscritta al sesto anno di Medicina e Chirurgia come tutti gli altri colleghi intervistati: “mi è piaciuta molto l’idea che venisse premiato il merito e che non si traducesse tutto in una sfida al clic più rapido”. Il suo obiettivo è: “evitare che altri possano pensare che questo sia un Corso avvilente. Andando avanti ci si rende conto di quanto sia bello. Spero di trasmettere passione e di dare qualche consiglio su come studiare. È importante ripetere e stare sui libri ogni giorno, senza rinunciare alla vita sociale”. A una guida lei avrebbe chiesto: “come si organizzano gli esami? Quali bisogna sostenere prima e quali dopo? Io rivolgo queste domande all’inizio di ogni sessione”. Difendere a spada tratta la vita privata dagli impegni didattici è il diktat di Antonio D’Alessio, 23 anni e media del 29.6: “è necessario avere una forte volontà e non abbandonare mai le attività al di fuori dell’università”. Facile a dirsi, ma come si fa quando sulla scrivania ci sono così tanti mattoni? “Ci si ritaglia il tempo libero, senza farsi soffocare e imponendosi di staccare la spina per altro”. Ovviamente parla per esperienza: “parallelamente allo studio ho preso lezioni di musica, sono iscritto a nuoto da quattro anni, ho dato lezioni di francese e, almeno una volta al mese, faccio un viaggio”. Ne ricorda uno in particolare, l’Erasmus a Bruxelles: “mi ha dato equilibrio. Lo consiglio vivamente. È fondamentale per guardare nella giusta ottica quanto facciamo qui a Napoli e quanto si fa altrove, amplia le proprie esperienze di vita”. È d’accordo con lui Paolo Tarantino, che, sempre per il programma di mobilità studentesca, per un periodo si è trasferito in Portogallo: “dopo l’esperienza a Porto ho totalizzato otto 30 di fila. Mi ha dato una flessibilità in più. Al ritorno ho trovato un’università più gestibile”. Candidatura per il tutorato inviata “perché quando sono entrato io a Medicina mi sono trovato allo sbaraglio per organizzazione e strutture. Adesso so che la situazione è anche peggiorata, quindi mi piacerebbe aiutare i nuovi entrati a capirci qualcosa”. Spiegando soprattutto “che cosa succede sul lungo periodo e che, per diventare un buon medico, bisogna essere bravi a rubare i segreti del mestiere”. Sullo studio: “devi essere un mulo. Serve dedizione e la giusta routine”. Ha già deciso su cosa si soffermerà quando avrà a che fare con i neo colleghi: “Anatomia II. Li preparerò psicologicamente. A quell’esame vanno dedicati almeno tre mesi, altrimenti diventa un incubo”. Ricorda come un bel sogno, invece, “Biologia con i professori Zambrano e Garbi. Per sei anni ti resta in mente quello che hai studiato in un mese”. Come si affrontano i primi anni? Lo spiegherà Martina Peluso, media del 28.5: “con serenità e testa sui libri. Le principali difficoltà riguardano il non avere una guida nell’organizzazione dello studio e la mancanza di posti dove leggere senza distrazioni”. Vuole entrare nello specifico delle verifiche, invece, Massimiliano Esposito, 24 anni e media del 29.55: “quasi tutti gli esami prevedono scritto e orale. Nella prima parte ci sono tanti dettagli, per questo vorrei spiegare come si affronta, come sono strutturate le risposte multiple e come si studia per tale tipologia di test”. Inoltre: “vorrei chiarire come interfacciarsi col docente all’orale, quando subentrano ansia ed emotività”. Importante è ricordarsi sempre che: “mentre a scuola si studia per superare il compito o l’interrogazione, all’università lo si fa per se stessi, per imparare sempre di più. Deve esserci un’altra maturità”. I suoi suggerimenti guardano anche lontano: “vorrei soffermarmi su come affrontare i tirocini. È importante non essere mai timidi e porre domande. Il dubbio è il primo passo verso l’apprendimento di un concetto”. Parola di chioccia.
Ciro Baldini
Ciro Baldini