Non c’è nulla di più gratificante per un napoletano che sentir dire da una inglese “Napoli mi piace proprio assai”. Felicity Brenza, che proviene da Maidenhead (nella contea del Berkshire), non si è accorta di aver pronunciato una frase dialettale. La nostra città le è entrata nel cuore, anche se è qui da poche settimane. In un primo momento gli studenti Erasmus, in particolar modo polacchi e inglesi, si sentono spiazzati dal caos cittadino e dalla vista di tre-quattro persone su un motorino senza casco. Poi iniziano a familiarizzare con il luogo, apprezzano tutte le sue risorse paesaggistiche e culturali e scoprono le differenze con il proprio paese d’origine. “La sera esco. Vado in Piazza Bellini, Piazza S. Pasquale, Piazza Vanvitelli. Per me è una cosa strana. In Inghilterra di sera andiamo in discoteca o nei locali, non stiamo mai nelle piazze”, racconta Felicity che ha scelto di studiare all’Orientale e vuole imparare bene la linguistica italiana e la storia del nostro Paese. Natalia Cichon viene da Cracovia, in Polonia, ed è qui per studiare Filologia Classica alla Federico II. “Il latino antico è molto utile per imparare l’italiano. Amo la letteratura cristiana e la storia di questo paese. Senza contare il cibo e il clima. In questo periodo in Polonia ci sono circa 10 gradi”.
Le differenze sono tante tra i Paesi e c’è chi le nota più degli altri. “Sono venuta qui perché la mia famiglia ha origini siciliane”, afferma Isabella Graziano, che studia Biotecnologie per la Salute alla Federico II e proviene dall’Università di Amburgo. “Napoli è caotica. Ci sono macchine dappertutto e nessuno è puntuale. Per noi tedeschi è molto strano. Le bellezze paesaggistiche e la simpatia delle persone però sono incomparabili. Ho visto Pompei e il Vesuvio e sono rimasta affascinata. Ieri, poi, sono andata ad una festa a casa di un ragazzo italiano e mi ha fatto cantare con il karaoke”.
Le diversità non interessano solo gli usi e i costumi, ma anche l’apprendimento nelle Università. “In Inghilterra per fare l’avvocato non devi studiare necessariamente legge per cinque anni e più. Puoi studiare prima storia, ad esempio, acquisire una cultura generale, e poi frequentare un anno di Giurisprudenza per diventare avvocato. Da noi, inoltre, si fa molta pratica, nelle università, diversamente da qui”, commenta Iolanda Fasulo, anche lei proveniente da Meidenhead ed iscritta all’Orientale per studiare Storia, anche se aspira alla professione forense. Iolanda rileva: “c’è molta disorganizzazione nelle strutture amministrative e per quanto riguarda i corsi, che a volte non si tengono senza preavviso”. In compenso però “il clima è fantastico e il cibo è molto più buono del nostro e meno costoso”.
Interessante la visione di Truong Houng Giang, vietnamita, che studia Letteratura Italiana e Inglese all’Orientale ed è qui in Italia per uno scambio culturale da due anni. “Nel nostro paese non è molto conosciuta la cultura italiana, anche se ci sono molti italiani. Mi sono resa conto, soggiornando a Napoli, che noi orientali siamo più chiusi, gli italiani molto aperti. Studio qui perché è utile al mio paese un’integrazione culturale, solo in questo modo si potrà sviluppare sempre più”.
C’è anche chi non avrà un ricordo idilliaco della nostra città, causa un turbolento benvenuto. Anna Skoczek, polacca, a Napoli per studiare Medicina alla SUN, racconta la sua esperienza. “Appena arrivata mi trovavo nei pressi di piazza Cavour, vicino al bed and breakfast dove alloggiavo, in compagnia di un’amica. C’era una partita di calcio e tutti i negozi erano chiusi, strano per noi. Mentre camminavo, un uomo mi ha strappato la borsa da un motorino. Dentro avevo parecchi soldi”. La ragazza ha trascorso una giornata infernale, spostandosi dalla polizia ai carabinieri per la denuncia, ma la sera ha deciso di consolarsi con una pizza: “Il pizzaiolo, quando gli ho raccontato la mia disavventura, mi ha fatto portare una margherita a forma di cuore”.
L’Erasmus, nonostante le difficoltà nel trovare alloggio e nell’ambientarsi, resta un’esperienza unica, per coloro che vengono nel nostro paese, ma anche per gli italiani che vanno all’estero, come racconta Marco Valletta, che studia Economia alla Federico II ed è stato in Erasmus a Parigi: “Una volta partito, esci dalla tua campana di vetro e impari a conoscere ed affrontare la diversità. Ti rendi conto che nel tuo paese ci sono cose che non funzionano e che dovrebbero funzionare, come i tombini ad esempio, e viceversa capisci che l’Italia è molto meglio di quanto pensassi per altri versi”.
Le differenze sono tante tra i Paesi e c’è chi le nota più degli altri. “Sono venuta qui perché la mia famiglia ha origini siciliane”, afferma Isabella Graziano, che studia Biotecnologie per la Salute alla Federico II e proviene dall’Università di Amburgo. “Napoli è caotica. Ci sono macchine dappertutto e nessuno è puntuale. Per noi tedeschi è molto strano. Le bellezze paesaggistiche e la simpatia delle persone però sono incomparabili. Ho visto Pompei e il Vesuvio e sono rimasta affascinata. Ieri, poi, sono andata ad una festa a casa di un ragazzo italiano e mi ha fatto cantare con il karaoke”.
Le diversità non interessano solo gli usi e i costumi, ma anche l’apprendimento nelle Università. “In Inghilterra per fare l’avvocato non devi studiare necessariamente legge per cinque anni e più. Puoi studiare prima storia, ad esempio, acquisire una cultura generale, e poi frequentare un anno di Giurisprudenza per diventare avvocato. Da noi, inoltre, si fa molta pratica, nelle università, diversamente da qui”, commenta Iolanda Fasulo, anche lei proveniente da Meidenhead ed iscritta all’Orientale per studiare Storia, anche se aspira alla professione forense. Iolanda rileva: “c’è molta disorganizzazione nelle strutture amministrative e per quanto riguarda i corsi, che a volte non si tengono senza preavviso”. In compenso però “il clima è fantastico e il cibo è molto più buono del nostro e meno costoso”.
Interessante la visione di Truong Houng Giang, vietnamita, che studia Letteratura Italiana e Inglese all’Orientale ed è qui in Italia per uno scambio culturale da due anni. “Nel nostro paese non è molto conosciuta la cultura italiana, anche se ci sono molti italiani. Mi sono resa conto, soggiornando a Napoli, che noi orientali siamo più chiusi, gli italiani molto aperti. Studio qui perché è utile al mio paese un’integrazione culturale, solo in questo modo si potrà sviluppare sempre più”.
C’è anche chi non avrà un ricordo idilliaco della nostra città, causa un turbolento benvenuto. Anna Skoczek, polacca, a Napoli per studiare Medicina alla SUN, racconta la sua esperienza. “Appena arrivata mi trovavo nei pressi di piazza Cavour, vicino al bed and breakfast dove alloggiavo, in compagnia di un’amica. C’era una partita di calcio e tutti i negozi erano chiusi, strano per noi. Mentre camminavo, un uomo mi ha strappato la borsa da un motorino. Dentro avevo parecchi soldi”. La ragazza ha trascorso una giornata infernale, spostandosi dalla polizia ai carabinieri per la denuncia, ma la sera ha deciso di consolarsi con una pizza: “Il pizzaiolo, quando gli ho raccontato la mia disavventura, mi ha fatto portare una margherita a forma di cuore”.
L’Erasmus, nonostante le difficoltà nel trovare alloggio e nell’ambientarsi, resta un’esperienza unica, per coloro che vengono nel nostro paese, ma anche per gli italiani che vanno all’estero, come racconta Marco Valletta, che studia Economia alla Federico II ed è stato in Erasmus a Parigi: “Una volta partito, esci dalla tua campana di vetro e impari a conoscere ed affrontare la diversità. Ti rendi conto che nel tuo paese ci sono cose che non funzionano e che dovrebbero funzionare, come i tombini ad esempio, e viceversa capisci che l’Italia è molto meglio di quanto pensassi per altri versi”.