Costituzionale e Privato: i due “mattoni” del primo anno

Due gli esami del primo anno considerati ostici dagli studenti: Diritto Costituzionale e Istituzioni di diritto privato. Entrambi molto tecnici, richiedono l’acquisizione di un linguaggio adeguato e uno studio costante.  “C’è una notevole differenza di esposizione tra gli studenti che seguono il corso e quelli che restano a casa. Per questo credo che il primo passo che ogni matricola debba fare è quello di abituarsi fin da subito all’esperienza delle aule universitarie”, sostiene il prof. Massimo Villone, docente di Diritto Costituzionale. Propenso al mondo del web, il professore ha sul proprio portale più di 40 lezioni da poter seguire in differita. “Discipline come queste, rispetto ad altre del primo anno, sono molto più giuridiche e quindi celano maggiori difficoltà. Difficoltà che si superano sfruttando appieno le risorse di Facoltà e studiando in gruppo”. Gli errori commessi dagli studenti più frequentemente: “Il primo sta nella preparazione. Molti ragazzi studiano a macchia di leopardo, saltando da un argomento all’altro. Questa discontinuità in sede d’esame si nota soprattutto se ad una domanda si risponde da 30 e a quella successiva da 18. Quindi, suggerisco una preparazione uniforme che dia modo di formulare un discorso complessivo”. Secondo: “l’approccio sbagliato allo studio. Mentre si legge il testo non si può dire ‘questo lo ricordo’ e passare ad un argomento successivo. Ogni capitolo va ripetuto per bene, a voce alta, accertandosi della conoscenza di quella parte di manuale”. Terzo: “Gli studenti sottovalutano il trascorrere del tempo. L’organizzazione del lavoro è fondamentale, lo studente è affidato alle sue responsabilità e deve sapersi gestire. In sede d’esame si notano dislivelli di preparazione. Il motivo principale è dovuto alla scarsità di tempo in cui si prepara un esame. Materie come questa richiedono come minimo due mesi di studio. In 20 giorni di preparazione si può solo cercare di tentare la sorte”. Ultimo consiglio ai neo iscritti: “Seguire dapprima tutti i corsi e non indirizzarsi verso la materia che piace di più o si crede più semplice. Meglio investire da subito sugli esami che richiedono uno sforzo maggiore. Anch’io da studente feci così e Privato fu uno dei miei primi esami”. 
Insiste sulla frequenza anche il prof. Raffaele Caprioli, docente di Diritto Privato: “Solo seguendo le lezioni si riesce ad acquisire il linguaggio giuridico. Poi c’è bisogno dell’ausilio del Codice. La terminologia, in fin dei conti, si acquisisce studiandola”. Previsto uno studio continuo, senza interruzioni: “Perché l’esame va non solo studiato ma assimilato e digerito. L’organizzazione dei tempi è fondamentale. I tre mesi di corso a volte non bastano, Privato è una disciplina che va sedimentata nel tempo, per questo occorre studiarla da subito, senza perdere il brio che dà il corso”. La disciplina, ricorda il docente, “è d’importanza fondamentale per il post-laurea. Gettare delle buone basi al primo anno agevola di conseguenza la carriera. Per questo le nozioni non possono essere messe una sopra l’altra ma vanno maturate, in vista dell’esame. In diritto, le parole sono come pietre, il linguaggio e la distinzione dei concetti sono fondamentali”. L’esame – che è previsto al secondo semestre – va affrontato subito dopo il corso: “Se non ci si sente preparati a giugno, non è la fine del mondo. Però la prova va superata entro la sessione autunnale”. Una dritta per i neo iscritti: “devono avere la consapevolezza che sta per iniziare un nuovo percorso; un impegno che non termina dopo i cinque anni per la laurea. Occorrono ancora 4-5 anni di Specializzazione per riuscire a trovare una collocazione lavorativa. Bisogna mettere in conto che, nonostante Giurisprudenza offra un ricco ventaglio di prospettive, prima dei 30 anni non si comincia a lavorare e a divenire autonomi”.
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