Dal Dipartimento di Farmacia a Montecitorio. La professoressa Angela Ianaro, associato di Farmacologia alla Federico II, è stata eletta, per il Movimento 5 Stelle, al collegio uninominale sannita per la Camera dei Deputati. Impegnata negli studi sul cancro, lascerà la didattica, ma promette di non far mancare il supporto al suo gruppo di ricerca.
Professoressa Ianaro, sensazioni del post elezioni?
“Sono ancora frastornata dal clamore dell’enorme successo personale ottenuto. Tuttavia, il senso di responsabilità che ha guidato ogni mia azione finora mi rende consapevole dell’enorme impegno che mi attende”.
Da docente e ricercatrice di quali istanze vorrebbe farsi portatrice?
“Garantire ai nostri giovani un futuro nel loro Paese”.
A proposito di cervelli in fuga, cosa consiglierebbe a un giovane che pensa di andarsene perché in Italia non vede prospettive?
“Quello che dico ai miei ragazzi è che bisogna completare il percorso formativo con esperienze all’estero perché è insito nel nostro lavoro la necessità di confrontarsi con realtà diverse e perché solo il vivere in elevati contesti scientifici internazionali può contribuire a dare quel respiro di internazionalità che è indispensabile all’accrescimento culturale dello scienziato. Il mio più grande desiderio, però, è senza dubbio poter garantire a questi giovani un futuro nel loro Paese affinché ciò che è stato seminato con tanta cura e dedizione possa essere raccolto. Ben vengano dunque i periodi di completamento della formazione all’estero, purché si garantisca ai giovani talentuosi un futuro nella loro Patria che ha tanto investito nella loro formazione”.
Hanno respiro internazionale le sue ricerche sul cancro. Quanto c’è di italiano e quanto di straniero nel suo lavoro di ricerca?
“Le mie ricerche sul cancro ed in particolare sul rapporto tra sistema immune e cancerogenesi nascono da quello che io considero la forza predominante del mondo della ricerca, ovvero lo scambio interculturale e interdisciplinare che è il primo movens di chiunque si avvicini al mondo della ricerca scientifica. Il mio percorso formativo è frutto di un’intensa e appassionata collaborazione con menti eccelse che hanno contribuito in maniera determinante a creare i presupposti del mio lavoro scientifico. Il desiderio di ogni scienziato è quello di contribuire, in maniera umile, ma determinante, alla scoperta di quei meccanismi che regolano le risposte individuali alla patologia e, nel mio caso specifico, alla cancerogenesi”.
Ha vissuto il Dipartimento da studentessa fino a oggi. Cosa è cambiato in questi anni?
“Sono stata un’allieva interna dal 1988 e sono fiera di aver ricevuto insegnamenti di grande spessore culturale e umano dal mio Maestro, il prof. Massimo Di Rosa, e dal prof. Giuseppe Cirino, nonché di aver avuto come Direttore del Dipartimento il prof. Ettore Novellino. Essere cresciuta umanamente e professionalmente in un ambiente così stimolante e l’aver completato il percorso professionale presso il ‘Department of Immunology of the University of Glasgow’ ha contribuito a formare quella coscienza critica e scientifica di cui vado fiera, attraverso un percorso formativo che non ha nulla da invidiare alle più prestigiose Università Internazionali. Sicuramente c’è sempre un margine di miglioramento perché nel mondo scientifico e universitario ciò che è avvenuto ieri è già storia, bisogna sempre guardare al futuro e cercare di migliorare la qualità formativa dei nostri studenti”.
Nel suo curriculum ci sono esperienze da tutor. Cosa ricorda di quegli anni?
“Il rapporto con i miei studenti mi fa sentire privilegiata. Ho sempre cercato di rappresentare per loro un esempio di vita. Non ho mai voluto solo dispensare consigli di natura scientifica, ma ho sempre sottolineato l’importanza della coerenza tra la condotta di vita e il mondo lavorativo. Essere un onesto scienziato significa essere un onesto cittadino. Ho avuto la fortuna di essere tutor di ragazzi che ora, a causa delle nostre incapacità di custodire il genio italiano, sono diventati eminenti scienziati in altri Paesi europei. Questo rappresenta per me allo stesso tempo motivo di orgoglio e di profondo rammarico. Aver contribuito a formare menti eccelse e averle dovute perdere perché l’attuale sistema non investe nella ricerca e nell’Università rappresenta per me un motivo di profondo rammarico e di volontà di cambiamento”.
Oggi insegna Farmacologia a Scienze Nutraceutiche e Farmacogenetica a Biotecnologie del Farmaco…
“Entrambi i corsi offrono ai giovani enormi opportunità di inserimento nel mondo lavorativo. Il corso di Farmacologia della Nutrizione affronta argomenti di grande attualità. Come recentemente riportato dalla letteratura scientifica, una corretta nutrizione è alla base del benessere della popolazione mondiale e della prevenzione di importanti patologie, in particolare di alcuni tipi di cancro. Una dieta sbilanciata è tipicamente associata a fattori che compromettono la salute insieme ad altri fattori di rischio come il consumo di alcool e di tabacco o l’esposizione a fattori tossici ambientali. La corretta informazione e la corretta formazione di giovani che costituiranno profili professionali di elevata competenza è una sfida per il futuro che ho avuto l’onore di precorrere. Per quel che riguarda il corso di Farmacogenetica, la personalizzazione delle cure rappresenta di sicuro il futuro della farmacoterapia. Le risposte individuali ai farmaci rappresentano uno dei principali problemi della medicina e la conoscenza dei diversi profili genetici associati al singolo individuo può assicurare il successo terapeutico, particolarmente nella terapia oncologica”.
Ricerca e politica. Cosa la aspetta ora?
“Come ben sa, sono costretta ad abbandonare l’attività didattica, ma il mio impegno nei confronti dei miei collaboratori, ragazzi che mi seguono e che credono in quello che è il nostro progetto di ricerca, rimarrà immutato. Ho promesso, e manterrò la mia promessa, di continuare, con il loro aiuto, a svolgere l’attività di ricerca che ci ha visto protagonisti in questi ultimi anni nel campo della lotta contro il cancro. Spero di riuscire a coniugare entrambi gli impegni, e non mi risparmierò in tal senso”.
Professoressa Ianaro, sensazioni del post elezioni?
“Sono ancora frastornata dal clamore dell’enorme successo personale ottenuto. Tuttavia, il senso di responsabilità che ha guidato ogni mia azione finora mi rende consapevole dell’enorme impegno che mi attende”.
Da docente e ricercatrice di quali istanze vorrebbe farsi portatrice?
“Garantire ai nostri giovani un futuro nel loro Paese”.
A proposito di cervelli in fuga, cosa consiglierebbe a un giovane che pensa di andarsene perché in Italia non vede prospettive?
“Quello che dico ai miei ragazzi è che bisogna completare il percorso formativo con esperienze all’estero perché è insito nel nostro lavoro la necessità di confrontarsi con realtà diverse e perché solo il vivere in elevati contesti scientifici internazionali può contribuire a dare quel respiro di internazionalità che è indispensabile all’accrescimento culturale dello scienziato. Il mio più grande desiderio, però, è senza dubbio poter garantire a questi giovani un futuro nel loro Paese affinché ciò che è stato seminato con tanta cura e dedizione possa essere raccolto. Ben vengano dunque i periodi di completamento della formazione all’estero, purché si garantisca ai giovani talentuosi un futuro nella loro Patria che ha tanto investito nella loro formazione”.
Hanno respiro internazionale le sue ricerche sul cancro. Quanto c’è di italiano e quanto di straniero nel suo lavoro di ricerca?
“Le mie ricerche sul cancro ed in particolare sul rapporto tra sistema immune e cancerogenesi nascono da quello che io considero la forza predominante del mondo della ricerca, ovvero lo scambio interculturale e interdisciplinare che è il primo movens di chiunque si avvicini al mondo della ricerca scientifica. Il mio percorso formativo è frutto di un’intensa e appassionata collaborazione con menti eccelse che hanno contribuito in maniera determinante a creare i presupposti del mio lavoro scientifico. Il desiderio di ogni scienziato è quello di contribuire, in maniera umile, ma determinante, alla scoperta di quei meccanismi che regolano le risposte individuali alla patologia e, nel mio caso specifico, alla cancerogenesi”.
Ha vissuto il Dipartimento da studentessa fino a oggi. Cosa è cambiato in questi anni?
“Sono stata un’allieva interna dal 1988 e sono fiera di aver ricevuto insegnamenti di grande spessore culturale e umano dal mio Maestro, il prof. Massimo Di Rosa, e dal prof. Giuseppe Cirino, nonché di aver avuto come Direttore del Dipartimento il prof. Ettore Novellino. Essere cresciuta umanamente e professionalmente in un ambiente così stimolante e l’aver completato il percorso professionale presso il ‘Department of Immunology of the University of Glasgow’ ha contribuito a formare quella coscienza critica e scientifica di cui vado fiera, attraverso un percorso formativo che non ha nulla da invidiare alle più prestigiose Università Internazionali. Sicuramente c’è sempre un margine di miglioramento perché nel mondo scientifico e universitario ciò che è avvenuto ieri è già storia, bisogna sempre guardare al futuro e cercare di migliorare la qualità formativa dei nostri studenti”.
Nel suo curriculum ci sono esperienze da tutor. Cosa ricorda di quegli anni?
“Il rapporto con i miei studenti mi fa sentire privilegiata. Ho sempre cercato di rappresentare per loro un esempio di vita. Non ho mai voluto solo dispensare consigli di natura scientifica, ma ho sempre sottolineato l’importanza della coerenza tra la condotta di vita e il mondo lavorativo. Essere un onesto scienziato significa essere un onesto cittadino. Ho avuto la fortuna di essere tutor di ragazzi che ora, a causa delle nostre incapacità di custodire il genio italiano, sono diventati eminenti scienziati in altri Paesi europei. Questo rappresenta per me allo stesso tempo motivo di orgoglio e di profondo rammarico. Aver contribuito a formare menti eccelse e averle dovute perdere perché l’attuale sistema non investe nella ricerca e nell’Università rappresenta per me un motivo di profondo rammarico e di volontà di cambiamento”.
Oggi insegna Farmacologia a Scienze Nutraceutiche e Farmacogenetica a Biotecnologie del Farmaco…
“Entrambi i corsi offrono ai giovani enormi opportunità di inserimento nel mondo lavorativo. Il corso di Farmacologia della Nutrizione affronta argomenti di grande attualità. Come recentemente riportato dalla letteratura scientifica, una corretta nutrizione è alla base del benessere della popolazione mondiale e della prevenzione di importanti patologie, in particolare di alcuni tipi di cancro. Una dieta sbilanciata è tipicamente associata a fattori che compromettono la salute insieme ad altri fattori di rischio come il consumo di alcool e di tabacco o l’esposizione a fattori tossici ambientali. La corretta informazione e la corretta formazione di giovani che costituiranno profili professionali di elevata competenza è una sfida per il futuro che ho avuto l’onore di precorrere. Per quel che riguarda il corso di Farmacogenetica, la personalizzazione delle cure rappresenta di sicuro il futuro della farmacoterapia. Le risposte individuali ai farmaci rappresentano uno dei principali problemi della medicina e la conoscenza dei diversi profili genetici associati al singolo individuo può assicurare il successo terapeutico, particolarmente nella terapia oncologica”.
Ricerca e politica. Cosa la aspetta ora?
“Come ben sa, sono costretta ad abbandonare l’attività didattica, ma il mio impegno nei confronti dei miei collaboratori, ragazzi che mi seguono e che credono in quello che è il nostro progetto di ricerca, rimarrà immutato. Ho promesso, e manterrò la mia promessa, di continuare, con il loro aiuto, a svolgere l’attività di ricerca che ci ha visto protagonisti in questi ultimi anni nel campo della lotta contro il cancro. Spero di riuscire a coniugare entrambi gli impegni, e non mi risparmierò in tal senso”.